I CORSI DI TANATOPRASSI NON SONO UN GIOCO
Chiara Ricciarelli 11/03/2022 0
IN MATERIA DI TANATOPRASSI, FINALMENTE, SONO IN PARTENZA I CORSI PROFESSIONALI RICONOSCIUTI. LA FORMAZIONE NON E' COSA SU CUI POTER SCHERZARE SOPRA: VEDIAMO COME I.N.I.T. HA PENSATO IL PERCORSO QUALIFICANTE PER LA FIGURA DEL TANATOPRATTORE.
Via alla formazione professionale e competente per il tanatoprattore! E' proprio a breve che inizieranno le selezioni per il percorso formativo che I.N.I.T. Istituto Nazionale di Tanatoprassi ha voluto portare avanti fermamente.
In attesa dell' approvazione di una legge chiara e precisa in materia, di cui il settore funerario ha immenso bisogno! Sì, perchè in Italia, rispetto ad altri Paesi europei, su questo versante, siamo ancora molto, molto indietro.
Per quello che concerne infatti la disciplina delle attività funerarie, della cremazione e della conservazione o dispersione delle ceneri, nel 2017, era stato presentato un Disegno di Legge, il cui iter si era fermato al Senato in corso di esame di commissione.
E anche il successivo DDL FOSCOLO, presentato l' anno seguente, è ancora fermo al vaglio delle Camere!
Noi di Tanmagazine davvero non riusciamo a comprendere come sia possibile che una disciplina così importante non venga riconosciuta anche formalmente.
In molti paesi europei, ad esempio, esiste già una legge sulla Tanatoprassi e sulla figura del tanatoprattore: gli articoli di riferimento sono contenuti nel Codice generale degli enti locali e regionali - Polizia dei funerali e dei luoghi di sepoltura, Cimiteri, siti cinerari e Operazioni funebri.
La disposizione disciplina in maniera tutt' altro che lacunosa la materia e l' esperto in merito.
Infatti, i professionisti di Tanatoprassi devono aver conseguito la propria formazione in centri specializzati, riconosciuti ed autorizzati. E il percorso è lungo e complesso.
Si parla di una parte teorica di una durata minima di 150 ore, che prevede fra le altre, materie come: Teoria della cura della conservazione, Anatomia, Medicina legale, Microbiologia, Igiene, Tossicologia, Istologia, Anatomia patologica, Disposizioni funebri, Elementi di gestione.
Ma anche di una formazione, annuale, pratica, e sul campo, in materia di conservazione, della durata minima di 200 ore su 100 cadaveri, impartita da tanatoprattori autorizzati ed integrata da un insegnamento pratico in arte restaurativa della durata minima di 20 ore.
Per finire con un esame finale abilitante all' esercizio della professione, che prevede il superamento di prove teoriche e pratiche, laddove i candidati vengono giudicati da membri illustri del settore, fra i quali, insieme ad un rappresentante del Ministero della Salute, vi sono patologi forensi, docenti di medicina universitaria, tanatoprattori professionisti.
L’I.N.I.T. vuole promuovere, in Italia, una formazione qualificata e altamente professionale e competente nel campo, grazie alla Partnership di I.N.I.T. con l’Università.
Un corso abilitante, ufficiale e professionale (ben diverso dei “corsi truffa” spesso proposti da organismi di incerta rilevanza sull’aspetto tanatopratico) proposto da un Istituto con esperienza pluridecennale nel settore di concerto con un' istituzione importante, quale l' Università.
Un’accurata preparazione teorica e pratica abilitante per preparare un’equipe di professionisti che possano coprire in maniera impeccabile le richieste di cure di Tanatoprassi del nostro paese.
Così, il tanatoprattore, una volta conseguito l' esame abilitante, potrà esercitare in libera professione, ma con l' obiettivo, il nostro, di creare un’ equipe gestita da una struttura di calibro nazionale, associata a I.N.I.T. e ASSOTAN.
Il servizio di Tanatoprassi va garantito infatti con la massima professionalità e continuità, utilizzando le tecniche, i prodotti e le attrezzature idonee.
Il nostro corso, poi, non si limita a formare e immettere nel mercato del lavoro il professionista, ma lo segue anche dopo. Un tanatoprattore non dovrà mai perdere la manualità: la professione, infatti, sarà sotto controllo anche terminata la formazione, grazie al monitoraggio e alla verifica puntuale dell' O.N.T. Ordine Nazionale Tanatoprattori.
Per concludere, quindi, la formazione non è affatto un gioco, ma un assetto multidisciplinare!
Ecco perchè è importante scegliere bene: con il corso di I.N.I.T. in collaborazione con l' Università si è certi di fare l' investimento giusto per diventare un esperto competente ed autorevole nel settore!
Per informazioni o candidature chiamare il Numero Verde 800.136.086
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Pasqualino Caterisano 17/09/2020
Etica della tanatoprassi
Diversi termini sono utilizzati dai direttori delle pompe funebri per designare questo trattamento, come conservazione sanitaria, trattamento igienico, preparazione del cadavere ecc.. Nel far conoscere la Tanatoprassi al grande pubblico, il direttore delle pompe funebri, deve egli stesso essere convinto che essa è efficace e che fa parte di un moderno procedimento funerario. Legalmente, bisogna ottenere il permesso prima di procedere al trattamento, dando come ragioni di impiego le seguenti:
- in primo luogo ciò assicura che non sussistano rischi o paura d’infezione nel contatto con il cadavere;
- in secondo luogo ciò produce, senza mutilazioni, un colore e un’aria naturale sul corpo tali da far pensare ad un essere vivente;
- in terzo luogo ciò arresta le modificazioni dovute alla putrefazione che si presentano come emissioni e scoli da tutti gli orifizi del corpo.
La Tanatoprassi diventerà una pratica usuale in un circondario se la persona responsabile della sua introduzione darà a ciascun caso la cura e l’attenzione necessarie, se sarà all’altezza professionalmente e userà ogni misura igienica raccomandata per ogni articolo, persona o locale utilizzati sia nel trasporto che nella cura del cadavere: ciò è più importante delle costruzioni e delle apparecchiature ultra moderne. E’ importante avere dalla propria parte la classe medica e perciò è bene effettuare incontri con medici ed ufficiali sanitari locali e incoraggiarli a dare sostegno al trattamento. Come già detto in precedenza, il procedimento attuale di tanatoprassi è un metodo di conservazione temporanea e di presentazione del defunto, relativamente semplice in termini di principio, ma che richiede da parte del tanatoprattore delle solide conoscenze sia teoriche che pratiche, senza contare alcune qualità morali indispensabili per esercitare una professione così delicata.Si tratta in realtà di una iniezione intra-arteriosa di un liquido antisettico che disinfetta e conserva, ad una pressione abbastanza forte da farlo mescolare al sangue, la maggiore fonte di decomposizione. Viene praticato un drenaggio venoso di lieve entità, seguito dal drenaggio delle cavità addominali e toraciche, soprattutto in presenza di determinate malattie.
Questi trattamenti vengono completati da una accurata pulizia e sistemazione del cadavere e dalle cure al viso che renderanno così alla famiglia un defunto "tranquillo e tranquillizzante", una immagine serena che rimarrà per molto tempo nei loro ricordi. È forse necessario ricordare le orribili smorfie della morte, il rictus dell'agonia, la cianosi dei tessuti che mostra i corpi lividi e accartocciati.Tutti conosciamo la perfetta descrizione di Ippocrate del volto cadaverico, tanto osservato e sempre attuale.Non c'è bisogno di ricordare gli stadi classici iniziali della tanatomorfosi che cominciano con l'immobilità, la rigidità e l'adattamento alla temperatura ambiente; la lividezza che precede le macchie verdi, il rigonfiamento, l'odore e l'evacuazione delle cavità naturali. La descrizione del processo di decomposizione si ferma qui, ma tutti gli specialisti sanno benissimo fin dove può arrivare la putrefazione! Tutti questi esempi ci dimostrano qual è il contributo della tanatoprassi in particolare. Di seguito vengono riportate delle immagini dove possiamo osservare un corpo prima del trattamento e verificare il buon risultato su di esso di un trattamento di Tanatoprassi
Al contrario di altre professioni, il comportamento individuale del Tanatoprattore è considerato indice di comportamento dell’intera categoria e quindi occorre essere molto prudenti ai fini di una pubblicità negativa.
Valter Manzone 17/09/2020
Tanatoprassi: ovvero dare dignità ai defunti
«Ho sempre avuto la passione per l’anatomia. Quando però ho visto morire una cugina di 19 anni, stroncata da un cancro che l’aveva devastata anche fisicamente, ho deciso che mi sarei dedicata a ridare dignità alle persone defunte, specialmente a quelle che la malattia cambia, in modo sostanziale». Antonia Fiorentino, che da Bolzano è giunta nella città di Zizzola, svolge una professione davvero particolare, essendo una tanatoprattrice. Insieme a una decina di colleghi in tutta Italia, dedica la sua attività lavorativa all’arte della tanatoprassi, la disciplina che si occupa della cura e della conservazione temporanea delle salme. Disciplina questa che nasce in America, durante la guerra di Secessione, e che viene portata in Italia da Andrea Fantozzi, che si è impegnato a lungo per diffondere questa pratica.
Continua Antonia: «Dopo i miei studi a Roma, sono diventata tanatoprattrice; Svolgendo un corso organizzato dall’I.N.I.T. (Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi) e dall'Università Degli Studi di Roma Tor Vergata, della durata di 3 anni, succesivamnete mi sono dedicata insieme ad ASSOTAN e I.N.I.T. a parlare di questa disciplina, facendo dei convegni in giro per l’Italia. E questo ha indotto dottori e impresari di pompe funebri a rendersi sempre più conto dell’importanza e della valenza di questa disciplina. E dopo l’interesse che ci ha dimostrato l’Asl Cn2, stiamo lavorando per proporre e divulgare i servizi di tantatoprassi anche in questo territorio».
Antonia Fiorentino, oggi lavora con la Società Italtan srl una società di servizi e prodotti di tanatoprassi sempre fondata da Andrea Fantozzi, presidente dell’I.N.I.T. e fondatore dell’Ait (Associazione italiana di tanatoprassi), insieme ad Antonia ci sono altri tanatoprattori ufficialmente riconosciuti dall’Ordine Nazionale Tanatoprattori O.N.T., conclude: «le onoranze funebri si occupano di tutta la parte burocratica e della realizzazione del funerale. La nostra attività comporta l’igienizzazione, la cura, la conservazione e la conseguente presentazione del defunto alla famiglia.
La nostra tecnica deve essere regolamentata giustamente dallo Stato italiano, perchè oggi, ha una forte utilità nelle varie case funerarie che stanno sorgendo in tutta Italia, e che anche a Bra sono presenti».
Valter Manzone
Andrea Fantozzi 30/05/2023
Tanatoprattori alla sbarra
E alla fine viene da chiedersi di nuovo: chi è il tanatoprattore? A tutt'oggi, a metà dell'anno di grazia 2023, grazie anche (o nonostante) all'ingresso in campo dell'Associazione professionale ASSOTAN i corsi di formazione sulla tanatoprassi sembra che abbiano una svolta. Oggi con tutti i corsi propedeutici alla tanatoprassi, pare che di "ricettari per la cucina"del perfetto tanatoprattore ne escano sempre di più; detto in altre parole ci sono in giro diversi "manuali" per la formazione e "articoli" di vario genere, che illustrano i più recenti principi gestionali per il "perfetto tanatoprattore": tutti utili e interessanti. Tuttavia, la mia sensazione, peraltro condivisa da molti colleghi, è che ciò che oggi manca al "futuro tanatoprattore" è un luogo di riflessione. Un luogo che vada oltre la "formazione" e illustri il pensiero complessivo, l'aspettativa generale della "professione", il "senso" e il "significato" di quello che il tanatoprattore fa, rispetto a quello che invece gli viene chiesto di fare. Dietro quest'ultima riflessione si nasconde il motivo principale per il quale in genere sono restio a scrivere sulle "attività" e "funzioni del tanatoprattore", sommato alla personale resistenza dell'idea che si possa rinchiudere in pochi repertori teorici, quella che invece è la ricchezza e l'importanza di un ruolo costantemente "in progress".
Quale tipo di tanatoprattore sarebbe mai preferibile per le aziende, per le case funerarie e per l'utenza?Lo specialista-tecnico" o il "tanatoeteta"? Il rischio è di ritrovarsi domani, nel primo caso, a svolgere le stesse funzioni di un "infermiere esperto"; nel secondo, invece, di pensare unicamente all'aspetto estetico trscurando il lato igienico-sanitario, e di scivolare verso una deriva bassifonda della professione. Esistono poi le giuste aspettative da parte dell'utenza, che sono le più importanti, e che non devono essere tralasciate. L'utenza chiede del "tanatoprattore" e non di "qualcun altro". Per tornare alla distinzione, il tanatoprattore "specialista ", tende ad assumere atteggiamenti, per certi aspetti, profondamente diversi, in relazione sia al lavoro da svolgere che alla funzione stessa di coordinamento. Anche gli stili diversi di "formazione" possono complicare lo "scenario" all'interno del quale si esplicita il ruolo del tanatoprattore. Modelli formativi giudicati troppo autocratici, si sono dimostrati, da un punto di vista empirico, poco efficaci, forse per l'impreparazione sia dei dirigenti sia degli allievi al delicato argomento della professione tanatopratica. Al contrario, lo stile partecipativo-democratico, in genere, mal si coniuga con le gerarchie e risulta idoneo laddove i componenti del gruppo funerario hanno una profonda coscienza professionale ed una elevatissima consapevolezza del proprio ruolo. Probabilmente non tutti sono preparati allo stesso modo; allora, anche in questo caso, è necessario pensare ad un tipo di "formazione" e "selezione" per i tanatoprattori adeguata all'approccio sistemico ai problemi e alle situazioni concrete. La differenza è sostanziale, non solamente a livello d'inquadramento ma anche come ricaduta nell'espletamento della funzione stessa, nella stabilità del ruolo e sull'organizzazione dell'assistenza all'allievo. L'applicazione "pratica" e non solo l'intuizione "teorica" di certe recenti innovative "previsioni formative" e "declaratorie contrattuali", non ha trovato un reale sviluppo nella quotidianità dello svolgimento delle "funzioni di una figura professionale che necessiata di una Categoria giuridicamente riconosciuta": lo stesso d.d.l. per il "settore funerario e il profilo del tanatoprattore" è da anni fermo in Parlamento. Per chiunque svolga la funzione di tanatoprattore, adesso o in futuro, entrare di diritto nella dirigenza intermedia con un proprio specifico "profilo", è tutt'altra cosa dall'essere considerato soggetto ad un incarico "a termine", provvisorio e discrezionale, "primo tra i pari", senza autonomia e in balia. Sta proprio qui la differenza - e scusate il bisticcio - che fa la differenza. Su quest'argomento mi pare però di poter affermare che non vi sia ancora sufficiente condivisione d'intenti neppure all'interno della professione, ancor prima che in ambito governativo e lavorativo generale. Dunque, mi piacerebbe provare a riflettere sul fatto che oggi le "funzioni" del "tanatoprattore" sono confinate in un "paradigma" in cui, di volta in volta, qualcuno svela un pezzo. E il mio vuol essere un invito a sederci tutti intorno ad un tavolo virtuale per richiederci quale effettiva figura di "tanatoprattore" desideriamo al nostro fianco nelle case funerarie e negli ambienti sanitari. A me sembra che occorra fare un grande lavoro di sintesi e di selezione, facendo incontrare anche le menti di diversi attori: Aziende, Università, Collegi, Associazioni, Sindacati, Regioni, Ministero. Inoltre la selezione degli operatori della tanatoprassi è molto importante I.N.I.T. ha deliberato la scorsa settimana nel Consiglio Nazionale che per accedere alla formazione tanatopratica bisognerà iscriversi ad ASSOTAN l'Associazione della categoria che supervisionerà e porterà l'allievo sia alla selezione che alla formazione abilitativa. Perché il tanatoprattore quando serve, si sa, è utile, magari pure indispensabile ma deve essere preparato professionalmente al meglio e bene. Siamo coscienti che oggi ci si ricorda di lui solo quando serve quel contributo"urgente" ed "importante": Contributo che fino a quel momento, purtroppo, non era riconosciuto come "risolutivo" e "indispensabile" ai bisogni dell'organizzazione, delle aziende funebri e dell'utenza.