Articolo 32 del Regolamento di Polizia Mortuaria (DPR 285/1990) : Interpretazione e Applicazione
L'uso della formalina nelle pratiche funebri: interpretazione e obblighi del Regolamento di Polizia Mortuaria
Nicolas Tiburzi 03/10/2024 0
L’articolo 32 del Regolamento di Polizia Mortuaria, contenuto nel DPR 285/1990, tratta delle procedure da seguire per il trattamento delle salme, in particolare per quanto riguarda l’introduzione di sostanze conservanti, come la formalina, nelle cavità corporee. Questo articolo, insieme all'articolo 48, che ne fa esplicito rimando, costituisce un elemento chiave nella regolamentazione delle pratiche di imbalsamazione e di iniezione conservativa delle salme destinate alla conservazione per lunghi periodi o al trasporto in determinate condizioni.
Il testo dell'articolo 32
Il testo dell’articolo 32 è chiaro nella sua formulazione. Esso specifica che le "cavità corporee" devono essere trattate con l’introduzione di formalina, facendo riferimento esplicito al termine "cavità" al plurale. Questo implica una suddivisione del quantitativo di sostanza tra più cavità del corpo, con l'obiettivo di garantire una distribuzione omogenea del conservante per evitare il rapido deterioramento dei tessuti.
La dicitura "cavità corporee" non lascia spazio a interpretazioni ambigue: il termine plurale impone che la formalina debba essere iniettata in più cavità del corpo, come addome, torace e cranio, e non concentrata in una sola. Questa formulazione è coerente con la logica della conservazione del cadavere, in cui è fondamentale che il trattamento venga eseguito in modo efficace su tutte le aree principali dove possono verificarsi processi decompositivi più rapidi.
Il quantitativo di formalina
L’articolo fa specifico riferimento a un quantitativo di 500 cc di formalina. Questo volume deve essere ripartito tra le diverse cavità corporee, secondo quanto previsto dal regolamento. Tale indicazione è fondamentale, poiché l'introduzione del conservante in una sola cavità non solo risulterebbe insufficiente per il trattamento corretto della salma, ma violerebbe chiaramente il dettato dell’articolo 32. La suddivisione tra le cavità permette infatti di trattare il cadavere in modo uniforme, riducendo i rischi di decomposizione localizzata che potrebbero verificarsi se si introducesse la formalina solo in un'area del corpo.
La violazione del dettato normativo
In base alla lettura dell’articolo 32, appare evidente che una pratica che preveda l’introduzione di formalina in **un'unica cavità** corporea non rispetti le prescrizioni normative. Un'operazione del genere sarebbe in violazione dell’articolo, che richiede esplicitamente la distribuzione del conservante tra le cavità corporee. Questo tipo di violazione può avere conseguenze importanti non solo dal punto di vista giuridico, ma anche sul piano etico e sanitario. L’inefficace trattamento conservativo di una salma, infatti, può comportare problemi igienico-sanitari, soprattutto in contesti in cui il corpo deve essere trasportato o conservato per un periodo prolungato.
Conclusioni
L’articolo 32 del DPR 285/1990 stabilisce chiaramente come debba avvenire il trattamento delle salme con formalina, imponendo che questa venga distribuita tra le varie cavità corporee, e non introdotta in un'unica cavità. Il rispetto di tale norma è essenziale per garantire l’efficacia del trattamento conservativo e per evitare violazioni della legge. Interpretare diversamente il testo di questo articolo significherebbe trascurare le finalità sanitarie e di decoro pubblico che il regolamento intende preservare, mettendo a rischio la corretta gestione delle pratiche funebri e cimiteriali.
In definitiva, il chiaro riferimento alle "cavità corporee" e il rimando all'articolo 48 dimostrano che ogni violazione del processo indicato nell’articolo 32 costituisce una mancanza di conformità al dettato legislativo e richiede interventi correttivi per garantire che la pratica funebre sia in linea con le norme vigenti.
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Cosa dice il Ministero della salute sulla Formalina?
Che cosa è
La formaldeide è un composto organico in fase di vapore, caratterizzato da un odore pungente. Oltre a essere un prodotto della combustione (fumo di tabacco e altre fonti di combustione), è anche emesso da resine urea-formaldeide usate per l'isolamento (cosiddette UFFI) e da resine usate per truciolato e compensato di legno, per tappezzerie, moquette, tendaggi e altri tessili sottoposti a trattamenti antipiega e per altro materiale da arredamento. Nelle abitazioni i livelli sono generalmente compresi tra 0,01 e 0,05 mg/m³. Anche per questo composto i livelli indoor sono generalmente superiori rispetto a quelli outdoor.
Negli ambienti indoor, i livelli sono generalmente compresi tra 10 e 50 μg/m³. Le maggiori concentrazioni si possono osservare in case prefabbricate, dopo interventi edilizi e in locali con recente posa di mobili in truciolato, parquet o moquette.
Effetti sulla salute
La formaldeide causa irritazione oculare, nasale e a carico della gola, starnuti, tosse, affaticamento e eritema cutaneo; soggetti suscettibili o immunologicamente sensibilizzati alla formaldeide possono avere reazioni avverse anche a concentrazioni inferiori. Le concentrazioni di formaldeide rilevate nelle abitazioni possono essere dell'ordine di quelle che provocano irritazione delle vie aeree e delle mucose, particolarmente dopo interventi edilizi o installazioni di nuovi mobili o arredi. La formaldeide è fortemente sospettata di essere uno degli agenti maggiormente implicati nella Sindrome dell’edificio malato (Sick Building Syndrome), tanto da essere utilizzata come unità di riferimento per esprimere la contaminazione di un ambiente indoor da una miscela di sostanze non risolvibili. Nel 2004, la formaldeide è stata indicata dallo IARC tra i composti del gruppo I (cancerogeni certi). Essendo un agente con probabile azione cancerogena, è raccomandabile un livello di concentrazione il più basso possibile. L’OMS ha fissato un valore guida pari a 0,1 mg/m³ (media su 30 minuti).
#### Misure per ridurre l’esposizione
- Eliminare o limitare, dove possibile, l’impiego di materiali contenenti formaldeide (tappezzerie, moquette, mobili in truciolato, ecc.).
- Utilizzare prodotti a basso contenuto di formaldeide; ad esempio, prodotti a base di legno truciolare a minor emissione che contengono resine fenoliche, non a base di urea-formaldeide.
- Aumentare la ventilazione, particolarmente dopo aver introdotto nuove fonti di formaldeide nell'ambiente confinato.
- Utilizzare dispositivi di condizionamento dell’aria o deumidificatori per mantenere moderata la temperatura e ridurre i livelli di umidità, poiché il rilascio di formaldeide è tanto più elevato quanto più alte sono la temperatura e l'umidità.
Normativa
Nella Circolare del Ministero della Sanità n. 57 del 22 giugno 1983, “Usi della formaldeide - Rischi connessi alle possibili modalità d’impiego”, viene riportato un limite massimo di esposizione di 0,1 ppm (124 μg/m³) negli ambienti di vita e di soggiorno in via sperimentale e provvisoria. Questo orientamento è stato confermato nel decreto del 10 ottobre 2008, “Disposizioni atte a regolamentare l’emissione di aldeide formica da pannelli a base di legno e manufatti con essi realizzati in ambienti di vita e soggiorno”. Per quanto riguarda le metodiche da utilizzare per le misurazioni delle concentrazioni, il decreto del 2008 riporta i riferimenti dei metodi UNI, ovvero: UNI EN 717-1:2004, Pannelli a base di legno. Determinazione del rilascio di formaldeide con il metodo di camera; UNI EN 717-2:1996, corretta nel 2004, Pannelli a base di legno. Determinazione del rilascio di formaldeide con il metodo dell’analisi dei gas.
Per ulteriori informazioni e aggiornamenti normativi, è possibile consultare il sito del Ministero della Salute (www.salute.gov.it).
Nicolas Tiburzi 16/09/2021
I miracoli della Tanatoplastica
Aperta la tomba di Carlo Acutis, il corpo è davvero incorrotto o c’è altro dietro?
Dopo tante dicerie sul corpo incorrotto di Carlo Acutis, una nota del Vescovo di Assisi, spiega che non risponde a verità che il corpo del prossimo beato sia stato trovato incorrotto: “All’atto dell’esumazione nel cimitero di Assisi, avvenuta il 23 gennaio 2019 in vista della traslazione al Santuario, – spiega monsignor Sorrentino – esso fu trovato nel normale stato di trasformazione proprio della condizione cadaverica. Non essendo tuttavia molti gli anni della sepoltura, il corpo, pur trasformato, ma con le varie parti ancora nella loro connessione anatomica, è stato trattato con quelle tecniche di conservazione e di integrazione solitamente praticate per esporre con dignità alla venerazione dei fedeli i corpi dei beati e dei santi. Un’operazione che è stata svolta con arte e amore. Particolarmente riuscita la ricostruzione del volto con maschera in silicone. Con specifico trattamento è stato possibile recuperare la reliquia preziosa del cuore che sarà utilizzata nel giorno della beatificazione”.
Il corpo di Padre Pio è incorrotto o no? Rispondono i periti del Vaticano
Di recente molte persone si chiedono se i resti mortali di Padre Pio siano incorroti o la salma è stata ricostruita Un fatto curioso: nessuna autorità della Chiesa ha mai dichiarato che il corpo di Padre Pio sia miracolosamente incorrotto, eppure vari siti cattolici divulgano questa “informazione” e portano milioni di persone a crederci.
La faccia di padre Pio, di colore vivido, con una bella barba e con un’espressione quasi viva, semplicemente, non è la sua. Si tratta, infatti, di una maschera di silicone realizzata dalla Gems Studio, azienda londinese specializzata nella ricostruzione di volti in silicone di personaggi famosi per gli usi più vari: uno dei suoi maggiori clienti è il museo delle cere di Madame Tussaud. Come ben spiega il sito religioso ‘Fides et Forma', quello di padre Pio non affatto un volto vero "coperto da una sottilissima maschera di silicone", bensì una "finta testa di silicone scolpita ex novo".
Per rispetto nei confronti di tutti coloro che accompagnano il nostro lavoro, presentiamo quindi il parere dei periti del Vaticano sul corpo del nostro venerato Padre Pio.
Il primo da ascoltare è Stefano Campanella, giornalista, scrittore e direttore di Teleradio Padre Pio e Padre Pio TV. Gli intervistati sono i membri della commissione di periti designati dal Tribunale Ecclesiastico per la questione.
In che condizioni è stato trovato il corpo dopo l’esumazione?
Ha risposto a questo dubbio Nazzareno Gabrielli, perito del Vicariato di Roma per la conservazione dei santi e biochimico al servizio della Santa Sede.
Gabrielli ha spiegato che quando è stata aperta la bara di Padre Pio si è verificato che:
- la pelle del volto esisteva ancora;
- c’erano ancora orecchie e labbra;
- c’erano barba e baffi;
- non c’erano più gli occhi né il naso;
- la testa, il tronco e il bacino erano in buone condizioni;
- gli arti inferiori erano molto deteriorati.
L’aspetto che ha sorpreso maggiormente tutti i membri della commissione durante l’esame è stata l’assenza assoluta di cattivi odori.
Secondo il vescovo diocesano, Domenico D’Ambrosio, che ha seguito l’esumazione, la parte superiore del cranio era parzialmente scheletrica, il mento era perfetto e il resto del corpo era ben conservato.
Il corpo ha ricevuto qualche trattamento dopo l’esumazione?
Sì, il corpo di Padre Pio ha ricevuto un trattamento chimico per rimanere conservato dopo l’esumazione. Gabrielli ha rivelato che è stata applicata “una soluzione di prodotti conservanti”. La procedura è stata completata con creosoto, acido benzoico ed essenza di trementina.
Il corpo è stato avvolto con fasce imbevute in una soluzione chimica imbalsamatrice, tranne la testa. In seguito è stato collocato su un materasso pieno di gel di silice, per assorbire l’umidità.
È stato infine collocato in un’urna con una tecnologia speciale: l’aria all’interno è stata sostituita da nitrogeno, che evita qualsiasi processo di ossidazione e inibisce lo sviluppo di microflora batterica e funghi aerobi.
È stato verificato qualcosa di soprannaturale nelle condizioni del corpo?
Ha risposto a questa domanda fondamentale Orazio Pennelli, medico legale. Dal 1977 al 2005 è stato direttore sanitario della Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale fondato da Padre Pio.
“Spero di non scandalizzare nessuno nell’affermare che è andata delusa la umana speranza, penso intimamente nutrita da ciascuno di noi, di trovare il suo corpo incorrotto od almeno di scoprire in esso qualche segno soprannaturale. Purtroppo le trasformazioni naturali, che pur hanno rispettato le sue umane sembianze, hanno cancellato ogni traccia dei ‘sacri sigilli’ che il Signore aveva impresso su ‘quel corpo’ che per mezzo secolo ha racchiuso la ‘vera essenza della Croce’ e che è stato il ‘crogiuolo di immensi doni spirituali’”.
In altre parole, intimamente nutre la speranza che ci sia qualche fattore soprannaturale in relazione ai resti mortali di Padre Pio, ma come scienziato non è in possesso di alcun indizio per poterlo affermare.
Proprio così. Padre Pio è stato un uomo di straordinaria santità, con una vita piena di sofferenze e umiliazioni. Ha anche manifestato vari doni straordinari e ha compiuto molti miracoli. Per questo alimentare illusioni sui suoi resti mortali è del tutto superfluo, e non aiuta nessuno ad essere un cristiano migliore.
Non dobbiamo essere come certi tipi di protestanti, ansiosi di credere al primo evento soprannaturale che viene annunciato loro. La fede cattolica è innanzitutto la chiamata ad essere santi nella banalità del quotidiano. Ci sono numerosi e bellissimi eventi soprannaturali che circondano il cattolicesimo – la Sacra Sindone, ad esempio, è una reliquia che la scienza non riesce a spiegare. Bisogna però essere sempre equilibrati e prudenti in relazione ai miracoli che la Chiesa non conferma.