Perché molte persone sono riluttanti ad avvicinarsi al corpo di un loro caro defunto? Perché sono insensibili?

Michel Cioffi 17/09/2020 0

Non appartengo al settore funerario. Mi occupo d'immagine. Immagine di vivi e non di defunti. Fino a non molto tempo fa, ignoravo tutto della tanatoprassi e guardavo con una certa diffidenza tutto ciò che era legato all'attività funebre, attività che consideravo come un male necessario. Necessario, ma sempre un male. Penso tutt'ora che il mio atteggiamento fosse comune a molta gente. Come molte persone, non ero per nulla attratto dal vedere i cadaveri anche se la mia professione mi aveva portato su vari scenari di guerra e calamità naturali dove dolore e morte facevano regolarmente parte dello scenario. Ma in quel caso era diverso: il contatto con la morte apparteneva alla sfera della professione. Era routine.

Dopo essermi avvicinato alla tanatoprassi, sempre per professione, mi sono posto una domanda: perché molte persone sono riluttanti ad avvicinarsi al corpo di un loro caro defunto? Perché sono insensibili? Non penso. La ragione è che l'immagine che vogliono conservare, che vogliono ricordare del loro caro non è quella del morto. La fissità del viso di un cadavere ha una grande forza espressiva e spesso, vi si legge in maniera inesorabile sofferenza e dolore. Si vogliono ricordare immagini di momenti felici. Eppure quell'immagine, quell'espressione sul letto di morte o nella bara, vista anche per un attimo, t'insegue e ti perseguita.

Ed è lì che tanatoprassi e tanatoestetica possono svolgere un importante ruolo sociale e di civiltà: curandone l'aspetto si ridà ad una persona, perché sempre di persona si tratta, la dignità che non di rado aveva perso nell'ultimo periodo della sua vita.

Il mondo di oggi è un mondo dove la cura dell'immagine è quasi portata ad esasperazione. Prodotti per l'estetica, la cura del corpo e del viso non conoscono crisi. La cura dell'immagine diventa una priorità impostata dai rapporti professionali e sociali e non si capisce perché questa cura non dovrebbe riguardare proprio l'ultima immagine che uno lascia di se. Chi rimane dovrebbe percepirlo come un segno di rispetto, un obbligo morale.

Tanatoestetica e tanatoprassi dovrebbero diventare una prassi e non l'eccezionalità. Prassi lo sono già in America e lo stanno diventando nel Regno Unito in Francia e in altri paesi europei. Sono personalmente convinto che se la gente fosse correttamente informata non avrebbe difficoltà ad aderire a patto che non venga spaventata da una terminologia sconosciuta e persino intrigante. Si dovrebbe semplicemente parlare di cure di conservazione come accade in Francia dove la stessa legge recita: “soins de conservation”.

I popoli antichi consideravano la nascita e la morte come due momenti fondamentali ai quali partecipava tutta la comunità. L'era moderna, che ha progressivamente disgregato le comunità, anche quella familiare, tende a limitare le forme e i momenti di partecipazione. Ritrovarsi e magari riallacciare rapporti da tempo affievoliti può essere una grande opportunità e la tanatoprassi può ridare una serenità familiare in un momento così delicato come quello del commiato.

Per avere successo in società si dice che bisogna “nascere bene” a chi ci lascia deve essere consentito “morire bene”.

 

 

Michel C.

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Nicolas Tiburzi 03/05/2022

Funerale nei sogni Cosa significa sognare un funerale

Il funerale nei sogni è il modo in cui l’inconscio elabora la prima fase di distacco da ciò che non è più utile al sognatore e che questi ha già abbandonato, più o meno consapevolmente, nella sua realtà. Può considerarsi un simbolico rito di passaggio per una nuova fase della vita, per una nuova relazione, per una nuova consapevolezza di sé.

Il funerale nei sogni è una delle immagini oniriche più frequenti  il cui ricordo  tende purtroppo ad allarmare il sognatore che vi legge presagi di morte.

In realtà il funerale nei sogni è frequente perché frequenti  sono gli aspetti  della realtà umana che muoiono (che cambiano, si modificano, si trasformano): fasi delle vita, relazioni, parti di sé che è necessario accompagnare ritualmente verso una degna conclusione (il rituale), così che il funerale nei sogni sia un modo per riconoscere ciò che è stato per  poi lasciarlo andare (seppellirlo).

Il funerale nei sogni è legato alla fine di qualcosa, può essere un sentimento, un rapporto, un’amicizia, un amore, può essere una situazione che ha esaurito le sue potenzialità, o un aspetto interiore del sognatore che sta lasciando spazio a qualcos’altro.

La vita che viviamo viene spesso percepita come vuota di significati e l’individuo è lasciato solo con se stesso a gestire ogni insicurezza ed ogni cambiamento. Il ruolo cardine dei riti di passaggio, che nel passato e nelle culture tribali garantivano l’appoggio della comunità nei momenti cruciali della vita, ha perso la sua importanza e sacralità.

 

I riti collettivi moderni: concerti, partite allo stadio, festival  canori, riti religiosi hanno soppiantato l’attesa, le fantasie ed infine le fasi celebrative che scandivano l’esistenza e la colmavano di significato.

Solo il matrimonio, il funerale ed i riti della propria chiesa se si è credenti, sono rimasti nella nostra cultura occidentale  ad accompagnare le fasi di passaggio, a sottolineare l’importanza dell’individuo, a farlo sentire di “essere” e, come  tale, essere riconosciuto dagli altri.

E’ per colmare tale mancanza che l’inconscio individuale così spesso segnala l’importanza di una fase di  passaggio attraverso i sogni.

Sono i  sogni che partecipano dei cambiamenti importanti dentro e fuori l’individuo  e lo fanno in modo  diretto e potente. Il  funerale nei sogni indica una metamorfosi radicale, perchè ciò che muore deve scomparire. E ciò che scompare lascia un vuoto che sarà colmato da “qualcos’altro”.

Significato del funerale nei sogni

 

Ecco allora che il significato del funerale nei sogni oltre a mettere in luce la necessità di “seppellire” e ritualizzare un evento o una situazione viene a coincidere con un’ apertura verso il futuro e verso la vita,  integrando in sé l’energia dell’ archetipo di morte-rinascita..

 

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Nicolas Tiburzi 03/10/2024

Articolo 32 del Regolamento di Polizia Mortuaria (DPR 285/1990) : Interpretazione e Applicazione

L’articolo 32 del Regolamento di Polizia Mortuaria, contenuto nel DPR 285/1990, tratta delle procedure da seguire per il trattamento delle salme, in particolare per quanto riguarda l’introduzione di sostanze conservanti, come la formalina, nelle cavità corporee. Questo articolo, insieme all'articolo 48, che ne fa esplicito rimando, costituisce un elemento chiave nella regolamentazione delle pratiche di imbalsamazione e di iniezione conservativa delle salme destinate alla conservazione per lunghi periodi o al trasporto in determinate condizioni.

Il testo dell'articolo 32

Il testo dell’articolo 32 è chiaro nella sua formulazione. Esso specifica che le "cavità corporee" devono essere trattate con l’introduzione di formalina, facendo riferimento esplicito al termine "cavità" al plurale. Questo implica una suddivisione del quantitativo di sostanza tra più cavità del corpo, con l'obiettivo di garantire una distribuzione omogenea del conservante per evitare il rapido deterioramento dei tessuti.

La dicitura "cavità corporee" non lascia spazio a interpretazioni ambigue: il termine plurale impone che la formalina debba essere iniettata in più cavità del corpo, come addome, torace e cranio, e non concentrata in una sola. Questa formulazione è coerente con la logica della conservazione del cadavere, in cui è fondamentale che il trattamento venga eseguito in modo efficace su tutte le aree principali dove possono verificarsi processi decompositivi più rapidi.

Il quantitativo di formalina

L’articolo fa specifico riferimento a un quantitativo di 500 cc di formalina. Questo volume deve essere ripartito tra le diverse cavità corporee, secondo quanto previsto dal regolamento. Tale indicazione è fondamentale, poiché l'introduzione del conservante in una sola cavità non solo risulterebbe insufficiente per il trattamento corretto della salma, ma violerebbe chiaramente il dettato dell’articolo 32. La suddivisione tra le cavità permette infatti di trattare il cadavere in modo uniforme, riducendo i rischi di decomposizione localizzata che potrebbero verificarsi se si introducesse la formalina solo in un'area del corpo.

La violazione del dettato normativo

In base alla lettura dell’articolo 32, appare evidente che una pratica che preveda l’introduzione di formalina in **un'unica cavità** corporea non rispetti le prescrizioni normative. Un'operazione del genere sarebbe in violazione dell’articolo, che richiede esplicitamente la distribuzione del conservante tra le cavità corporee. Questo tipo di violazione può avere conseguenze importanti non solo dal punto di vista giuridico, ma anche sul piano etico e sanitario. L’inefficace trattamento conservativo di una salma, infatti, può comportare problemi igienico-sanitari, soprattutto in contesti in cui il corpo deve essere trasportato o conservato per un periodo prolungato.

Conclusioni

L’articolo 32 del DPR 285/1990 stabilisce chiaramente come debba avvenire il trattamento delle salme con formalina, imponendo che questa venga distribuita tra le varie cavità corporee, e non introdotta in un'unica cavità. Il rispetto di tale norma è essenziale per garantire l’efficacia del trattamento conservativo e per evitare violazioni della legge. Interpretare diversamente il testo di questo articolo significherebbe trascurare le finalità sanitarie e di decoro pubblico che il regolamento intende preservare, mettendo a rischio la corretta gestione delle pratiche funebri e cimiteriali.

In definitiva, il chiaro riferimento alle "cavità corporee" e il rimando all'articolo 48 dimostrano che ogni violazione del processo indicato nell’articolo 32 costituisce una mancanza di conformità al dettato legislativo e richiede interventi correttivi per garantire che la pratica funebre sia in linea con le norme vigenti.

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Andrea Pastore 30/09/2021

Crioconservazione: 377 persone sono congelate nella speranza di vivere nel Futuro

Esiste un modo per allungarsi la vita? Stando a quanto riporta il sito della KrioRus, l’unica speranza di vita per l’uomo che sta per morire è la Crionica, ovvero una tecnica di congelamento del corpo che permette la sua conservazione fino a un futuro in cui, si spera, la scienza avrà fatto progressi tali da riuscire a risvegliare il defunto e sostituire le sue cellule malate con cellule sane.

Sul sito si consiglia di mettersi in lista per la crioconservazione quando il paziente è ancora in uno stato di buona salute perché è fondamentale, al momento della morte, che non si perda tempo prezioso a informare familiari della soluzione scelta dall’ormai defunto parente e che tutti i passaggi burocratici fino al trasporto dall’obitorio vengano eseguiti nella maniera più rapida possibile.

Questo perché solo con un tempestivo procedimento è possibile assicurare un’ottimale conservazione delle cellule.
Il contratto può prevedere la crioconsevazione dell’intero corpo o anche soltanto della testa e del cervello.

Dal momento che la personalità e i tratti caratteriali di ciascuno di noi dipendono dal cervello, è sufficiente conservare anche soltanto quest’ultimo cosicché in futuro sarà possibile creare un nuovo corpo sano che possa ospitarlo, soprattutto in considerazione del fatto, ribadisce l’azienda, che la ricerca medico-scientifica si sta muovendo in modo massiccio nell’ambito dell’utilizzo in questo senso delle cellule staminali.

Ovviamente questo tipo di servizio ha un costo minore – 12.000 dollari – rispetto al congelamento dell’intero corpo, mentre se si è legati a una visione più tradizionale della conservazione del corpo intero l’azienda suggerisce di chiedere il servizio completo, che costa 36.000 dollari.

Il procedimento per essere crioconservati comincia non appena il cuore smette di battere. Prima di tutto il sangue viene rimpiazzato con una sostanza che impedisce il congelamento dell’acqua all’interno delle cellule, dopodiché il corpo, a testa in giù, viene immerso nell’azoto liquido all’interno di speciali cisterne.

Oltre alla KrioRus, in Russia, esistono altri due centri che offrono il servizio di crioconservazione umana: il Cryonics Institute e l’Alcor, entrambi negli Stati Uniti. Questi ultimi hanno costi maggiori rispetto a quelli del centro russo e la conservazione dell’intero corpo arriva a costare anche 200.000 dollari.

In ogni caso, in tutto il mondo sono presenti agenzie che offrono i servizi di trasporto verso il centro con il quale si è stipulato il contratto.

Oggi nel mondo si contano circa quattrocento persone conservate nell’azoto liquido e altre duemila che hanno già stipulato un contratto di crioconservazione, tra questi ultimi sono presenti almeno otto italiani.

La prima persona al mondo a essere stata crioconservata, nel gennaio del 1967, è James Bedford, un professore di psicologia dell’Università della California. Nel 1991 il suo corpo è stato trasferito in un contenitore più moderno e con l’occasione si è potuto constatare il suo perfetto stato di conservazione.

Il primo italiano a farsi congelare nell’azoto liquido in attesa di una futura resurrezione è stato, nel 2012, A. Fuscetti, un imprenditore di Cassino deceduto a causa di un infarto.

Il servizio di crioconservazione è disponibile anche per gli animali domestici e nelle cisterne della KrioRus attualmente sono conservati, oltre a 74 persone, anche sette cani, sei gatti, tre uccelli e un cincillà.

E’ curioso riportare un caso, tutto italiano. Il signor Giuseppe Gobbi aveva pagato il servizio completo per la conservazione, pari a 33 mila euro. Quando morì, nel 2017, venne sepolto nel cimitero della città natale, a Imperia, e solo dopo 8 mesi è stato portato in Russia per la crioconservazione. La società assicurò che non ci sarebbero stati problemi futuri per la “resurrezione". 

fonte: https://www.youtube.com/watch?v=cl2BuF40OrY

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