Tanatoprattori alla sbarra

Manuali e corsi di formazione spesso non chiariscono ruolo e prospettive di questa professione. Parliamone

Andrea Fantozzi 30/05/2023 0

E alla fine viene da chiedersi di nuo­vo: chi è il tanatoprattore? A tutt'og­gi, a metà dell'anno di grazia 2023, grazie anche (o nonostante) all'ingresso in campo dell'Associazione professionale ASSOTAN i corsi di formazione sulla tanatoprassi sembra che abbiano una svolta. Oggi con tutti i corsi propedeutici alla tanatoprassi, pare che di "ricettari per la cu­cina"del perfetto tana­toprattore ne escano sempre di più; detto in altre parole ci sono in giro diversi "manuali" per la formazione e "arti­coli" di vario genere, che illustrano i più re­centi principi gestio­nali per il "perfetto ta­natoprattore": tutti utili e interessanti. Tuttavia, la mia sen­sazione, peraltro con­divisa da molti colle­ghi, è che ciò che og­gi manca al "futuro tanatoprattore" è un luogo di riflessione. Un luogo che vada oltre la "formazione" e illustri il pensiero complessi­vo, l'aspettativa gene­rale della "professio­ne", il "senso" e il "si­gnificato" di quello che il tanatoprattore fa, rispetto a quello che in­vece gli viene chiesto di fare. Dietro que­st'ultima riflessione si nasconde il motivo principale per il quale in genere sono restio a scrivere sulle "atti­vità" e "funzioni del tanatoprattore", som­mato alla personale resistenza dell'idea che si possa rinchiu­dere in pochi reperto­ri teorici, quella che invece è la ricchezza e l'importanza di un ruolo costantemente "in progress".

Quale tipo di tanato­prattore sarebbe mai preferibile per le aziende, per le case funerarie e per l'utenza?Lo specialista-tecnico" o il "tanatoeteta"? Il rischio è di ritrovarsi domani, nel primo caso, a svolge­re le stesse funzioni di un "infermiere esper­to"; nel secondo, in­vece, di pensare unicamente all'aspetto estetico trscurando il lato igienico-sanitario, e di sci­volare verso una deri­va bassifonda della professione. Esisto­no poi le giuste aspet­tative da parte dell'u­tenza, che sono le più importanti, e che non devono essere trala­sciate. L'utenza chie­de del "tanatopratto­re" e non di "qualcun altro". Per tornare alla distinzione, il tanato­prattore "specialista ", tende ad assu­mere atteggiamenti, per certi aspetti, profondamente diver­si, in relazione sia al lavoro da svolgere che alla funzione stessa di coordinamento. Anche gli stili diversi di "formazione"  pos­sono complicare lo "scenario" all'interno del quale si esplicita il ruolo del tanatoprat­tore. Modelli formativi giudicati troppo autocratici, si sono dimostrati, da un punto di vista empiri­co, poco efficaci, fors­e per l'impreparazione sia dei dirigenti sia degli allievi al delicato argomento della professione tanatopratica. Al contrario, lo stile partecipativo-democratico, in genere, mal si coniuga con le gerar­chie e risulta idoneo laddove i componenti del gruppo funerario hanno una profonda coscienza professiona­le ed una elevatissima consapevolezza del proprio ruolo. Proba­bilmente non tutti so­no preparati allo stes­so modo; allora, an­che in questo caso, è necessario pensare ad un tipo di "formazio­ne" e "selezione" per i tanatoprattori ade­guata all'approccio si­stemico ai problemi e alle situazioni concre­te. La differenza è so­stanziale, non sola­mente a livello d'inquadramento ma anche come ricaduta nell'espletamento del­la funzione stessa, nella stabilità del ruo­lo e sull'organizzazio­ne dell'assistenza all'allievo. L'applicazione "prati­ca" e non solo l'intuizione "teorica" di certe recenti innovati­ve "previsioni formative" e "declaratorie contrattuali", non ha trovato un reale svi­luppo nella quotidia­nità dello svolgimento delle "funzioni di una figura professionale che necessiata di una Categoria giuridicamente riconosciuta": lo stes­so d.d.l. per il "setto­re funerario e il profi­lo del tanatoprattore" è da anni fermo in Parlamento. Per chiunque svolga la funzione di tanato­prattore, adesso o in futuro, entrare di di­ritto nella dirigenza in­termedia con un pro­prio specifico "profilo", è tutt'altra cosa dall'essere considerato soggetto ad un incari­co "a termine", prov­visorio e discreziona­le, "primo tra i pari", senza autonomia e in balia. Sta proprio qui la differenza - e scu­sate il bisticcio - che fa la differenza. Su que­st'argomento mi pare però di poter afferma­re che non vi sia an­cora sufficiente condivisione d'intenti nep­pure all'interno della professione, ancor pri­ma che in ambito governativo e lavorativo generale. Dunque, mi piacerebbe provare a riflettere sul fatto che oggi le "funzioni" del "tanatoprattore" sono confinate in un "para­digma" in cui, di volta in volta, qualcuno svela un pezzo. E il mio vuol essere un invito a se­derci tutti intorno ad un tavolo virtuale per richiederci quale ef­fettiva figura di "tana­toprattore" desideria­mo al nostro fianco nelle case funerarie e negli ambienti sanita­ri. A me sembra che occorra fare un gran­de lavoro di sintesi e di selezione, facendo incontrare anche le menti di di­versi attori: Aziende, Università, Collegi, Associazioni, Sindaca­ti, Regioni, Ministero. Inoltre la selezione degli operatori della tanatoprassi è molto importante I.N.I.T. ha deliberato la scorsa settimana nel Consiglio Nazionale che per accedere alla formazione tanatopratica bisognerà iscriversi ad ASSOTAN l'Associazione della categoria che supervisionerà e porterà l'allievo sia alla selezione che alla formazione abilitativa. Perché il tanatoprat­tore quando serve, si sa, è utile, magari pu­re indispensabile ma deve essere preparato professionalmente al meglio e bene. Siamo coscienti che oggi ci si ricorda di lui solo quando serve quel contributo"urgente" ed "importante": Con­tributo che fino a quel momento, purtroppo, non era riconosciuto come "risolutivo" e "indispensabile" ai bi­sogni dell'organizza­zione, delle aziende funebri e dell'utenza.

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Sandra Bergamelli 10/07/2021

Tanatoestetica. Albo Tanatoprattori: “No a sovrapposizioni. La tanatoestetica è un ramo della tanatoprassi e non una professione a se. Solo tanatoprattori abilitati potranno esercitare”

In un documento interno  della Commissione di ordine nazionale del tanatoprattore O.N.T. si fa il punto sulla diffusione della tanatoestetica. “Chi esercita prestazioni tanatopratiche senza essere un tanatoprattore abilitato, rischia oggi di incorrere nell’esercizio abusivo di professione”.


 
“Com’è ben noto,  per effetto della nuova Legge sulla disciplina funeraria di prossima uscita è individuata la professione del tanatoprattore. Detta professione dovrà poi essere istituita con la procedura prevista”.
 
“Primo assunto – si precisa -: la pratica della sola tanatoestetica  non sarà istituita, è la tanatoprassi ad esserlo, e la tanatoestetica ha senso solo dopo un corretto trattamento di conservazione igienica del corpo del defunto.  Per la figura professionale del tanatoprattore : la fase istitutiva dovrà seguire il previsto iter normativo sia relativo alla definizione del profilo che del percorso formativo. Allo stato, con nota della Commissione O.N.T.  al Ministero della Salute,  del 5 maggio scorso, si chiarisce che: “Ne consegue che in assenza del profilo della figura del tanatoesteta, la relativa attività professionale non può essere esercitata, a meno che il professionista che pratica la tanatoestetica non sia in possesso di Diploma di tanatoprassi e successiva abilitazione””.

 
“Secondo assunto – precisa la commissione d’Albo O.N.T. - : la tanatoestetica è un’attività complementare della tanatoprassi e come tale può essere posta in essere solo da tanatoprattori professionisti. Si chiarisce, a tal proposito che: “La definizione delle funzioni caratterizzanti la nuova professione della tanatoprassi avviene evitando parcellizzazioni e sovrapposizioni di altre professioni non' riconosciute o con le specializzazioni della stessa””.
 
“Posto che – puntualizza - , con ogni evidenza, le prestazioni tanatoestetiche sono nella competenza dei tanatoprattori regolarmente abilitati, nella creazione di nuove figure professionali non potrà darsi una parcellizzazione o sovrapposizione per tale tipologia di prestazioni”.
 
“Coerentemente – conclude -  questa Commissione d’albo nazionale, assicurerà tutti i contributi necessari affinché il Ministero della Salute e la Conferenza Stato – Regioni possano disporre di ogni elemento utile ad evitare sovrapposizioni o parcellizzazioni con le competenze dei tanatoprattori, essendo chiaro che il trattamento di tanatoestetica costituisce ambito di attività propria della tanatoprassi. Resta invece di tutta evidenza che chi esercita prestazioni tanatopratiche senza essere un tanatoprattore abilitato, rischia oggi di incorrere nell’esercizio abusivo di professione”.

 

(Questo il punto della Commissione nazionale dell’O.N.T. Ordine Nazionale Tanatoprattori del 30 Aprile 2021).

 

Il parere dell’l.N.I.T. Istituto Nazionale Italiano Tanatoprassi:

Molte professioni, tra cui quelle tecniche, possono essere svolte solo in presenza di determinate abilitazioni rilasciate e/o riconosciute dallo Stato.

Esistono, infatti, professioni  “non regolamentate”, per il cui esercizio non è richiesto un determinato titolo professionale, che possono essere esercitate da chiunque, fatto salvo l’assolvimento di determinati obblighi informativi a tutela del consumatore.

Altra cosa sono, invece, le professioni  “regolamentate”, ovvero quelle per il cui esercizio è necessario uno specifico titolo di studio, una particolare abilitazione ovvero un’iscrizione ad un determinato Albo od elenco (cfr. art. 33, comma 5 Cost. e art. 2229 c.c.), la cui sussistenza ammette il professionista allo svolgimento di tutte le attività riservate alla categoria.

  In Italia non è possibile fare il lavoro che si vuole senza le dovute autorizzazioni: per alcune professioni, infatti, occorre una speciale abilitazione che viene rilasciata direttamente dallo Stato dopo il superamento di un apposito esame oppure al conseguimento di uno specifico titolo. Contravvenire a queste norme significa incorrere in un vero e proprio reato: l’esercizio abusivo della professione.

In pratica, chi vuole diventare tanatoprattore, o comunque esercitare la tanatoestetica, può farlo solamente a determinate condizioni che, se non rispettate, fanno scattare il reato. Purtroppo in Italia sono tanti i professionisti che si spacciano per tali ma che, in realtà, non hanno le carte in regola per poter esercitare.

Occorre sottolineare che la professione del tanatoprattore è soggetta all’iscrizione all’ordine professionale o Albo, nonché all’iscrizione presso le relative Casse previdenziali.

L’iscrizione consente loro di svolgere le attività tipiche della professione .

Possiamo dire che la vigilanza da parte degli Ordini ci preserva da prestazioni professionali che, se escluse dal controllo, non garantiscono quei modelli qualitativi e rigorosi necessari alla tutela dell’interesse generale e della professionalità della maggior parte di coloro i quali hanno fatto della professione una scelta di vita.

Ad ogni buon conto, nel dubbio, possiamo sempre consultare gli ALBI, anche on line, per verificare la relativa iscrizione del professionista a cui abbiamo dato fiducia e mandato.

 

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Redazione Tan Magazine 17/09/2020

La nuova formazione per il tanatoprattore

Diventa abbastanza complicato e restrittivo parlare in poche righe di una nuova e così ampia figura professionale quale il Tanatoprattore, cercheremo comunque di restringere al massimo il campo descrittivo di questa nuova professione e di elencare i numerosissimi vantaggi che tale nuovo mestiere può presentare a chi vi dedica il necessario interesse.

Con un po’ di scetticismo si potrebbe pensare che l’affacciarsi di una nuova figura professionale possa portare a promesse di nuove occupazioni ed eventuali riscontri economici/sociali che lasciano il tempo che trovano ed invece il nuovo mestiere del Tanatoprattore apre nuovi orizzonti e nuove soluzioni sia a chi ancora deve affacciarsi al mondo del lavoro, sia a chi opera già da tempo nel campo e deve riqualificare la propria impresa. Ecco che la Tanatoprassi si rivolge allo stesso tempo al disoccupato in cerca di lavoro e all’imprenditore che ha già insita nel suo mestiere l’idea di pratica funeraria e vuole ampliare le proprie conoscenze con un’eventuale utile e completa formazione alla Tanatoprassi stessa.

E’ chiaro che per diffondere un mestiere con pratiche nuove e poco conosciute, è necessaria una preparazione di base adatta a formare Tanatoprattori sempre più motivati e competenti ed è qui che la formazione stessa può essere appoggiata da meritati riconoscimenti sia a livello governativo che delle stesse regioni ed è da qui che si può attingere per l’ottenimento di eventuali agevolazioni che già favoriscono sia i disoccupati che le nuove imprese anche nella nuova realtà europea.

Un’eventuale e necessaria formazione è un mezzo indispensabile per creare nuovi posti di lavoro a professionisti ai quali sia riconosciuto anche un titolo nazionale dai vertici ministeriali competenti.

In quest’ottica è più facile capire come una nuova figura professionale possa offrire i propri vantaggi e radicarsi nel mondo del lavoro come un mestiere sempre al servizio del sociale e aperto    ogni giorno a nuove e moderne soluzioni applicative dettate dai tempi.

Alla luce di quanto detto finora diventa ovvio comprendere come il Tantoprattore possa farsi largo nel mondo del lavoro come una figura di chiara necessità nell’ambito sociale ed è altrettanto ovvio constatare quelle che possono essere negli anni le garanzie economico/sociali che questa nuova figura professionale potrà offrire ai suoi intermediari più assidui e competenti.

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Pasqualino Caterisano 17/09/2020

Etica della tanatoprassi

Diversi termini sono utilizzati dai direttori delle pompe funebri per designare questo trattamento, come conservazione sanitaria, trattamento igienico, preparazione del cadavere ecc.. Nel far conoscere la Tanatoprassi al grande pubblico, il direttore delle pompe funebri, deve egli stesso essere convinto che essa è efficace e che fa parte di un moderno procedimento funerario. Legalmente, bisogna ottenere il permesso prima di procedere al trattamento, dando come ragioni di impiego le seguenti:

  1. in primo luogo ciò assicura che non sussistano rischi o paura d’infezione nel contatto con il cadavere;
  2. in secondo luogo ciò produce, senza mutilazioni, un colore e un’aria naturale sul corpo tali da far pensare ad un essere vivente;
  3. in terzo luogo ciò arresta le modificazioni dovute alla putrefazione che si presentano come emissioni e scoli da tutti gli orifizi del corpo.

La Tanatoprassi diventerà una pratica usuale in un circondario se la persona responsabile della sua introduzione darà a ciascun caso la cura e l’attenzione necessarie, se sarà all’altezza professionalmente e userà ogni misura igienica raccomandata per ogni articolo, persona o locale utilizzati sia nel trasporto che nella cura del cadavere: ciò è più importante delle costruzioni e delle apparecchiature ultra moderne. E’ importante avere dalla propria parte la classe medica e perciò è bene effettuare incontri con medici ed ufficiali sanitari locali e incoraggiarli a dare sostegno al trattamento. Come già detto in precedenza, il procedimento attuale di tanatoprassi è un metodo di conservazione temporanea e di presentazione del defunto, relativamente semplice in termini di principio, ma che richiede da parte del tanatoprattore delle solide conoscenze sia teoriche che pratiche, senza contare alcune qualità morali indispensabili per esercitare una professione così delicata.Si tratta in realtà di una iniezione intra-arteriosa di un liquido antisettico che disinfetta e conserva, ad una pressione abbastanza forte da farlo mescolare al sangue, la maggiore fonte di decomposizione. Viene praticato un drenaggio venoso di lieve entità, seguito dal drenaggio delle cavità addominali e toraciche, soprattutto in presenza di determinate malattie.

Questi trattamenti vengono completati da una accurata pulizia e sistemazione del cadavere e dalle cure al viso che renderanno così alla famiglia un defunto "tranquillo e tranquillizzante", una immagine serena che rimarrà per molto tempo nei loro ricordi. È forse necessario ricordare le orribili smorfie della morte, il rictus dell'agonia, la cianosi dei tessuti che mostra i corpi lividi e accartocciati.Tutti conosciamo la perfetta descrizione di Ippocrate del volto cadaverico, tanto osservato e sempre attuale.Non c'è bisogno di ricordare gli stadi classici iniziali della tanatomorfosi che cominciano con l'immobilità, la rigidità e l'adattamento alla temperatura ambiente; la lividezza che precede le macchie verdi, il rigonfiamento, l'odore e l'evacuazione delle cavità naturali. La descrizione del processo di decomposizione si ferma qui, ma tutti gli specialisti sanno benissimo fin dove può arrivare la putrefazione! Tutti questi esempi ci dimostrano qual è il contributo della tanatoprassi in particolare. Di seguito vengono riportate delle immagini dove possiamo osservare un corpo prima del trattamento e verificare il buon risultato su di esso di un trattamento di Tanatoprassi

Al contrario di altre professioni, il comportamento individuale del Tanatoprattore è considerato indice di comportamento dell’intera categoria e quindi occorre essere molto prudenti ai fini di una pubblicità negativa.

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