La nuova formazione per il tanatoprattore
Redazione Tan Magazine 17/09/2020 0
Diventa abbastanza complicato e restrittivo parlare in poche righe di una nuova e così ampia figura professionale quale il Tanatoprattore, cercheremo comunque di restringere al massimo il campo descrittivo di questa nuova professione e di elencare i numerosissimi vantaggi che tale nuovo mestiere può presentare a chi vi dedica il necessario interesse.
Con un po’ di scetticismo si potrebbe pensare che l’affacciarsi di una nuova figura professionale possa portare a promesse di nuove occupazioni ed eventuali riscontri economici/sociali che lasciano il tempo che trovano ed invece il nuovo mestiere del Tanatoprattore apre nuovi orizzonti e nuove soluzioni sia a chi ancora deve affacciarsi al mondo del lavoro, sia a chi opera già da tempo nel campo e deve riqualificare la propria impresa. Ecco che la Tanatoprassi si rivolge allo stesso tempo al disoccupato in cerca di lavoro e all’imprenditore che ha già insita nel suo mestiere l’idea di pratica funeraria e vuole ampliare le proprie conoscenze con un’eventuale utile e completa formazione alla Tanatoprassi stessa.
E’ chiaro che per diffondere un mestiere con pratiche nuove e poco conosciute, è necessaria una preparazione di base adatta a formare Tanatoprattori sempre più motivati e competenti ed è qui che la formazione stessa può essere appoggiata da meritati riconoscimenti sia a livello governativo che delle stesse regioni ed è da qui che si può attingere per l’ottenimento di eventuali agevolazioni che già favoriscono sia i disoccupati che le nuove imprese anche nella nuova realtà europea.
Un’eventuale e necessaria formazione è un mezzo indispensabile per creare nuovi posti di lavoro a professionisti ai quali sia riconosciuto anche un titolo nazionale dai vertici ministeriali competenti.
In quest’ottica è più facile capire come una nuova figura professionale possa offrire i propri vantaggi e radicarsi nel mondo del lavoro come un mestiere sempre al servizio del sociale e aperto ogni giorno a nuove e moderne soluzioni applicative dettate dai tempi.
Alla luce di quanto detto finora diventa ovvio comprendere come il Tantoprattore possa farsi largo nel mondo del lavoro come una figura di chiara necessità nell’ambito sociale ed è altrettanto ovvio constatare quelle che possono essere negli anni le garanzie economico/sociali che questa nuova figura professionale potrà offrire ai suoi intermediari più assidui e competenti.
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Andrea Fantozzi 30/05/2023
Tanatoprattori alla sbarra
E alla fine viene da chiedersi di nuovo: chi è il tanatoprattore? A tutt'oggi, a metà dell'anno di grazia 2023, grazie anche (o nonostante) all'ingresso in campo dell'Associazione professionale ASSOTAN i corsi di formazione sulla tanatoprassi sembra che abbiano una svolta. Oggi con tutti i corsi propedeutici alla tanatoprassi, pare che di "ricettari per la cucina"del perfetto tanatoprattore ne escano sempre di più; detto in altre parole ci sono in giro diversi "manuali" per la formazione e "articoli" di vario genere, che illustrano i più recenti principi gestionali per il "perfetto tanatoprattore": tutti utili e interessanti. Tuttavia, la mia sensazione, peraltro condivisa da molti colleghi, è che ciò che oggi manca al "futuro tanatoprattore" è un luogo di riflessione. Un luogo che vada oltre la "formazione" e illustri il pensiero complessivo, l'aspettativa generale della "professione", il "senso" e il "significato" di quello che il tanatoprattore fa, rispetto a quello che invece gli viene chiesto di fare. Dietro quest'ultima riflessione si nasconde il motivo principale per il quale in genere sono restio a scrivere sulle "attività" e "funzioni del tanatoprattore", sommato alla personale resistenza dell'idea che si possa rinchiudere in pochi repertori teorici, quella che invece è la ricchezza e l'importanza di un ruolo costantemente "in progress".
Quale tipo di tanatoprattore sarebbe mai preferibile per le aziende, per le case funerarie e per l'utenza?Lo specialista-tecnico" o il "tanatoeteta"? Il rischio è di ritrovarsi domani, nel primo caso, a svolgere le stesse funzioni di un "infermiere esperto"; nel secondo, invece, di pensare unicamente all'aspetto estetico trscurando il lato igienico-sanitario, e di scivolare verso una deriva bassifonda della professione. Esistono poi le giuste aspettative da parte dell'utenza, che sono le più importanti, e che non devono essere tralasciate. L'utenza chiede del "tanatoprattore" e non di "qualcun altro". Per tornare alla distinzione, il tanatoprattore "specialista ", tende ad assumere atteggiamenti, per certi aspetti, profondamente diversi, in relazione sia al lavoro da svolgere che alla funzione stessa di coordinamento. Anche gli stili diversi di "formazione" possono complicare lo "scenario" all'interno del quale si esplicita il ruolo del tanatoprattore. Modelli formativi giudicati troppo autocratici, si sono dimostrati, da un punto di vista empirico, poco efficaci, forse per l'impreparazione sia dei dirigenti sia degli allievi al delicato argomento della professione tanatopratica. Al contrario, lo stile partecipativo-democratico, in genere, mal si coniuga con le gerarchie e risulta idoneo laddove i componenti del gruppo funerario hanno una profonda coscienza professionale ed una elevatissima consapevolezza del proprio ruolo. Probabilmente non tutti sono preparati allo stesso modo; allora, anche in questo caso, è necessario pensare ad un tipo di "formazione" e "selezione" per i tanatoprattori adeguata all'approccio sistemico ai problemi e alle situazioni concrete. La differenza è sostanziale, non solamente a livello d'inquadramento ma anche come ricaduta nell'espletamento della funzione stessa, nella stabilità del ruolo e sull'organizzazione dell'assistenza all'allievo. L'applicazione "pratica" e non solo l'intuizione "teorica" di certe recenti innovative "previsioni formative" e "declaratorie contrattuali", non ha trovato un reale sviluppo nella quotidianità dello svolgimento delle "funzioni di una figura professionale che necessiata di una Categoria giuridicamente riconosciuta": lo stesso d.d.l. per il "settore funerario e il profilo del tanatoprattore" è da anni fermo in Parlamento. Per chiunque svolga la funzione di tanatoprattore, adesso o in futuro, entrare di diritto nella dirigenza intermedia con un proprio specifico "profilo", è tutt'altra cosa dall'essere considerato soggetto ad un incarico "a termine", provvisorio e discrezionale, "primo tra i pari", senza autonomia e in balia. Sta proprio qui la differenza - e scusate il bisticcio - che fa la differenza. Su quest'argomento mi pare però di poter affermare che non vi sia ancora sufficiente condivisione d'intenti neppure all'interno della professione, ancor prima che in ambito governativo e lavorativo generale. Dunque, mi piacerebbe provare a riflettere sul fatto che oggi le "funzioni" del "tanatoprattore" sono confinate in un "paradigma" in cui, di volta in volta, qualcuno svela un pezzo. E il mio vuol essere un invito a sederci tutti intorno ad un tavolo virtuale per richiederci quale effettiva figura di "tanatoprattore" desideriamo al nostro fianco nelle case funerarie e negli ambienti sanitari. A me sembra che occorra fare un grande lavoro di sintesi e di selezione, facendo incontrare anche le menti di diversi attori: Aziende, Università, Collegi, Associazioni, Sindacati, Regioni, Ministero. Inoltre la selezione degli operatori della tanatoprassi è molto importante I.N.I.T. ha deliberato la scorsa settimana nel Consiglio Nazionale che per accedere alla formazione tanatopratica bisognerà iscriversi ad ASSOTAN l'Associazione della categoria che supervisionerà e porterà l'allievo sia alla selezione che alla formazione abilitativa. Perché il tanatoprattore quando serve, si sa, è utile, magari pure indispensabile ma deve essere preparato professionalmente al meglio e bene. Siamo coscienti che oggi ci si ricorda di lui solo quando serve quel contributo"urgente" ed "importante": Contributo che fino a quel momento, purtroppo, non era riconosciuto come "risolutivo" e "indispensabile" ai bisogni dell'organizzazione, delle aziende funebri e dell'utenza.
Nicolas Tiburzi 17/09/2020
L'I.N.I.T. e l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata istituiscono veri e propri corsi
Andrea Fantozzi è il professionista che, pur avendo incontrato numerosi ostacoli, ha voluto portare la tanatoprassi in Italia. E che dieci anni fa ha incontrato il Professor Giovanni Arcudi, dell’Istituto di medicina legale dell’Università Degli Studi di Roma Tor Vergata, il quale ha riconosciuto la validità di questa procedura, sia per quel che concerne l’ambito igienico-sanitario, sia per quello della medicina legale. Grazie alla collaborazione con l’Init (Istituto nazionale italiano di tanatoprassi), fondato dallo stesso Andrea Fantozzi, sono stati istituiti veri e propri corsi, organizzati nella sede dell’università romana.
Ma che cosa è la tanatoprassi? È la disciplina, non ancora normata legalmente, che racchiude tutte le cure igienico-conservative da mettere in campo non appena sopraggiunge la morte. Spiega Fantozzi: «Il corpo umano inizia la fase della decomposizione e tutto ciò è dovuto alla presenza di liquidi che possono fuoriuscire dal corpo, oppure coaguli che formano macchie ipostatiche sul volto, che rendono ancora più dolorosa la veglia funebre a tutti coloro che vi partecipano. Con la tanatoprassi si cerca di ovviare a questo problema, grazie a una procedura igienica di conservazione temporanea del corpo, che interrompe momentaneamente (per 10-15 giorni) la decomposizione e tutti i segni della morte».
La tanatoprassi non va confusa con la tecnica dell’imbalsamazione in quanto quest’ultima consente la conservazione dei corpi per un lasso di tempo indefinito, mentre la cura igienica consente di ritardare il processo di decomposizione solo per un breve periodo.
Julie Carpentieri 17/05/2022
COME SI DIVENTA TANATOPRATTORE PROFESSIONALE: FORMAZIONE ED ESPERIENZA
In Italia non esistono corsi di laurea o corsi professionali dedicati, motivo per cui L'l.N.I.T. in collaborazione con l'università degli Studi di Roma Tor Vergata ha dato il via ad un progetto pilota per formare i primi Tanatoprattori italiani.
Come sappiamo il tanatoprattore deve essere dotato di un bagaglio di conoscenze e competenze piuttosto ampio: tecniche di conservazione topiche e intravasali; principi basilari di psicologia, conoscenza di norme in materia di disciplina funeraria, principi di anatomia.
La formazione dei Tanatoprattori, in linea con l'unico corso pilota già effettuato, e in linea con l'analoga formazione a livello Europeo dovrà seguire il seguente percorso teorico pratico, una volta che tale attività sia stata legalmente riconosciuta.
La formazione teorica avrà una durata minima di 150 ore così distribuite:
1° Storia e teoria della cura e della conservazione. Durata minima: 60 ore.
2° Anatomia. Durata minima: 21 ore.
3° Medicina legale. Durata minima: 21 ore.
4° Microbiologia, igiene, tossicologia. Durata minima: 12 ore.
5° Istologia, anatomia patologica. Durata minima: 10 ore.
6° Regolamento Polizia Mortuaria Durata minima: 10 ore.
7° Elementi di gestione. Durata minima: 10 ore.
8° Scienze umane della morte. Durata minima: 6 ore.
Totale: 150 ore.
La formazione pratica in materia di conservazione, della durata minima di 200 ore equivalente a 100 operazioni di conservazione su casi reali, è impartita da tanatoprattori autorizzati.
Tale formazione deve essere integrata da un insegnamento pratico in arte ricostruttiva della durata minima di 20 ore.
La formazione teorica e pratica in materia di conservazione deve essere stata completata dai candidati al diploma nazionale di tanatoprattore per un periodo di 12 mesi consecutivi.
L'esame per l'accesso al diploma nazionale di tanatoprattore deve prevedere prove teoriche e prove pratiche.
Per accedere al corso sarà necessario superare un test di ingresso finalizzato ad una prima selezione dei candidati più motivati e più predisposti all’oggetto formativo.
La Commissione d’esame sarà composta da un rappresentante del Ministero della Salute, un Anatomo patologo, un docente Universitario di medicina Legale, e 2 tanatoprattori.
Il presidente della Commissione verrà individuato tra i membri della commissione stessa.
L'aspetto formativo riteniamo sia fondamentale e imprescindibile affinché venga raggiunto
l'obbiettivo primario: “immettere sul mercato professionisti seri e preparati”. Di contro, oggi è
usuale che impresari funebri e persone estranee al settore, partecipino a corsi di 5/7 giorni senza alcun esercizio pratico su casi reali né con adeguate nozioni, con il risultato che questa pratica porta nocumento e pregiudizio ad un settore che richiede alta professionalità.
E' del tutto evidente che le disastrose conseguenze di un cattivo servizio giustificano largamente una iniziativa di regolamentazione sull’accesso alla professione.
A dimostrazione invece del grande interesse per una rigida formazione professionale è significativo che ad oggi abbiamo più di 400 iscritti al corso di tanatoprassi in progetto (speriamo a breve riconosciuto) provenienti dai più diversi settori compreso quello sanitario.
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L'l.N.I.T. è pronto a ripartire al più presto, confidando in una regolamentazione che qualifichi la formazione rilasciando cosi diplomi finalmente riconosciuti dallo stato.