Corsi di tanatoprassi, attenti alle truffe!

Andrea Fantozzi 17/09/2020 0

In questi ultimi anni, stiamo assistendo ad un susseguirsi,  su Internet e sulle testate giornalistiche del settore funebre, di svariati articoli che propongono corsi di tanatoprassi e di tanatoestetica; attenzione però, perché il pericolo è quello di una certa speculazione sull' argomento. Tale rischio è stato avvertito anche da ASSOTAN (Associazione Nazionale Tanatoprassi) e da A.I.T. (Associazione Italiana tanatoprattori), la quale ha segnalato prontamente al Ministero della Sanità l’importanza di vigilare al fine di verificare la legittimità, ai sensi della normativa vigente, dei suddetti corsi.

Non di meno, anche noi di I.N.I.T. (Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi), abbiamo ricevuto moltissime segnalazioni in merito, relative a corsi per formare tanatoprattori, non sicuramente legittimi e non riconosciuti. Tali corsi evidenziano palesi carenze, sia nella loro organizzazione, sia nella loro struttura e programma: essi si rivelano infatti del tutto inefficaci sia sul punto legale che su quello professionale. La nuova figura del tanatoprattore deve, appunto, necessariamente seguire una disciplina formativa nazionale e regolamentata dallo Stato: nessun corso, svolto in pochi giorni e senza il dovuto metodo, disciplina ed osservanza dei dettami vigenti, ha dunque valore, rivelandosi del tutto privo di utilità. Oggi molti enti formativi e non si propongono per svolgere corsi di tanatoprassi della durata di pochi giorni, in strutture non accreditate, con una parte teorica carente e una parte pratica insufficente, tutt' al piu' ad un costo molto elevato, e che promettono un futuro da operatore di tanatoprassi con attestati di dubbia validità. Ricordiamo che la figura professionale del tanatoprattore è tale soltanto se in possesso di regolare diploma riconosciuto dallo Stato Italiano.

Questo fenomeno preoccupa sempre piu' ASSOTAN e I.N.I.T., che al contrario, hanno sempre avuto una particolare attenzione ai corsi di tanatoprassi da loro indetti: il nostro corso di tanatoprassi, ad esempio, svolto con la collaborazione dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e con l’Egida del Ministero della Sanità, ha avuto la durata di 3 anni con un ciclo di formazione pratica su casi reali di 100 operazioni per ogni partecipante al corso, ed ha visto diplomarsi i primi 5 tanatoprattori specializzati italiani. Non solo, la collaborazione con la sanità locale o Regionale, è ritenuta dalle nostre associazioni fondamentale e di grande e prezioso supporto.

Dunque, prima di incorrere, inevitabilmente, in truffe e spendere denaro per l’iscrizione a sedicenti corsi di tanatoprassi o tanatoestetica, è doveroso informarsi attentamente: prima di tutto, è necessario verificare se è stato emesso dall' ufficio competente del Ministero della Sanità e della Regione, un Decreto Dirigenziale, nel quale si autorizza l’ente a svolgere quella determinata attività formativa e nel quale sono specificati i criteri e le procedure amministrative per la sua attuazione.  Infatti, tutto ciò ha una precisa disciplina, in quanto regolato dall’ Accordo tra il Ministero della Sanità, il Ministero della Solidarietà Sociale, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, relativo all' individuazione della figura -  e del relativo profilo professionale - dell’operatore di tanatoprassi, nonchè alla definizione dell’ordinamento didattico dei corsi di formazione.

Risulta necessario sottolineare bene questo concetto poichè molti degli attestati di tanatoprassi e tanatoestetica, presentati alla nostra segreteria per ottenere l’adesione ASSOTAN, sono stati rilasciati da enti di formazione non accreditati e non legittimati, quindi non abilitanti per poter esercitare la professione di tanatoprattore o di tanatoestetica: ASSOTAN invita, dunque, tutti gli aspiranti corsisti a verificare preventivamente la validità dei corsi che intendono intraprendere o che hanno intrapreso.  Non solo, pare che alcune scuole "professionali" abbiano stabilito, con proprie delibere interne, che la formazione del tanatoprattore, e conseguenti tirocinio ed esami, possano essere eseguiti, a condizione che l' interessato abbia pagato la retta, con soli 15 giorni di frequenza. Una domanda sorge dunque spontanea: quali sono i meccanismi di verifica volti ad accettare la qualità e la legalità sulla formazione da parte di queste scuole? L' invito è, ancora una volta, quello di diffidare dagli pseudo corsi ed affidarsi ad enti e strutture di vera e comprovata professionalità e legittimità.

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Redazione TanMagazine 22/09/2021

Infezioni ospedaliere senza tregua nell’intera Unione Europea

Le infezioni ospedaliere in Italia:  si contano 50.000 morti l’anno tutti morti per sepsi

 Non accennano a calare le richieste di risarcimento in seguito a

infezioni contratte durante il ricovero: anche per il 2021 sembra

confermarsi il dato esposto nel 2019 secondo cui ogni 100 infezioni

contratte durante la degenza ospedaliera si avrebbe una richiesta di

risarcimento danni.

Il costo medio per sinistro è di circa 59mila euro;

Più della metà dei casi (56,2%) sono riferibili a prestazioni erogate

nell’area chirurgica, dato che porta a ipotizzare, come principale

causa, una carenza nell’utilizzo delle precauzioni standard

nell’assistenza dei pazienti sottoposti ad interventi e quindi

maggiormente esposti al rischio di contaminazione da agenti esterni.

In particolare, circa il 30% delle infezioni ospedaliere denunciate sono

riferibili a Ortopedia e Traumatologia e il 15% a Chirurgia Generale

LA RESPONSABILITA’ DELL’INFERMIERE NELL’AMBITO DELLE INFEZIONI

Nel caso in cui si verifica un danno (infezione) alla persona, i riferimenti giuridici sono contenuti nel

codice civile e penale del nostro ordinamento e nell’orientamento giurisprudenziale.

Gli elementi che definiscono il tipo di responsabilità professionale sono due:

il carattere colposo;

la necessaria sussistenza del nesso causa-effetto.

Nel primo elemento, la colpa professionale si riconduce sostanzialmente alla negligenza,

imprudenza e imperizia. Esempi pratici sono la condotta superficiale, la mancanza di

conoscenze specifiche e/o abilità tecniche, il mancato rispetto delle buone pratiche.

Nel secondo invece, per l’accertamento della responsabilità professionale, è fondamentale

verificare la sussistenza di un rapporto tra condotta colposa e il danno subito dalla parte lesa.

La condotta colposa può essere attribuita ad un intervento effettuato in modo errato (es.

contaminazione di uno strumento durante la manovra invasiva), oppure per una omissione

(es. mancato controllo delle scadenze di sterilizzazione di uno strumento).

L’infermiere, così come qualsiasi altro professionista, ha l’obbligo dei mezzi e non del risultato.

Non può garantire che le infezioni non possono insorgere, ma deve fare di tutto per erogare un

assistenza ottimale. Deve dimostrare di aver adottato tutte le misure atte a prevenire il danno.

Se il giudice stabilisce la sussistenza tra la condotta colposa dell’infermiere e il danno subito dal

paziente, nella fattispecie l’insorgenza di un' infezione, il professionista può essere chiamato a

rispondere per lesioni colpose (art 590 c.p) e punito con reclusione, o multa, a seconda della

gravità delle lesioni cagionate. Nel caso in cui l’infezione comportasse la morte del paziente, il reato contestato potrebbe essere l’omicidio colposo.

 . 83% degli episodi di polmoniti Ospedaliere sono associate all'utilizzo di ventilazione meccanica

 . Il 97% del infezioni delle vie urinarie sono catetere-correlate

 . l'87% di infezioni ematiche si manifesta su pazienti con catetere venoso centrale

 

MDRO

 

sono definiti come microrganismi resistenti ad una o più classi di antibiotici oggi

disponibili; alla luce di ciò, la gestione di pazienti con positività microbiologica ad un

MDRO, nelle strutture sanitarie, richiede necessariamente l’adozione di specifici

comportamenti assistenziali atti a ridurne quanto più possibile la circolazione , la

trasmissione e i notevoli rischi correlati alla loro presenza in ospedale. Tali rischi si

possono riassumere in:

- aumento della probabilità di fallimento terapeutico;

- aumento del rischio di morbilità e mortalità;

-aumento della durata della degenza ospedaliera.

E’ importante inoltre specificare che tali microrganismi multiresistenti non devono essere

confusi con i microrganismi in grado di causare malattie infettive diffusive, infatti:

-i microrganismi che causano malattie infettive diffusive sono microrganismi che partendo

da un soggetto malato possono contagiare e infettare soggetti sani venuti a contatto con

tale microrganismo (ivi inclusi gli operatori sanitari), per tali malattie è obbligatoria la

notifica di malattia infettiva e l’adozione di specifiche precauzioni atte ad interrompere la

catena di trasmissione. Il personale sanitario è pertanto soggetto a rischio di malattia come

un qualsiasi altro soggetto venuto a contatto con tali microrganismi senza le dovute

precauzioni.

- i microrganismi multiresistenti, non causano malattie infettive contagiose trasmissibili da

soggetto infetto a soggetto sano né da soggetto infetto agli operatori sanitari. Tuttavia, ove

non siano adottate le precauzioni necessarie ad evitare la trasmissione, prima fra tutte il

corretto lavaggio delle mani, gli operatori sanitari sono il principale veicolo di trasmissione

dell’infezione ad altri pazienti suscettibili e possono a loro volta diventare colonizzati e/o

ammalarsi successivamente durante un periodo di immunodeficienza.

 

LA STAMPA

«Vorrei chiarire una cosa: io non ho nessun tumore, ho un’infezione da batterio killer

che per essere debellato necessita di una cura antibiotica molto potente di 6 settimane,

due le ho già fatte, quindi manca poco». «Sono contento, sto bene, non sono malato -

ribadisce ancora - non ho nessuna malattia, devo semplicemente debellare un batterio

che abbiamo tutti, ma che invece di lavorare a favore della vita, comincia a lavorare per

distruggere tutto quello che c’è. Questo batterio si chiama staffilococco aureo, poi

ce ne sono anche degli altri - spiega Vasco - ma capita a volte di avere queste cose,

quando c’è un’abrasione o un abbassamento delle difese immunitarie». «Il batterio

bisogna farlo fuori - conclude il cantante - per questo ci vogliono antibiotici molto potenti

e per molto tempo, ma alla fine, ripeto, sarà lui a morire non io».

 Dott. Lazzarin (infettivologo San Raffaele)

Si tratta di un microrganismo gram positivo comunissimo, disposto sulla superficie

cutanea esposta di qualsiasi uomo. Quindi la sua presenza non è inusuale, e

normalmente non porta a malattie. Il fatto che dia infezioni non rappresenta

un’eccezione, ma è una situazione di convivenza biologica comune con l’organismo

umano. Siccome è molto diffuso può essere la causa di infezioni che finiscono all’interno

dell’organismo (polmoniti, ascessi, gastroenteriti), e questo è più raro. Questo può essere

dovuto ad un taglio delle barriere anatomiche o all’inserimento di farmaci per via

endovenosa. L’infezione è di solito facilmente curabile con gli antibiotici, a meno che non

ci siano situazioni di particolari gravità e in certi casi il batterio può sopravvivere anche

agli antibiotici diventando molto resistente e difficilmente controllabile. Lo stafilococco

può diventare anche mortale, soprattutto se passa ad un soggetto poco

competente dal punto di vista immunologico e quando diventa non

sensibile agli antibiotici l’infezione non guarisce e in questi casi non

c’è molto da fare….

In un’indagine di prevalenza (SIPIO) effettuata nel 1983 su un campione

di letti ospedalieri (36 mila in 142 ospedali), si è rilevato che il 6,8% dei

pazienti ospedalizzati per ogni motivo è risultato affetto da un’infezione

ospedaliera.

Nel 2000 uno studio di prevalenza condotto 

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Barbara Ruscitti 03/01/2025

Dall'Addio alla Formalina alla Sostenibilità: La Rivoluzione di Fluytan ed Ecofluytan nel mondo funerario e sanitario

Negli ultimi anni, il settore funerario e quello della tanatoprassi hanno subito una profonda trasformazione, spinta dalla necessità di adottare pratiche più sicure, sostenibili e rispettose dell’ambiente. Uno dei cambiamenti più significativi è rappresentato dall’eliminazione della formalina, una sostanza chimica tradizionalmente utilizzata nella conservazione dei corpi, e la sua sostituzione con prodotti innovativi come Fluytan ed Ecofluytan.

Il problema della formalina

La formalina, una soluzione acquosa di formaldeide, è stata per decenni un elemento cardine nelle pratiche di conservazione dei corpi grazie alla sua efficacia nel ritardare i processi di decomposizione. Tuttavia, studi scientifici e rapporti sanitari hanno evidenziato i suoi effetti nocivi non solo sulla salute degli operatori, ma anche sull'ambiente e sulle comunità circostanti.

Rischi per la salute

La formaldeide, componente principale della formalina, è stata classificata come cancerogena di gruppo 1 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). L’esposizione prolungata può provocare:

  • Problemi respiratori cronici: Irritazione delle vie respiratorie, tosse persistente e asma professionale.

  • Effetti dermatologici: Irritazione cutanea e dermatiti da contatto.

  • Patologie gravi: Un aumento del rischio di tumori nasofaringei e leucemie, in particolare tra il personale esposto frequentemente a questa sostanza.

Impatto ambientale

Negli ambienti cimiteriali, le esalazioni di formaldeide derivanti dalla decomposizione di corpi trattati con formalina rappresentano un serio problema. Le sostanze rilasciate possono contaminare il suolo e le falde acquifere, ponendo rischi ecologici e sanitari alle comunità circostanti. Allo stesso modo, negli ospedali e nei laboratori di tanatoprassi, la dispersione di vapori di formaldeide nell'aria è associata a un aumento di inquinamento indoor, rendendo necessarie misure di mitigazione onerose e non sempre efficaci.

Fluytan ed Ecofluytan: una soluzione innovativa e sicura

In risposta a queste criticità, l’industria funeraria ha sviluppato alternative ecologiche e sicure come Fluytan ed Ecofluytan. Questi prodotti rappresentano una nuova generazione di conservanti per la tanatoprassi, progettati per rispettare sia la salute degli operatori che l’ambiente.

  • Fluytan: Si distingue per la sua formulazione avanzata, priva di formaldeide, che mantiene un’alta efficacia nel ritardare la decomposizione senza esporre gli operatori a sostanze nocive. Garantisce un risultato professionale e sicuro anche in condizioni operative difficili.

  • Ecofluytan: Progettato con un approccio ecocompatibile, questo prodotto utilizza ingredienti biodegradabili che riducono l’impatto ambientale. Non solo è sicuro per gli operatori, ma contribuisce attivamente a preservare l’ecosistema, evitando la contaminazione di terreni e acque.

Benefici per il settore e la società

L’introduzione di Fluytan ed Ecofluytan nel settore funerario e ospedaliero apporta numerosi vantaggi:

  1. Sicurezza per gli operatori: Eliminare la formalina riduce drasticamente i rischi sanitari per i professionisti della tanatoprassi e del settore ospedaliero, migliorando le condizioni di lavoro e il benessere generale.

  2. Tutela ambientale: L’utilizzo di fluidi ecocompatibili contribuisce a ridurre l’impatto negativo sull'ambiente, garantendo che le pratiche funerarie siano sostenibili e rispettose delle risorse naturali.

  3. Conformità normativa: L’uso di prodotti alternativi permette alle aziende di adeguarsi alle normative ambientali e sanitarie più recenti, riducendo i rischi legali e i costi associati alla gestione di sostanze pericolose.

  4. Immagine responsabile: Le aziende che adottano soluzioni innovative come Fluytan ed Ecofluytan si posizionano come leader di settore, promuovendo un'immagine di responsabilità sociale e ambientale.

Sfide e prospettive future

La transizione verso l’utilizzo di prodotti alternativi non è priva di ostacoli. La formazione del personale, l’adeguamento delle infrastrutture e i costi iniziali di implementazione rappresentano sfide significative. Tuttavia, i benefici a lungo termine in termini di sicurezza, sostenibilità e reputazione superano di gran lunga queste difficoltà.

Le prospettive future per il settore funerario e ospedaliero sono promettenti. L’adozione di tecnologie avanzate e la promozione di soluzioni sostenibili come Fluytan ed Ecofluytan segnano un cambiamento culturale e operativo significativo. Questi prodotti non rappresentano solo un progresso tecnologico, ma un impegno concreto verso un futuro più sicuro e rispettoso per la salute umana e il pianeta.

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Chiara Ricciarelli 03/12/2020

La tanatoprassi ha bisogno di una Legge!!

LA TANATOPRASSI E LA SUA LEGITTIMAZIONE.

Siamo ancora in “terra di nessuno”.

 

A che punto siamo con la legittimazione istituzionale della pratica della

TANATOPRASSI in Italia? Questa disciplina ha ottenuto un

riconoscimento formale da parte del Governo o delle Istituzioni?

Facciamo chiarezza in questo articolo.

La tanatoprassi – è un dato di fatto –, oggi è una disciplina che si muove

ancora in “terra di nessuno”.

Nonostante i tentativi di Assotan e INIT di legittimare la materia, il punto è

che c'è ancora stagnazione di idee e di pratiche, nostro malgrado.

Infatti, nel corso di questi anni, con le nostre associazioni, ci siamo adoperati

per formare professionalmente operatori di tanatoprassi qualificati.

Il corso di tanatoprassi svolto da INIT dal 2010 al 2013, con la

collaborazione dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e con l’Egida

del Ministero della Sanità, si è tenuto con successo – con un ciclo di

formazione pratica su casi reali di 100 operazioni per ogni partecipante al

corso – ed ha visto diplomarsi i primi 5 tanatoprattori specializzati italiani.

Queste figure professionali, oggi riescono, con documentazione alla mano e

con domanda della famiglia del defunto scomparso ad ottenere, seppur a

fatica, l' autorizzazione ad operare come tanatoprattori. E questo accade in

tutta l' Italia, da Bolzano a Palermo.

Gli operatori infatti, mettendosi in contatto con le autorità sanitarie,

ottengono l' autorizzazione ad operare, firmando tutte le carte necessarie.

Ma questo accade perché le autorità sanitarie si informano circa il nostro

Istituto e la sua autorevolezza nel settore. In certi casi, la materia della

tanatoprassi è totalmente sconosciuta e dire che le difficoltà sono poche è

dire, francamente, una menzogna.

Ultimamente, gli operatori della tanatoprassi, sono stati presi maggiormente

in considerazione dal nostro Sistema Sanitario, ottenendo piano piano, l'

autorizzazione ad operare.

E questo è, se vogliamo, un timido segnale in avanti, se pensiamo che in

alcuni casi, le operazioni condotte erano ancor più farraginose.

I trattamenti, di quella che veniva definita imbalsamazione (ma che

imbalsamazione non era), venivano eseguiti, nei fatti, da operatori e tecnici

delle sale obitorio, o da necrofori, che facevano le veci del medico che

invece avrebbe dovuto, secondo il Regolamento della Polizia Mortuaria e i

dettami ospedalieri, eseguire l' operazione. O addirittura, venivano praticate

tecniche, che definire di tanatoprassi e tanatoestetica sarebbe quasi eresia,

con modalità ben lontane dalle regole.

Oggi la realtà è un po’ cambiata. Quella che allora veniva definita come

 

imbalsamazione, ossia la pratica e la tecnica di conservazione che viene

effettuata iniettando liquido conservante nelle arterie, è – per chiamarla con

il proprio esatto nome –, tanatoprassi.

La tanatoprassi si identifica, nello specifico, come conservazione

temporanea.

L' imbalsamazione, invece è ben altro. Si tratta infatti di una pratica

definitiva, il cui intervento esecutivo può andare dai 20 ai 30 giorni. Una

pratica davvero assai costosa, conseguentemente alla quale, ad ogni modo,

ogni anno la salma andrebbe ritoccata e revisionata.

Ma ciò che deve essere in questa sede sottolineato è che si rivela

obbligatoriamente necessaria, all' interno del nostro ordinamento, una legge

al riguardo.

Nel 2017, era stato presentato un Disegno di Legge "Disciplina delle attività

funerarie", il cui iter si era fermato al Senato in corso di esame di

commissione. Anche il successivo DDL FOSCOLO, di cui abbiamo già

parlato, è una disposizione ferma al vaglio delle Camere che, nella sua

stagnazione, non riesce ancora ad essere emanata definitivamente.

Per capire meglio di cosa parliamo, l' articolo 1 del Disegno di Legge n. 1611

"Disciplina delle attività funerarie", definisce i trattamenti di tanatoprassi

come consentiti “qualora il defunto sia destinato a cremazione o a

tumulazione stagna in loculo.” Essi “possono essere eseguiti da operatori

abilitati solo successivamente all'accertamento di morte e al prescritto

periodo di osservazione. Qualora il defunto sia destinato a inumazione o a

tumulazione aerata in loculo, sono consentiti i trattamenti di tanatocosmesi”.

L' articolo 2 del Predetto DDL, invece, esprime i requisiti per espletare la

pratica, recitando testualmente: “Con decreto del Presidente del Consiglio

dei ministri, su proposta del Ministro della salute, previa intesa in sede di

Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province

autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro sei mesi dalla data di

entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i requisiti minimi per la

pratica della tanatoprassi, valevoli su tutto il territorio nazionale, in base ai

seguenti criteri: a) individuazione del profilo professionale dell'operatore di

tanatoprassi; b) indicazione dei luoghi idonei all'effettuazione dei trattamenti

di tanatoprassi; c) definizione delle metodiche e delle sostanze da utilizzare

nei trattamenti di tanatoprassi, anche in riferimento alla loro compatibilità con

le diverse pratiche funebri e con i diversi sistemi di sepoltura e prevedendo

le garanzie atte ad assicurare che le suddette metodiche e sostanze non

pregiudichino la salute dell'operatore.”

In tutti i modi, quindi, la tanatoprassi è, oggi più che mai, una disciplina che

ha estrema necessità di un riconoscimento.

Il tanatoprattore deve essere autorizzato in maniera formale da un' autorità

sanitaria e da istituzioni che ne riconoscano, definitivamente, la legittimità.

 

Si avverte fermo e presente l' assoluto obbligo, per l' operatore di

tanatoprassi, di intervenire con tutte le carte necessarie, ossia: la domanda

della famiglia dello scomparso di effettuare tale tecnica conservativa, la

copia del documento di un familiare in cui si è firmato il consenso ad

operare, il modulo che autorizza il tanatoprattore firmato dall' ASL del

territorio competente, la certificazione della qualifica professionale di

tanatoprattore ed infine, una copertura assicurativa e civile che copra

eventuali danni causati nell' ambiente di lavoro.

Tutta la documentazione deve essere firmata dall' autorità sanitaria che

autorizza l intervento, mentre il tanatoprattore rilascia il certificato di eseguita

cura di tanatoprassi.

Ad oggi, tuttavia, il tanatoprattore gode di un riconoscimento soltanto

“ipotetico” da parte della società e delle istituzioni, mentre c'è un bisogno

urgente di una legittimazione istituzionale da parte dello Stato, nonché di

una supervisione da parte delle autorità competenti.

Tale professionalità la si dovrebbe evincere dalla partecipazione e dall'

iscrizione del tanatoprattore ad un albo professionale, che si occupa di

controllare e monitorare i requisiti e le competenze.

Oggi invece, non esiste né una legge né tantomeno un Albo Professionale, a

livello nazionale. A dire il vero, esiste soltanto il nostro, quello interno all'

INIT, ma, come è logico capire, non è sufficiente: non esiste, ad oggi, una

legge in vigore, che autorizzi il tanatoprattore ad operare e che riconosca, in

modo istituzionale, la disciplina della tanatoprassi.

La tanatoprassi, infatti, è una cosa seria e anche il corso che qualifica l'

operatore al suo esercizio, deve avere assoluto riconoscimento da parte

dello Stato e delle autorità sanitarie.

E' infatti fondamentale scegliere, per l' espletamento di queste tecniche e

pratiche, i tanatoprattori iscritti ad un ordine, in questo caso, all' ONT, Ordine

Nazionale Tanatoprattori, la cui unica realtà esistente per il momento, è

soltanto la nostra, al fine di garantirsi dei professionisti assoluti.

Non sono nuove infatti le notizie degli scandali di pseudo corsi di formazione

di pochi giorni, dove semplici operazioni di trucco sulle salme vengono fatte

passare per tanatoprassi, gettando fango invece su chi opera in maniera

seria e professionale.

E' per questa ragione che ci sentiamo di batterci per questo scopo: i corsi

devono essere assolutamente seri, professionali, ed erogati da autorità

competenti ed autorevoli, come INIT, e, soprattutto si avverte, impellente, la

necessità che la figura del tanatoprattore ottenga un riconoscimento

effettivo, da parte delle Istituzioni e del Governo, per l' esercizio legittimo

della sua professionalità.

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