La Tanatoprassi nell’idea di Andrea Fantozzi: un excursus fra evoluzioni e conquiste.
Chiara Ricciarelli 17/09/2020 0
Se negli Stati Uniti ed in alcuni Paesi Europei, la tanatoprassi, arte e tecnica di cura rivolta al trattamento estetico delle salme, è consolidata, in Italia è ancora in via di definizione. L’ attuale conoscenza che il nostro Paese dispone in materia è, per grande parte, dovuta all’ opera di Andrea Fantozzi, precursore e innovatore del settore funerario, nonché Presidente e fondatore dell' A.I.T., Associazione Italiana Tanatoprassi, nel 1990, e dell’ I.N.I.T., Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi, nell’ anno successivo.
Da quel momento, Fantozzi ha contribuito in modo decisivo ad una capillare diffusione ed informazione in materia, anche tramite l’ organizzazione di Giornate di Studio, svolte sotto importanti patrocini, nelle maggiori Città italiane, di concerto con diversi attori istituzionali, quali il Ministero della Sanità, l’ Università, le A.S.L., gli Assessorati alla Sanità, le Province, le Aziende Funebri private e municipalizzate, le Federazioni Funerarie.
Nel 1994 la Regione Abruzzo inseri nel proprio Piano Sanitario La possibilità di svolgere cure di tanatoprassi.; da lì, sono tante le A.S.L. che concedono, via via, il nulla osta per autorizzare la cura di tanatoprassi. Nel 2001, ad Avezzano, l’ I.N.I.T. si attrezza con un’ ampia struttura dedicata alla Scuola di Tanatoprassi, nonché alla ricerca e allo studio dei prodotti usati nel campo, apportando davvero un notevole valore aggiunto in materia di innovazione. Lo scopo dell’ Associazione, profuso fin dai suoi albori, è quello di stimolare le diverse realtà territoriali alla promozione della disciplina, nonché dare impulso a corsi intensivi e seminari specialistici. Tramite l’ organizzazione, durante gli anni, di vari corsi di formazione a livello nazionale, l’intento dell’ Istituto è quello di garantire e mettere a disposizione, in maniera rigorosa, professionisti competenti, esperti e specializzati.
La tanatoprassi si fa piano piano strada nel panorama italiano, anche in campo linguistico: è datato infatti 1998 l’importante ottenimento, da parte di Fantozzi, dell’introduzione del vocabolo “tanatoprassi” all’ interno della Dodicesima Edizione del Dizionario della Lingua italiana Lo Zingarelli, in quanto ormai parte ufficiale del patrimonio del nostro paese. L'iniziativa è di importante valore poiché assoluto riconoscimento per l’ impegno profuso dall’ Associazione, nel tentativo di superare gerarchie funzionali, tramite l’ introduzione di una professione “non convenzionale”, ma di estremo interesse e innovazione.
È poi, ufficialmente, a partire dal 2003, che I.N.I.T. comincia la ricerca di un rapporto di fiducia e di collaborazione ancora più importante con le istituzioni, attraverso la presentazione al Ministero della Sanità di una proposta di ordinamento organico in materia, che chiede l’ introduzione, nel panorama italiano, delle Case Funerarie o Case di Commiato e l’ inserimento della disciplina nei regolamenti di Polizia Mortuaria. È proprio sull’ input di Fantozzi che il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Salute Sirchia, decide, l’ anno stesso, di presentare in Parlamento un disegno di legge per introdurre tali argomenti all’ interno della materia funeraria.
Per ciò che riguarda le Case funerarie, è necessario sottolineare che la loro presenza è imprescindibilmente legata alla figura del tanatoprattore. Luoghi confortevoli, personali, specializzati: al loro interno sono ospitati i defunti prima di pervenire in cimitero, permettendo ai cari dello scomparso di raccogliersi in maniera più intima intorno alla salma ed effettuare, contestualmente, la cura di tanatoprassi, tecnica ed arte che può servire anche, in modo terapeutico, a lenire il dolore della perdita. Lo scopo ultimo è quello di “umanizzare”, per quanto possibile, la morte. Il disegno di legge chiede la previsione all’ interno nel Regolamento di Polizia Mortuaria, anche della disciplina della tanatoprassi, tramite la strutturazione di precise disposizioni in merito, come quelle che già sono presenti per la pratica dell’ imbalsamazione.
Anche se ad oggi, i vari disegni di legge sembrano essere nell’ oblio, i tentativi e i passi avanti dell’ Associazione vanno verso l’ asserimento e la richiesta di una tutela e una disciplina rigorosa a livello legislativo. Un impegno importante, tanto da svolgere una preziosa attività anche all’ interno del panorama internazionale, con un valido supporto alla stesura dei programmi di formazione, in quei Paesi europei che già hanno adottato la disciplina.
Il prestigio di Andrea Fantozzi e delle sue Associazioni, d'altronde, è indiscusso, come brillantemente testimonia l’ incarico, conferitogli nel 2005, di effettuare il trattamento di tanatoprassi sulla salma di Papa Giovanni Paolo II; tuttavia, sono davvero tanti i personaggi famosi che nel corso degli anni, si sono affidati a I.N.I.T. dopo la morte, quali Benetton, Pavarotti, Pininfarina, Chiara Lubich, Cremonini, Enzo Iannacci, e molti altri.
Attualmente, la popolarità del settore è in crescita e le prerogative che, con assiduo impegno, Fantozzi sta portando avanti, stanno prendendo forma nella realtà: gli interessati ai corsi e gli iscritti all’A.I.T. sono sempre di più. La formazione è un canale altamente rilevante, con la previsione, da parte dell’I.N.I.T, di percorsi fortemente specializzati, riconosciuti ed accreditati dallo Stato Italiano. Da ricordare, a tal proposito, la collaborazione, ormai da 10 anni, con l’ Università degli studi di Roma Tor Vergata, per la quale, dopo il riconoscimento da parte del Professor Giovanni Arcudi, della validità dei percorsi formativi in ambito igienico sanitario e in ambito di medicina legale, sono stati istituiti corsi organizzati all’interno della sede dell’ Università.
Ma non solo. Le Case funerarie in Italia si stanno affermando rapidamente, un fenomeno in boom negli anni recenti, particolarmente nelle Regioni del Nord. I servizi di tipo tanatopratico, infine, sono diventati “uno strumento di lavoro” estremamente innovativo, nel suo genere.
L’ obiettivo delle Associazioni è quello di offrire dunque un servizio quanto più esaustivo, nonché importanti strumenti di approfondimento e di studio. Le conquiste, del resto, non mancano di certo, una fra tutte il brevetto del Fluytan, un prodotto innovativo all’ interno del processo pratico della tanatoprassi. Si tratta di un fluido capace di intervenire brillantemente come conservante, sostituendo, dopo ben 150 anni, la Formalina: esso nasce per conservare l’architettura e la composizione dei tessuti, con un’ efficacia molto più durevole e senza gli spiacevoli inconvenienti della precedente sostanza, quali ad esempio l’ elevata tossicità e gli effetti nocivi, mutagenici ed irritanti. Un fissativo davvero all’ avanguardia, distribuito da ItalTan Srl, e capace di poter essere utilizzato universalmente, in tutta tranquillità, nel campo funerario, ma anche in quello dell'istologia e dell'istopatologia.
Ma Andrea Fantozzi e le sue Associazioni non si fermano sicuramente qui, nel tentativo costante e continuo di restituire un assetto organico, funzionale, e ben organizzato alla materia, dargli visibilità e lustro, fra ricerca e innovazione, con un’attenzione particolare e precisa ai bisogni più “ umanizzati” dell’ evento morte.
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Andrea Pastore 13/06/2021
La Tanatoprassi nei trasporti delle salme in Italia e all’estero
Il problema del trasporto sicuro delle salme sia che avvenga all'interno della stessa Regione o tra luoghi diversi, per esempio da una regione ad un’altra, o da uno Stato ad un altro è oggetto di particolare attenzione perché se non eseguito correttamente può comportare notevoli disagi e rischi per gli operatori e per tutti gli addetti al trasporto.
Per i trasporti internazionali delle salme diversi Consolati e sempre piu compagnie aeree pretendono che tutti i trasporti di cadaveri devono garantire la massima garanzia sotto il profilo igienico sanitario e richiedono che venga eseguita una cura di conservazione sull’intero corpo del defunto, il tutto dovrà essere accompagnato dai relativi documenti che vanno riposti in una busta impermeabile di plastica che va collocata all'interno del sacco che avvolge la cassa.
Oggi l’unico trattamento conservativo, specificamente contemplato dall’attuale Regolamento di polizia mortuaria è l’iniezione nell’addome del cadavere di 500 c.c. di formalina, ma in prospettiva dell’attesa riforma che introdurrà, anche in Italia, nuovi interventi di conservazione come la tanatoprassi che già oggi viene praticata ottenendo regolari autorizzazioni dalle Autorità Sanitarie Territoriali dai tanatoprattori dell’I.N.I.T. Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi in tutto il territorio nazionale si stanno garantendo trasporti nazionale ed internazionali nel totale rispetto delle norme igienico sanitarie.
Riguardo la formalina un vasto fronte, composto da esperti ed addetti ai lavori, si mostra apertamente contro l’uso della formaldeide per i trattamenti conservativi disposti dai regolamenti sanitari, soprattutto riguardo la salvaguardia degli operatori che si occupano della conservazione ma anche gli addetti al trasporto delle salme.
Guardiamo la normativa in questione, prima affrontare l’argomento in questione.
L’art. 32 del vigente regolamento di polizia mortuaria prescrive alcuni comportamenti igienici, da osservarsi nel trasporto dei cadaveri.
Nei mesi primaverili o estivi, infatti, sino ai primi giorni dell’autunno, quando il rischio di giornate calde è ancora presente, per le salme destinate al trasporto da comune ad altro comune, oppure in partenza verso l’estero o, ancora, provenienti da un paese straniero, le norme nazionali di polizia mortuaria impongono di praticare sul cadavere l’iniezione antiputrefattiva , che altro non è che l’introduzione nelle cavità addominali di 500 c.c. di formalina, dopo che sia trascorso il periodo d’osservazione e non vi sia più dubbio alcuno sull’accertamento di morte effettiva (Art. 8 DPR n. 285/1990).
Tale trattamento antiputrefattivo sarà eseguito anche in caso la destinazione finale del feretro sia raggiunta dopo 24 ore di tempo, oppure quando siano già trascorse 48 ore dal decesso, prima del trasferimento dello stesso nel cimitero.
E’utile far notare che l’iniezione antiputrefattiva iniettata solo nell’addome agisce solo in quella parte e tutto il resto del corpo prosegue la sua fisiologica decomposizione. Da notare che nel regolamento: l’articolo 30, dedicato interamente alle modalità in cui il trasporto funebre debba esser svolto precisa, come la doppia cassa (cofano di legno con vasca zincata, chiusa con saldatura a tenuta stagna per il trasporto da comune a comune sia da ritenersi obbligatoria solo per i tragitti che superino i 100 Kilometri.
Nell’ipotesi di un trasporto funebre che si svolga, in un giorno di caldo estivo, verso una meta, distante meno di 100 kilometri, il rivestimento zincato della cassa non sarebbe dunque necessario ed i gas della decomposizione, accellerata dalle alte temperature, verrebbero contrastati solo dall’azione di una cura di conservazione dell’intero corpo ossia una cura di tanatoprassi..
Chiediamoci quale potrebbe esser la conseguenza se le cure di conservazione delle salme non venissero praticate.
Una regola assai conosciuta in ambito medico-legale istituisce una precisa relazione tra ambiente esterno e processi degenerativi della materia organica.
Secondo quest’equazione l’esposizione di un cadavere agli agenti atmosferici, in una sola ora d’estate, corrisponde all’abbandono dello stesso all’aggressione ossidativa dell’aria e dei suoi batteri nell’arco di un’intera settimana in inverno.
Non è quindi sbagliato immaginare che, nel tempo necessario a percorrere i 100 Km scarsi fissati dalla legge, potrebbe già essere iniziata la fase della decomposizione cadaverica enfisematosa, con la conseguente produzione di una notevole quantità di gas e liquidi.
Quando venisse a mancare la cura di tanatoprassi nei trasporti oltre i 100 km i processi putrefattivi potrebbero soprattutto d’estate compromettere la ermeticità, che la lamiera zincata, per definizione impermeabile a liquidi e gas, potrebbe garantire, i nauseabondi composti liquidi e gas, sprigionati dal cadavere, sarebbero completamente liberi di fuoriuscire dalla cassa e diffondersi nell’ambiente circostante con grave pregiudizio per l’incolumità stessa degli addetti ai lavori e per i dolenti.
Sulla base di queste informazioni, da più parti nel mondo sanitario, si auspica il divieto di praticare l’iniezione antiputrefattiva classica, proprio perché le cure di tanatoprassi, sarebbero in grado di risolvere il problema e arrestare per diverso tempo i processi putrefattivi della salma, assicurando condizioni di massima igiene durante il trasporto della salma , la veglia funebre e la celebrazione delle esequie.
Riguardo all’uso del prodotto da utilizzare la formalina è ormai bandita da molti paesi nel mondo per la sua tossicità e pericolosità sia per gli operatori che per le famiglie e l’ambiente. In tutti i trattamenti rivolti alla conservazione della salma oggi gli operatori del settore cercano nuovi prodotti per sostituire la formalina e lavorare senza rischi per la salute.
Oggi in Italia grazie al brevetto Europeo Fluytan (www.fluytan.it) un affidabile fluido di conservazione, gli operatori del settore riescono a garantire conservazioni delle salme per i trasporti internazionali anche per oltre 60 giorni. Sono numerose le testimonianze di interventi eseguiti con il Fluytan con risultati a dir poco fenomenali. Eppure nei paesi anglosassoni ed anche in Francia, dove risiedono le più prestigiose scuole di tanatoprassi, gli addetti ai lavori di questa disciplina continuano a consigliare l’uso di una soluzione, anche se molto annacquata, di formalina da iniettare nei vasi sanguigni dei cadaveri .
In occasione di trasporto salma internazionale la cura di tanatoprassi potrebbe esser ingiunta, in quanto diversi stati (il Canada, Australia, Inghilterra, e altri) per accogliere il rimpatrio di un cadavere pretendono che lo stesso sia stato sottoposto ad attenti trattamenti conservativi.
Proviamo ad immaginare un’ipotesi molto realistica..
Nel mese di luglio, con temperature oltre i 30 gradi centigradi, un’impresa è incaricata di un trasporto funebre di notevole distanza, anche se rimane, in ogni caso, entro i confini nazionali.
Se sulla salma non viene eseguita una corretta cura di tanatoprassi o, per motivi ideologici, o semplicemente economici, la famiglia non la richiede, gli addetti al trasporto dovranno rassegnarsi alla poco piacevole idea di viaggiare magari per un’intera giornata, in compagnia di un feretro, già, dopo poche ore dal suo confezionamento, fradicio di liquami e rigonfio di maleodoranti vapori cadaverici se il viaggio e su terra. Al contrario se il viaggio e via aereo sorgono molti dubbi sul fatto che quella salma sia accettata a bordo.
Si deve poi valutare il rischio, sempre presente, nonostante l’azione della valvola depuratrice, di un’improvvisa rottura della lamiera zincata con relativa perdita di liquidi organici fuori della vasca metallica cosa che accade molto frequentemente nel periodo estivo.
Inoltre se lo zinco è a diretto contato con la salma e non sono stati applicati materassini assorbenti o polveri super-assorbenti occorrono anche reggette oppure, in alternativa, altro sistema idoneo a neutralizzare i gas e i liquidi causati dalla decomposizione.
Con la pratica della tanatoprassi i trasporti nazionali e internazionali delle salme sono garantiti sotto ogni profilo igienico sanitario eliminando tutti i processi di decomposizione per più settimane.
Chiara Ricciarelli 26/03/2021
Niente Case Funerarie nei pressi di un Ospedale!! le autorità “Devono controllare”
Che luoghi scegliere per costruire una Casa Funeraria? La società moderna ha sicuramente bisogno delle Case Funerarie, che hanno, in qualche modo e se vogliamo, il compito di umanizzare il doloroso evento morte: nonostante questo sembra ancora, al giorno d' oggi, essere per certi versi, un tabù, una questione "calda" o in ogni caso, forse, un argomento indigesto.
Vero è, tuttavia, che la morte è un doloroso momento che dobbiamo affrontare tutti, prima o poi, ma ciò che in questa sede ci proponiamo di fare è sicuramente porre l' accento sui giusti modi e sulle corrette modalità di gestirlo. Entriamo meglio nel dettaglio dell’ argomento.
L' obiettivo finale di questa nostra società dovrebbe certamente essere quello di cercare di umanizzare il più possibile un problema che continua a spaventarci. Ma se analizziamo quello che accade oggi, si può dire davvero che nei fatti sia così?
Se guardiamo infatti vicino agli ospedali o alle case di riposo, non certamente di rado troviamo a fare la loro quasi “baldanzosa” presenza i servizi di onoranze funebri o le agenzie funerarie.
Quelli, in realtà, sarebbero luoghi dove riposano i malati, che avrebbero bisogno, al contrario, di essere un po' consolati per la loro condizione (vedesi ad esempio tutte quelle belle iniziative fatte per colorare un po’ le giornate di chi vive - in una struttura sanitaria - una condizione certamente non piacevole; come i clown, portatori di un po’ di colore, di un sorriso, ma anche di una qualche speranza).
Al contrario, le agenzie funebri e le onoranze funerarie, lì, vicino, sembrano quasi voler ricordare al malato - che malauguratamente si affaccia alla finestra, e le guarda -, che inevitabilmente, giungerà anche il suo momento dell' estremo commiato.
Certamente, ci sono da prendere in considerazione le esigenze di imprenditorialità di tali aziende, ma siamo proprio sicuri che tale atteggiamento e prassi vada verso quell' auspicabile tendenza all' umanizzazione della morte e all' inclusione di questo momento all' interno del naturale ciclo di vita degli individui?
Della scorretta interpretazione dell' evento morte e della sua cattiva gestione, tra l' altro, ne sono un esempio anche i luoghi tradizionali del trapasso.
Nel nostro paese, di solito, fino ad ora - e parliamo ante normative e disposizioni di contrasto al Covid19, che come abbiamo già ricordato nei nostri articoli, hanno sicuramente determinato uno squarcio nel panorama italiano, nonché, non da ultimo per importanza, nel settore funebre -, l 'ultimo saluto al caro defunto scomparso veniva offerto spesso all' interno di strutture familiari e dentro le mura domestiche, nel cui contesto, tuttavia, i familiari e i parenti di solito continuavano a vivere.
In quella casa, dunque, la vita continuava, e i ricordi spiacevoli dell'evento, legati anche alla veglia del defunto in luoghi così cari e conosciuti, permanevano.
Di solito poi questi cerimoniali erano davvero inadeguati a rappresentare pienamente la volontà e il desiderio delle persone di ricongiungimento, di intimità, di tempo e spazio a disposizione per pregare, ricordare e metabolizzare lo spiacevole e doloroso lutto, soprattutto quando spesso, all' interno delle stesse mura domestiche, i familiari del caro scomparso dovevano assistere ad un via-vai di parenti e amici che venivano a porgere le loro sentite condoglianze e il saluto finale al defunto.
Peggio ancora, invece, quello che accadeva e tutt' ora accade, purtroppo, negli ospedali, al cui interno, nelle strutture fredde e “impersonali” degli obitori, realizzati spesso in scantinati al di là del dignitoso, il defunto viene fatto “riposare” in attesa del trasporto.
Gli obitori infatti sono sicuramente i luoghi più inadatti a garantire la necessaria esigenza di intimità e riservatezza da parte dei familiari: c’è, invece, bisogno di tempi e di luoghi che possano permettere ai cari dello scomparso la piena manifestazione e espressione della propria sensibilità, delle emozioni e dei sentimenti.
Se è vero quindi che la morte è un evento che va accettato e umanizzato, altrettanto vero non è che non si possa fare niente per “sollevarlo” dalla sua aurea tradizionalmente cupa e grigia.
Certamente, nessuno può fare “miracoli”, ma, quanto meno, possono essere messe in atto, secondo noi, almeno due “strategie”.
Ossia, prima di tutto, evitare la veglia sia in casa, in primis, che tanto meno nei freddi e bui obitori delle strutture ospedaliere, dove spesso e volentieri si assiste ad un profondo degrado e ad una gravissima disattenzione verso l' evento morte, con – nemmeno così poco frequenti – episodi di malasanità (le cronache ne sono tristemente piene).
E c’è da dire che è proprio a rimedio a questo, non a caso, che si è assistito al dilagare, anche in Italia, del fenomeno delle Case Funerarie: luoghi idonei, adatti e sereni, nei quali pregare, raccogliersi, prendere tempo e nei quali, cosa non di poco conto, l’ applicazione delle tecniche di Tanatoprassi ha la grande capacità di ridare dignità al caro defunto.
Ma secondariamente, è fondamentale, come abbiamo anticipato, evitare di collocare una Casa Funeraria e tanto meno un’ agenzia di onoranze funebri, vicino agli ospedali, alle case di riposo,alle cliniche, dove si respira ancora “vita”.
In altre parole e in conclusione, il ragionamento è, quindi, che al di là del lato imprenditoriale, una Casa Funeraria è sicuramente un segnale importante di cambiamento nel panorama culturale italiano, e si spera, precursore anche di rinnovata umanizzazione dell’ evento morte
Pertanto, a nostro avviso, forse, la sua costruzione, starebbe certamente meglio vicino ai luoghi, come i cimiteri, dove il percorso del ciclo della vita si dovrà, inevitabilmente, chiudere. Come a dire, un ultimo caro e sentito saluto, in un luogo di pace, prima dell’addio per sempre (per lo meno in questa vita terrena).