12 articoli nella categoria Dal mondo funerario

Redazione TanMagazine 28/11/2021 0

Recompose, il primo impianto funebre di compostaggio umano al mondo

Non solo cremazione o sepoltura, dagli Stati Uniti arriva Recompose, una valida alternativa ai metodi convenzionali post-morte, che consente di convertire delicatamente i resti umani in terreno fertile, in modo da poter creare nuova vita dopo la morte. Il primo impianto funebre di compostaggio umano al mondo dovrebbe aprire entro breve. "Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris", recita una nota locuzione latina ripresa nella liturgia cattolica e maggiormente conosciuta con la frase "cenere alla cenere, polvere alla polvere". La locuzione latina indica il destino a cui ogni uomo va incontro. E se fino ad oggi le alternative dopo la morte per l'uomo erano di essere sepolto sotto terra o di essere cremati, di recente lo Stato di Washington ha legalizzato il processo "riduzione organica naturale". Il primo impianto funebre di compostaggio umano al mondo dovrebbe aprire a breve. Il progetto è stato introdotto dalla società Recompose, con sede a Seattle, che sarà la prima a offrire la possibilità di "riduzione organica naturale" post-morte. Recompose ha infatti creato un modo sostenibile e delicato di convertire i resti umani in terreno organico fertile per creare nuova vita dopo la morte. Recompose offre una valida alternativa ai comuni metodi post-morte. Non solo sepoltura e cremazione, dagli Stati Uniti arriva il primo impianto funebre di compostaggio umano al mondo. Il corpo umano viene trasformato in terreno organico che potrà creare nuova vita. L'innovativo processo si chiama "riduzione organica naturale" ed è un "processo biologico per convertire materiale organico, compresi i resti umani, in un materiale organico terroso stabile che non è riconoscibile come resti umani. Durante il processo, il cambiamento avviene a livello molecolare", spiega Recompose, società di Seattle che ha ideato il metodo. Lo Stato di Washington è il primo a consentire il compostaggio umano, dopo che i legislatori hanno cambiato la legge statale sui servizi post-morte riconoscendo la "riduzione organica naturale" come mezzo accettabile per la disposizione dei corpi. "Consentendo ai processi organici di trasformare i nostri corpi e quelli dei nostri cari in un utile emendamento del suolo, contribuiamo a rafforzare la nostra relazione con i cicli naturali, arricchendo al contempo la terra", scrive Recompose.   Come funziona "recompose" “La trasformazione dell'essere umano in suolo avviene all'interno dei nostri vasi di ricomposizione esagonali riutilizzabili. Al termine del processo, le famiglie saranno in grado di portare a casa parte del terreno creato, mentre i giardini in loco ci ricorderanno che tutta la vita è interconnessa ”, scrive Recompose sul suo sito. Il processo di "riduzione organica naturale" avviene in un impianto specifico destinato al compostaggio umano. La prima sede dovrebbe aprire nella primavera del 2021 in un edificio di 1.720 metri quadrati di Seattle, dove si trova la società Recompose. Qui il corpo umano viene collocato all'interno di un contenitore, una sorta di bara riutilizzabile, coperto con trucioli di legno, erba medica e fieno e quindi aerato per consentire ai batteri benefici presenti in natura di agire. In soli 30 giorni, il corpo si trasforma in "suolo che può quindi essere utilizzato per far crescere nuova vita". Prima e alla fine dei 30 giorni per garantire che il suolo sia organico viene effettuato lo screening di materiali non organici (come pacemaker, otturazioni metalliche, articolazioni artificiali, ecc.).   Ogni corpo umano con "recompose" può produrre circa un metro cubo di terreno. Il processo di ricomposizione costa più di una cremazione, circa 5.500 dollari a persona. La famiglia del defunto può scegliere se portare a casa il terreno per utilizzarlo in qualunque modo ritenga opportuno, oppure destinarlo verso la terra di conservazione presente in una grande area vicino a Seattle. Il processo di "riduzione organica naturale" ha un impatto ambientale minore rispetto alla cremazione o alle sepolture tradizionali. "Le stime suggeriscono che una tonnellata di C02 verrà salvata ogni volta che una persona viene ridotta organicamente anziché cremata o seppellita per convenzione", spiega Katrina Spade Fondatrice + CEO di Recompose. "Il processo, inoltre, riduce al minimo gli sprechi, evitando l'inquinamento delle acque sotterranee con fluidi per imbalsamazione e prevengono le emissioni di CO2 da cremazione e dalla produzione di cofanetti, lapidi e fodere".  
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Sandra Bergamelli 02/12/2021 0

A causa della vodka il 25% dei Russi muore prima dei 55 anni

In Russia, la vodka rappresenta la principale causa di morte per le persone di sesso maschile sotto i 55 anni di età. A riportare questo allarmante dato è la rivista scientifica Lancet , dopo aver raccolto i dati provenienti dal Centro sul cancro di Mosca, dall'Università di Oxford e dall'Agenzia per la ricerca sul cancro dell'Oms (Organizzazione mondiale della Sanità). Lo studio, iniziato nel 1999 e conclusosi nel 2008, è stato condotto su un campione di 150 mila persone per esaminare il fenomeno dell’uso di alcol tra la popolazione russa e il tasso di mortalità correlato. Dalla ricerca si evince che gli adulti russi, in particolare gli uomini, presentano rischio maggiore di morte prematura rispetto ai loro coetanei di altri paesi europei. Nel 2005, il 37% degli uomini russi è deceduta prima dell'età di 55 anni. Il 25% della popolazione russa muore per patologie legate all’alcol, in particolare al consumo di vodka. Per fare un paragone, in Gran Bretagna, paese con numerose storie di alcolismo, il tasso di mortalità è del 7%.   Si stima che, nel 2011, ogni abitante russo beveva in media 13 litri di alcol all’anno, otto dei quali di vodka. Inoltre, anche il consumo di sigarette è risultato maggiore tra coloro che facevano un alto consumo di vodka. In particolare, tra 57.361 fumatori di sesso maschile con nessuna malattia precedente, la stima del rischio di morte nei successivi 20 anni, all’età di 35-54 anni, era del 16% per coloro che avevano riferito di bere meno di una bottiglia di vodka a settimana, il 20% per coloro che consumavano 1-2 bottiglie a settimana e il 35% per coloro che ne consumavano oltre 3 a settimana. I corrispondenti rischi di morte, in età 55-74 anni, per lo stesso tipo di consumo di vodka, erano invece del 50%, 54% e 64%. In entrambe le fasce di età, il maggior rischio di mortalità si trovava in corrispondenza di bevitori cronici.   Il Direttore del Centro di ricerca russo contro il cancro afferma che nessun paese ha mai fatto registrare statistiche simili e che un tale tasso di mortalità è paragonabile ad un periodo di guerra o ad una profonda crisi demografica. Il governo della Federazione Russa ha varato dei provvedimenti per contrastare il fenomeno dell’alcolismo, compresi gli alcolici con una gradazione decisamente inferiore come la birra. Il nuovo giro di vite ha introdotto ferree restrizioni, come il divieto di vendita di bottiglie dalle ore 23.00 fino alle 8.00 del mattino. Altro punto saliente è il divieto di promozione commerciale su mezzi di trasporto pubblici o sui mezzi d’informazione di massa come tv, radio e stampa. Infine, il Cremlino ha fatto scattare il “piano aumento alcolici” che prevede l’incremento delle accise del 30% (36% per la vodka). Con questa strategia, la Russia mira a ridurre drasticamente i consumi, arginando al contempo una terribile piaga sociale. In Italia, il numero annuale di morti causate dall’alcol è stimato intorno a 20 mila. L’Istituto superiore di Sanità, nella sua ultima indagine, conferma come il consumo di alcol stia diminuendo in modo costante, pur essendo in crescita la quota di chi beve alcolici fuori dai pasti, in modo particolare tra i giovani. Sul territorio romano, dall’analisi dei dati raccolti nella “Relazione Annuale sullo stato delle tossicodipendenze nei Servizi erogati dall’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, edizione 2013”, emerge che quasi tre quarti (73,7%) del campione totale, composto di 6.498 persone, dichiara di avere consumato bevande alcoliche. All’interno del gruppo dei bevitori, il 38,8% consuma per lo più cocktails e la maggioranza (57,6%) dichiara di cambiare bevanda, a seconda di ciò che desidera, mentre il il 6,2% riporta di aumentare la gradazione.  
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Andrea Pastore 08/01/2022 0

La vita del defunto in un QR Code

Cosa succede quando Internet, questa enorme bolla spaziale di memoria digitale, varca la soglia delle più antiche case del ricordo, i cimiteri? Questa domanda dal sapore fantascientifico è già stata formulata qualche decina di anni fa, e da allora ha dato vita a numerose risposte: dal Sud-Est asiatico, alla Danimarca, al Regno Unito, fino alla culla delle startup, la Silicon Valley, le menti dei pionieri tecnologici si son messe all’opera e hanno sviluppato progetti interessanti . La formula che sembra avere il maggior successo, finora, consiste nella creazione di un QR code, in forma di una tavoletta di porcellana (materiale adatto a resistere alle intemperie) 5×5, dai classici ghirigori bianconeri, che viene apposta accanto alla pietra tombale. Il visitatore munito di uno smartphone, potrà leggere il codice e apprendere notizie e dettagli sulla vita del defunto, tramite link integrati avrà la possibilità di visualizzare numerose foto, accedere a documenti e persino visitare la pagina personale o il profilo facebook della persona scomparsa. L’idea, la cui paternità è nella rete tuttora discussa, ha incontrato notevole (e inaspettato) apprezzamento da parte del pubblico, e ciò ha reso anche alcuni titolari di imprese funebri avventurosi e pronti a lasciarsi coinvolgere nel progetto. I cimiteri di Chester Pearce a Poole, nel sud dell’Inghilterra, e quello di Roskilde in Danimarca sono stati i primi a lanciare il servizio: previo pagamento di una somma oscillante tra i tre e i quattrocento euro, la famiglia potrà assicurare l’immortalità– perlomeno virtuale– del defunto attraverso l’applicazione di una targhetta QR accanto alla lapide classica. L’iniziativa ha cominciato a diffondersi altrove, in Europa e negli Stati Uniti; perfino nella nostra ultra-tradizionalista Italia il progetto ha trovato i suoi sostenitori: l’azienda Mantoni di Senigallia già dallo scorso anno ha inserito la voce “memoriale digitale” nel suo listino prezzi. Su un’intervista rilasciata al quotidiano locale, uno dei titolari commenta: “notoriamente le innovazioni in un settore fortemente tradizionalista e statico, come quello funebre, sono sempre viste con riserbo e un po’ di diffidenza, ma sono convinto che una novità di questo tipo possa essere apprezzata dal pubblico. Pertanto crediamo in questa idea e la nostra intenzione è quella di offrire ai nostri clienti un servizio avveniristico ed attuale nel pieno rispetto del rito funebre”. In Germania il sistema di commemorazione digitale è sbarcato già da tempo: a Berlino i tre cimiteri ebrei offrono tale servizio dal 2012, mentre sono due le ditte di onoranze funebri (a Schöneberg e a Tempelhof) che hanno cominciato ad inserire tale opzione nel loro tariffario. Nonostante il grande numero di richieste, finora è stato applicato soltanto un QR commemorativo, nel cimitero di Eythstraße: tale rallentamento nell’esecuzione è dovuto al fatto che la responsabilità per la creazione del sito web e per la cura delle informazioni messe in rete non ricade sull’azienda di pompe funebri, bensì sui famigliari del defunto. Ciò rende naturalmente il passaggio dall’idea alla sua attuazione particolarmente lungo e delicato. Ma il trend ha già messo radici. In tutto il territorio tedesco sono circa una dozzina i camposanti con opzione “commemorazione online”, e la tendenza sembra raccogliere sempre più interessati. Non mancano naturalmente i detrattori del progetto: al cimitero di Kölln è stato dato il veto all’applicazione delle targhette QR, in quanto il contenuto delle pagine online non sarebbe strettamente controllabile dalle autorità e potrebbe pertanto oltrepassare i limiti del regolamento cimiteriale. Due professori tedeschi, Thorsten Benkel (Universität Passau) e Matthias Meitzler (Goethe Universität, Frankfurt am Main), stanno esplorando una particolare branca della sociologia, quella che loro chiamano “Thanato-sociologia”, incentrata sul tema della morte e del trapasso e su come questo si sviluppa nella società contemporanea. Nel corso degli ultimi anni hanno visitato 686 cimiteri in tutto il territorio tedesco, e hanno attestato una tendenza sempre più marcata verso la digitalizzazione delle tombe. “Il lutto e il ricordo vengono potenziati attraverso il ricorso alle nuove tecnologie: il codice QR, ad esempio,  rappresenta un luogo alternativo per queste pratiche.  Gli sviluppi di tale processo non saranno rapidi ma si orienteranno decisamente verso un’integrazione sempre maggiore dei nuovi strumenti digitali nell’atto commemorativo”, sostengono Benkel e Meitzler. Quali saranno le successive evoluzioni di questo capitolo di storia digitale, non è ancora certo; ma se questi ne sono i più recenti frutti, allora forse non sembra fuori luogo provare a cercare qualche indizio nei romanzi di Isaac Asimov e Philip K. Dick.
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Andrea Pastore 02/02/2022 0

Parliamo di Cremazione

In Italia la cremazione è comparsa per la prima volta nella Legge sanitaria del 1887; attualmente è disciplinata dal Regolamento di polizia mortuaria (D.P.R. n. 285/1990) e dalla Legge n. 130/2001.     Cosa è la cremazione e chi l’autorizza Per cremazione si intende l’eliminazione di un cadavere mediante il fuoco. La pratica ha origini antichissime ed è seconda, per numero, solo alla inumazione. In Italia la cremazione è comparsa per la prima volta nella Legge sanitaria del 1887;  attualmente è disciplinata dal Regolamento di polizia mortuaria (D.P.R. n. 285/1990) e dalla Legge n. 130/2001. La cremazione di ciascun cadavere deve essere autorizzata dal sindaco del comune in cui è avvenuto il decesso (vedi schema di Domanda di autorizzazione alla cremazione).  Chi può richiedere la cremazione di un cadavere La cremazione può essere richiesta dallo stesso defunto attraverso una specifica volontà testamentaria, dal coniuge o dai parenti più prossimi. È fondamentale, in questi casi, la chiara manifestazione di volontà. La legge prevede che la volontà del coniuge o dei parenti deve risultare da atto scritto (vedi schema di Manifestazione di volontà per la cremazione). Un altro modo per manifestare la volontà di essere cremato è quello di aderire ad associazioni riconosciute che abbiano tra i propri fini quello della cremazione dei cadaveri dei propri associati; in questo caso sarà sufficiente la presentazione di una dichiarazione in carta libera scritta e datata, sottoscritta dall’associato di proprio pugno o, se questi non sia in grado di scrivere, confermata da due testimoni, dalla quale chiaramente risulti la volontà di essere cremato. La dichiarazione dovrà essere convalidata dal presidente dell’associazione.  Quale documentazione serve per ottenere l’autorizzazione alla cremazione In aggiunta alla documentazione descritta nel precedente paragrafo, è necessario produrre il certificato in carta libera redatto dal medico curante o dal medico necroscopo, con firma autenticata dal coordinatore sanitario, dal quale risulti escluso il sospetto di morte dovuta a reato. Nel caso di morte improvvisa o sospetta occorre anche il nulla-osta dell’Autorità giudiziaria.  Quanto costa la cremazione La cremazione, così come la tumulazione, non è gratuita, salvo i casi di salma di persona indigente o appartenente a famiglia bisognosa o per la quale vi sia disinteresse dei familiari. I costi variano a seconda dei regolamenti tariffari approvati dalle singole amministrazioni locali. Inoltre, la dichiarazione del coniuge o dei parenti va presentata in bollo (Euro 16,00). Una marca da bollo di pari importo andrà apposta sull’eventuale richiesta di trasporto e consegna delle ceneri.  Il trattamento delle ceneri La cremazione deve essere eseguita da personale appositamente autorizzato dall’autorità comunale, ponendo nel crematorio l’intero feretro. Le ceneri devono essere raccolte in apposita urna cineraria con all’esterno l’indicazione del nome, del cognome, della data di nascita e di morte del defunto. Nel cimitero deve essere predisposto un edificio per accogliere queste urne; le urne possono essere collocate anche in spazi dati in concessione ad enti morali o privati. Con il testamento il defunto può disporre di disperdere le sue ceneri; ciò può avvenire in aree appositamente destinate all’interno dei cimiteri, in natura  (esempio in mare, lago, fiume, bosco) o in aree private all’aperto, con il consenso del proprietario. Il trasporto delle urne contenenti i residui della cremazione non è soggetto ad alcuna delle misure precauzionali igieniche stabilite per il trasporto delle salme, salvo diverse indicazioni del coordinatore sanitario.  La cremazione di un cittadino straniero In applicazione delle disposizioni previste dal diritto internazionale privato, nel caso di cittadini stranieri l’autorizzazione alla cremazione deve essere rilasciata sulla base delle norme che regolano la cremazione nell’ordinamento giuridico cui il cadavere era soggetto in vita. Va pertanto acquisita una dichiarazione rilasciata dalle autorità competenti del Paese di appartenenza da cui risultino le norme del diritto applicabili ai fini del rilascio della prescritta autorizzazione alla cremazione. Ricapitolando: è l'unica soluzione definitiva, cioè che non richiede ulteriori interventi in futuro. esclude problemi di tipo igienico-sanitario. costa di più rispetto all'inumazione (perché c'è da pagare la tariffa del forno crematorio e il trasporto) ma molto meno rispetto alla tumulazione. Perché no alla cremazione? A lungo la Chiesa cattolica ha osteggiato la pratica della cremazione perché ritenuta espressione antireligiosa, atto di negazione dell'immortalità dell'anima e della resurrezione di corpi. Il veto è caduto nel 1963, ad opera di papa Paolo VI. Cosa accade al corpo durante la cremazione?In questo stato, i tessuti muscolari tendono a contrarsi. ... Dopo 20 minuti i tessuti molli come la pelle, gli organi, i muscoli e il grasso iniziano a sciogliersi facendo così apparire le ossa. Durante questa fase dal corpo possono uscire spruzzi di liquido. Chi può assistere alla cremazione?La maggior parte dei forni crematori consente ai parenti di seguire il carro funebre fino all'ingresso dell'edificio dove avverrà la cremazione, ma senza potervi assistere. ... È il personale addetto che si occupa di cremare il corpo, non ammettendovisitatori esterni. Perche si sceglie la cremazione?Si evita il processo biologico della decomposizione. Ragioni ambientali, civili, filosofiche o estetiche. Rifiuto del cimitero, dei riti e degli obblighi ad esso connessi, della superficie da essi occupata. Aspirazione a un ideale ritorno al “ciclo della natura”, attraverso la dispersione delle ceneri.
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Chiara Ricciarelli 03/09/2022 0

Beccamorti o impresari? Il settore delle pompe funebri in Italia fra racket e “professionalità"

Il settore delle pompe funebri in Italia fra racket e “professionalità” In Italia, si sa, il racket dei defunti in ospedale è ancora purtroppo una grossa piaga. Imprese funebri senza scrupoli che si procacciano il lavoro nell’ illegalità e rivendendo a caro prezzo i propri servizi. Il settore? Certamente non ci guadagna: si perpetrano le cattive abitudini, si stagna in aziende decennali che non innovano e non investono. E poi? E poi ci sono gli impresari veri e propri: quelli che fanno questo lavoro con passione, al servizio reale della clientela e soprattutto che vogliono innovare il settore. Come? Puntando sui miglioramenti, sugli investimenti, sulla formazione. Le Case Funerarie sono un fenomeno in crescita: ci auguriamo che possano (anche attraverso l’ applicazione delle tecniche di Tanatoprassi) invertire questo trend sicuramente deplorevole e dare finalmente lustro ad un settore che non è solo business!!! Le pompe funebri, nella collettività, svolgono indubbiamente un ruolo importante. Ossia, assistere le famiglie alla morte di un proprio caro. E lo dovrebbero fare con passione e con empatia. Quelle, cioè, necessarie per ascoltare i clienti, capire le loro esigenze e tradurre questi bisogni in un rito funebre che sia in grado di dare reale dignità al defunto, onorare la memoria di un proprio caro. Ma è davvero così? Il settore, si sa, non conosce praticamente crisi. Banalmente, solo solo, perché l’ evento morte è un evento certo per tutti. Ma anche perchè, di fatto, si tratta di un trend in enorme crescita. Se vogliamo parlare di numeri, basti pensare che, dati ISTAT alla mano, in Italia nel corso del 2021 sono morte 709 mila persone, rispetto a una media – tra il 2015 e il 2019 – di 645 mila decessi all’anno (senza contare il 2020, anno della pandemia, in cui la mortalità è stata la più elevata dal Dopoguerra in poi). Il business dei funerali, poi, raggiunge cifre che sfiorano i 3,5 miliardi di euro annui. Insomma, quello che ruota intorno alla morte è senza dubbio uno dei business maggiormente redditizi nel nostro paese! Ma le imprese funebri ad oggi esistenti son davvero degne di portarne alto il nome? Cimentarsi in un’ impresa funebre non è cosa da tutti: spesso e volentieri si lavora nell’ impresa di famiglia o la si prende in gestione. Le new entry si scontrano inoltre con realtà radicate sul territorio da decenni: il clima è quello di una concorrenza a dir poco spietata. E poi c’è da fare una distinzione importantissima: fra i “beccamorti”, così come ci “piace” chiamarli, e i veri impresari. L’origine della parola “beccamorto”, alquanto spregiativa ma purtroppo efficace, affonda nel Medioevo: beccare, cioè mordere, il morto, laddove, per accertarne senza alcun dubbio il decesso, il medico ne pizzicava l‘alluce del piede. Ecco i beccamorti sono un po’ questo. E i morti vengono tutt’ oggi “beccati”. Metaforicamente, si intende. Per dirla meglio, i morti vengono “racimolati”, laddove soggetti evidentemente senza scrupoli vanno a procacciarsi il lavoro, poco professionalmente, proprio là dove il terreno è quanto mai fertile. Cioè, negli ospedali. D’ altronde non è certo cosa nascosta come il racket del caro estinto sia ancora diffusissimo all’interno dei nostri nosocomi. Gli abusi nelle camere mortuarie fanno parte di una reale condizione di illegalità delle imprese funebri del nostro paese (oltre 5 mila aziende). Un giro d’affari davvero enorme! Veri e propri avvoltoi disposti a pagare operatori, infermieri e medici per conoscere in tempo reale i nomi dei defunti, sabotando a mani basse la concorrenza e approfittando dell'angoscia e della confusione dei parenti per proporre servizi a un costo decisamente superiore al prezzo di mercato. Una situazione che ci auguriamo possa quanto prima finire, appellandoci anche al buon senso delle famiglie di non accettare l’offerta delle agenzie che si presentano, senza nemmeno essere state esplicitamente chiamate. Eppure, i “beccamorti”, ad oggi, fanno soldi, fanno “business”, se così vogliamo chiamarlo. Un business “malato”. La maggior parte di loro, poi, nemmeno investono, sperperando il proprio denaro in automobili, immobili e bella vita. E poi? E poi ci sono gli impresari veri e propri. Quelli professionali. I veri imprenditori del settore hanno tutt’ altro modus operandi. Non vanno a procacciarsi il lavoro ma lavorano a chiamata. Hanno un personale competente, professionale, attento, pronto ad operare h24. E, soprattutto, investono il proprio denaro per migliorare l’ azienda e la sua immagine, e, conseguentemente, l’ immagine del settore. Le Case Funerarie sono un fenomeno in crescita: ci auguriamo che possano dare finalmente un taglio a questo racket deplorevole! Si spera che lo facciano con passione, dedizione, con la giusta attenzione ad offrire un servizio professionale ed innovativo, traducendo i bisogni delle famiglie che vi si rivolgono, in un rito funebre in grado di dare reale dignità al defunto. Non solo location accurate, atmosfere di relax, clima sereno, approccio professionale, ma anche pratica e tecnica dunque. Come l’ uso di quelle di Tanatoprassi, per le quali da sempre ci battiamo. Lo ribadiamo ulteriormente: la Casa Funeraria senza la Tanatoprassi non ha senso! La Tanatoprassi è indispensabile per riuscire a sposare bene l’obiettivo ultimo, mirando non solo a conservare il corpo il più a lungo possibile in condizioni di sicurezza, ma anche a trattarlo in modo da renderlo, esteticamente, il più possibile vicino a rappresentare un’immagine serena. Professionalità, competenza, attenzione, passione, tecnica: questi sono i veri impresari!!
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