54 articoli nella categoria Notizie

Sandra Bergamelli 17/09/2020 0

L'Accademia della Crusca ha ammesso la parola tanatoprassi nell'uso comune e corretta della lingua italiana

Noi umani abbiamo, da sempre, il compito di dare i nomi alle cose. È un compito aperto, perché la realtà cambia continuamente e di conseguenza anche la lingua ha bisogno di parole nuove per descriverla. Se, però, è vero che ognuno di noi può diventare onomaturgo, inventore di parole, altrettanto vero che non tutte le parole create finiscono nei vocabolari. Tra le stranezze che caratterizzano l’Italia ne esiste una che in qualche modo collega il mondo delle imprese con quello della cultura. Eppure fino ad oggi, è stata data una limitata visibilità alle imprese che investono in servizi che modificano la cultura, anche se questo contribuisce alla ricchezza culturale del paese, e secondo diversi esperti, dovrebbe contribuire sempre di più, visto che, in anni di mutamento delle strutture funerarie il settore potrebbe crescere proprio puntando sulla valorizzazione dell’immenso patrimonio dei servizi moderni. In quest’ottica riveste particolare importanza una iniziativa avviata da ASSOTAN Associazione Italiana di Tanatoprassi, e I.N.I.T. L’Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi. l’inserimento della parola “tanatoprassi” nella lingua italiana. Questo vocabolo è entrato a far parte ufficialmente, del nostro patrimonio linguistico. Ogni lingua scritta e parlata da sempre è stata per l’uomo espressione della propria cultura. L’iniziativa, oltre a significare l’evoluzione dei costumi e della mentalità di un popolo, premia quelle imprese che hanno superato gerarchie funzionali, e hanno introdotto nell’azienda moderne professioni particolarmente innovative e interessanti anche se in netta minoranza rispetto a quelle tradizionali, e vuole offrire nuove soluzioni in termini di comunicazione legata a servizi e cultura.
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Chiara Ricciarelli 15/10/2020 0

CASE FUNERARIE E TANATOPRASSI.

COME CAMBIA IL RITO FUNEBRE E LA CONCEZIONE DELL’ EVENTO MORTE. L’ IMPORTANZA DELLA TANATOPRASSI NELLE CASE FUNERARIE PER “UMANIZZARLA”.   Il culto della morte, e dei morti, è, fin dall’ alba dei tempi, un elemento caratterizzante della cultura dei popoli. La concezione del rito funebre è nel tempo stata oggetto di modifiche nella pratica e nell’ immaginario collettivo. In questo articolo, TanMagazine vuole ripercorrerne brevemente l’ excursus fino ai giorni nostri, e sintetizzare il fenomeno sempre più incalzante delle case funerarie e della tanatoprassi come atti rivoluzionari sia per il rito che per la veglia funebre. Il culto della morte, e dei morti, è, fin dall’ alba dei tempi, un elemento caratterizzante della cultura dei popoli, nella storia; tuttavia, le tradizioni e gli usi legati alla morte e al suo rito funebre sono variati incredibilmente a seconda dell’ età storica, del luogo, della fede religiosa, e, non da ultimo, a seconda delle estreme volontà del deceduto e dei suoi cari. Durante il percorso della storia e dei popoli, il rito funebre ha assunto caratteristiche e connotati diversi, fino a giungere ai giorni d’ oggi, in questa nostra società moderna, dove se, non altro, esiste una maggior consapevolezza razionale all’idea stessa della morte. La morte, in quanto limite supremo all’agire umano, su questa terra. Nonostante questa nostra maggior consapevolezza, la morte e l’ idea che l’ accompagna, sembrano essere ancora un tabù, nei fatti, un argomento“scottante” o comunque, forse, indigesto, oppure, ad ogni modo, e sempre, un tema che si cerca di evitare. Eppure, purtroppo, l’ evento morte è un doloroso accadimento che tutti ci dobbiamo trovare, prima o poi, ad affrontare; pertanto l’ obiettivo ultimo di questa nostra società, dovrebbe essere quello di cercare di umanizzare il più possibile una tematica che continua a farci così paura. Vero è, ad ogni modo, che è proprio tramite il rito funebre che, anche oggi, si riesce a condividere l’ evento morte, e a convivere forse con questa idea che incute ancora così timore. Se il culto della morte è frutto della cultura e della tradizione dei popoli, e il rito funebre contribuisce in un certo senso ad aumentare la tolleranza umana verso il doloroso evento del trapasso, quali sono le tendenze, nel prossimo futuro, in questo senso?   E’ in un contesto come questo, che per far fronte ad un’ idea di morte che continua a far paura, si è inserito, piano piano, lentamente, il concetto di “Casa Funeraria”. Il rito funebre, nella nostra tradizione italiana, si svolge, infatti, storicamente, in questo modo. Ovviamente, prima che le esequie del caro defunto vengano sepolte, o cremate, esse vengono riposte in un luogo per dargli l’ ultimo addio ed accompagnarlo alla vita ultraterrena. Nel nostro paese, di solito, fino ad ora, l’ ultimo saluto, l’ addio estremo al proprio caro defunto è offerto o all’interno delle mura domestiche o nelle strutture sanitarie, all’ interno degli obitori degli ospedali. Nel primo caso, spesso, i cari del defunto, continueranno a vivere in quell’ abitazione, seguitando, dopo la sua morte, ad avere un ricordo spiacevole dell’ evento. Nel secondo caso, gli obitori sono spesso “freddi”, sia nelle strutture che nell’ idealità: luoghi profondamente inidonei a garantire la necessaria intimità e riservatezza e a poter esprimere, a pieno, nella propria sensibilità, tutte le emozioni e i sentimenti che inevitabilmente i congiunti e le famiglie del caro scomparso, devono affrontare. In entrambi i casi, comunque, si tratta di un rito spesso inadeguato a rappresentare a pieno le volontà e i desideri, le volontà di raccoglimento delle famiglie, che hanno bisogno di tempo per ricongiungersi col caro scomparso, per pregare, per ricordarlo e per accompagnarlo, nel caso siano credenti, nel suo viaggio verso l’ aldilà. Spesso il rito funebre viene eseguito senza particolari emozioni, in tutta velocità, per poter permettere di svolgere il funerale rapidamente, per ovvie questioni igieniche della salma, che fra l’ altro, provata dal trapasso e in molti casi dalla sofferenza, si presenta agli occhi delle famiglie, ovviamente, non in perfette condizioni, anche da un punto di vista puramente “sensoriale”. E’ in un contesto come questo che il fenomeno delle Case Funerarie e della Tantatoprassi si inseriscono. La Casa Funeraria si configura quindi come luogo idoneo e adeguato, in cui la salma del caro congiunto scomparso può   essere custodita, in tutta tranquillità e sicurezza. L’ atmosfera è giusta e rilassata, quella di tranquillità, raccoglimento, serenità e possibilità di preghiera. L’ idea ha preso, in origine, avvio molto tempo fa ormai, negli USA e in Inghilterra. Tuttavia, questo fenomeno - nonostante le sopracitate paure e i timori per l’ evento morte e per i suoi tabù che di fatto, continuano ad essere presenti nella nostra cultura e nella nostra mentalità -, piano piano si è fatto spazio anche nel nostro paese, soprattutto in tempi recenti e nel Settentrione, cercando di cambiare un po’ questa concezione, e contribuendo piano piano alla creazione di un concetto di rito funebre completamente diverso da quello che è sempre stato. Con la Casa Funeraria, la concezione del rito funebre è tesa progressivamente a modernizzarsi, scacciando o provando ad allontanare in qualche modo paure e tristezze, o, comunque, alleggerendone il carico e il doloroso e straziante impatto emotivo. La Casa Funeraria è un luogo accogliente e tranquillo, nel quale si possono creare le condizioni per vivere l’ evento morte e per dare l’ ultimo addio al caro scomparso, in silenzio, raccoglimento, meditazione, tranquillità, offrendo la possibilità di un vero e proprio luogo di memoria. La Casa Funeraria offre spazi idonei, adeguati, puliti, rispondendo a dovuti e precisi canoni igienici e strutturali e consentendo di ampliare la veglia funebre per più giorni, rispetto ad adesso, dove tutto deve essere fatto (per forza di cose) velocemente. In questo contesto, è doveroso ricordare che il ruolo della disciplina della Tanatoprassi è, all’ interno della Casa Funeraria, tutt’ altro che accessorio, ma anzi, indispensabile per riuscire a sposare bene l’ obiettivo ultimo di ridare dignità alla morte. Le tecniche di Tanatoprassi, ossia quell'insieme di tutte le cure rivolte alla salma prima delle esequie, in termini di igiene, di conservazione e di presentazione estetica, sono essenziali, infatti, al corretto funzionamento di una Casa Funeraria. Nelle ore immediatamente successive alla morte, infatti, il corpo del dipartito subisce naturalmente una repentina trasformazione, con la fuoriuscita di liquidi organici e la presenza di vapori nauseanti,   che lo rendono, se non trattato, ai limiti della decenza e della presentabilità davanti agli occhi delle proprie famiglie e dei propri cari. Questo può contribuire a rendere la veglia funebre traumatica: l’ obiettivo della Tanatoprassi è proprio quello di conservare il corpo il più a lungo possibile, farlo in condizioni igieniche e di sicurezza e trattare la salma in modo da renderla, esteticamente, il più possibile vicina a rappresentare un’ immagine serena del defunto, umanizzando l’ evento morte, e cancellandone o alleggerendone i segni inevitabili della sua sofferenza. Ecco perché le Case Funerarie, senza la pratica della Tanatoprassi, non svolgono completamente la loro funzione, e noi di TanMagazine ci auguriamo che sia proprio in questa direzione che si svolgano le prossime tendenze, per cambiare in modo radicale e rivoluzionare il concetto della morte e il rito funebre, in condizioni di maggiore igiene, sicurezza, tranquillità, raccoglimento, che il defunto merita. Per riportare davvero il povero “caro scomparso” ad essere “protagonista”, con estrema dignità, anche di questa fase inevitabile della propria esistenza, quella che è il fine vita.
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Chiara Ricciarelli 11/11/2020 0

Toscana e Tanatoprassi: a che punto siamo?

  Ne parliamo con La Piramide, Casa Funeraria in Versilia   La tanatoprassi è un trattamento "post-mortem" che si occupa della conservazione, cura igienica e presentazione estetica del corpo dopo il suo trapasso: mentre è molto diffusa al Settentrione, in Toscana, ossia nella Regione che prenderemo in esame per quest' articolo, sembra ancora non essere ben radicata. Ne parliamo con La Piramide, Casa Funeraria in Versilia. In Toscana, viene praticata la tanatoprassi? Fra Case Funerarie e Sale o Cappelle del Commiato, in Toscana, esistono ad oggi 29 strutture. Per la maggior parte si tratta di Sale del Commiato, mentre sono 5 le Case Funerarie, all' interno delle quali, tuttavia, risulta, da una ricerca da noi svolta, che non vengono praticate particolari tecniche di tanatoprassi. Questo mese abbiamo intervistato La Piramide, in Versilia, per parlare di tanatoprassi e di organizzazione del rito funebre all' interno di una Casa Funeraria. Ci siamo interfacciati con Emanuele Ricci, titolare, e Roberto Rebughini, direttore delle Onoranze Funebri. “All' interno della Vs. Casa Funeraria, viene praticata la tecnica della tanatoprassi?” Al momento, no. Adottiamo una serie di procedure per garantire e controllare le condizioni del cadavere durante la sua permanenza all' interno della struttura; per quanto riguarda invece la conservazione della salma stessa, in questa Casa Funeraria, non usiamo mettere in pratica tecniche di tanatoprassi. Ad esempio, cambiamo l' aria all' interno della sala, almeno 7 volte ogni ora. Inoltre ci occupiamo del controllo dell' umidità e del controllo della salma, della temperatura corporea e dei movimenti. Qualora si verificasse un evento in questo senso, la nostra struttura è dotata di appositi dispositivi di allarme e segnalazione. Quella che viene chiamata comunemente “imbalsamazione” della salma, o in termini migliori la sua cura e conservazione, invece, purtroppo, non è una pratica molto usata qui nella nostra Regione, tanto che in 20 anni che esercitiamo la nostra professione, ci è capitata una volta sola una richiesta in questo senso. Ma stiamo parlando di 12 – 13 anni fa. Attualmente, bisogna ammettere che nessuno dei nostri clienti ci ha manifestato particolari richieste od esigenze in questo senso. C'è da dire che purtroppo i tempi sono anche quelli che sono, dove le famiglie, soprattutto quelle di media “classificazione” sociale, tendono spesso a risparmiare sulla cerimonia funebre,   prediligendo riti minimali. Prova questa che la tanatoprassi, importante tecnica di cura, conservazione e trattamento estetico della salma, non è ancora diffusa molto nel nostro Paese, o quanto meno, praticamente quasi del tutto assente sul nostro territorio toscano. Tuttavia, sarebbe importante una sensibilizzazione della cultura della nostra società e dei nostri usi e costumi e tradizioni, per riconoscere l' importanza di una pratica che è di notevole aiuto, sia dal punto di vista dell' igiene che dal punto di vista della cura dell' ultima immagine del caro defunto scomparso. “Come è nata la Vs. Casa Funeraria e cosa la contraddistingue?” La Casa Funeraria è un luogo di ritiro e di preghiera, dove si respira intimità, calore umano e sensibilità. Onoranze Funebri La Piramide è un azienda giovane. Dopo quasi 20 anni nel settore, il titolare Emiliano Ricci, infatti, ha intrapreso questo percorso 2 anni fa. La nostra è una struttura unica perché è la sola casa funeraria della Versilia, nata adiacente all' area ospedaliera. Ci sono, al suo interno, 3 Sale del Commiato ed ogni spazio è personalizzabile per il proprio credo. Nelle Sale, si trova un monitor 38 pollici, dove tradizionalmente, viene proiettato il manifesto funebre, ma c'è la possibilità di mettere anche video o una canzone. I congiunti e i familiari, così, hanno la possibilità di vegliare il proprio caro per circa 24 ore, fino ad un massimo di 48, anche se non se ne consiglia il prolungamento oltre questi tempi, per ovvie ragioni igieniche. Ecco quindi, che, come dicevamo prima, le tecniche di tanatoprassi verrebbero, in queste occasioni, davvero in aiuto per prolungare la veglia e per offrire il miglior ricordo del caro scomparso, garantendone un' immagine quanto più dignitosa possibile, e cercando di alleviare le sofferenze che è necessario spesso affrontare nel fine vita. Gli spazi interni sono molto curati, con arredamenti minimalisti ma efficaci per trasmettere una sensazione di serenità, di quiete, di intimità e di preghiera. L' ambiente intorno, poi, è degno di nota. La Casa Funeraria nasce all' interno di una verde pineta, la struttura ha una bella vetrata che offre uno spazio arioso, le pareti sono dorate, una diversa dall' altra, a testimonianza delle varie sfaccettature umane. Ci sono anche alcune lastre di vetro, tutte alte uguali: questo significa che siamo tutti uguali su questa terra. Abbiamo un percorso, quello dell' acqua, che simboleggia la nascita, ma anche il percorso della vita, con un paio di ostacoli e un vortice finale, che riporta all' origine di tutto, come il ciclo di tute le cose. Certamente, la Casa funeraria è ben diversa da una più semplice Cappella del Commiato, dove per legge non si può tenere la salma aperta, e che ospita, quindi, i cadaveri a cassa chiusa; per non parlare delle strutture ospedaliere, ben più fredde e “ ostiche”.   “Qual' è lo scopo della Casa Funeraria? Come cambia, in questo senso, il rapporto con le persone?” Se vogliamo dirlo in poche parole, la finalità della Casa Funeraria è trasmettere questo concetto: umanizzare e valorizzare anche un evento così tanto doloroso, come l' evento morte. La perdita di un caro congiunto è sempre un evento traumatico e destabilizzante, ma quello che apprezzano i clienti di una Casa Funeraria è proprio il calore umano. Il personale mantiene un rapporto particolare con la famiglia: nella Casa Funeraria, si è a contatto con la famiglia 8 - 10 ore durante la veglia funebre, si ha un rapporto giornaliero e quotidiano, un rapporto continuativo, se vogliamo, e sicuramente tutto ciò è molto diverso rispetto alle tradizionali attività che si svolgono in un luogo “freddo” come può essere l' obitorio, dove il personale dell' impresa funebre si occupa delle semplice attività ordinarie. Le persone vedono sicuramente il nostro lavoro in modo diverso. Diciamo che questa differenza si fa sentire molto. Un tempo, e parlo di 20 o 30 anni fa, si faceva di tutto per poter vegliare il caro congiunto a casa. Adesso le cose però sono cambiate: spesso e volentieri gli spazi delle mura domestiche sono quelli che sono e sono mutate anche le esigenze familiari. Ci sono bimbi piccoli... oppure, parenti che fanno visita a qualsiasi ora. In una Casa Funeraria è un' altra cosa, l' ambiente è più intimo e raccolto, si ha tempo a disposizione in un contesto di “tranquillità.” Certo, si parla di un contesto più sano, anche igienicamente, anche se le tecniche di tanatoprassi darebbero indubbiamente un nuovo impulso in questo senso, contribuendo a migliorare il settore e sensibilizzare verso un' ottica diversa, per porre massima attenzione sulla cura, sull' igiene, sull' estetica per offrire un' immagine quanto più serena possibile del caro scomparso. In questo modo, inoltre, si potrebbero, col tempo, correggere anche molte concezioni. Il rito funebre sta cambiando, e nonostante il tabù e la riluttanza verso le tematiche della morte siano sempre presenti (ci permettiamo di segnalare anche una certa mancanza di valori, soprattutto da parte delle nuove generazioni), il nostro auspicio è sicuramente quello di poter rivalorizzare e umanizzare, a livello di costumi e di società, di pensieri, e di credi, questa fase così importante della nostra esistenza.
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Redazione TanMagazine 24/11/2020 0

UN TESTO PER LA NUOVA TANATOPRASSI

Con la scoperta di Fluytan il sostituto della formalina nasce la nuova tanatoprassi: Nuove tecniche, nuovi metodi di intervento, cambia il modo di svolgere la cura di tanatoprassi che il mondo conosce. I.N.I.T. Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi in collaborazione con Assotan e Alphatan Academy stanno preparando un libro per studiare e per apprendere la Nuova Tanatoprassi. Questo testo vi assisterà e vi porterà passo passo fino al momento dei test per l'esame finale dei corsi riconosciuti dallo Stato Italiano.
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Chiara Ricciarelli 03/12/2020 0

La tanatoprassi ha bisogno di una Legge!!

LA TANATOPRASSI E LA SUA LEGITTIMAZIONE. Siamo ancora in “terra di nessuno”.   A che punto siamo con la legittimazione istituzionale della pratica della TANATOPRASSI in Italia? Questa disciplina ha ottenuto un riconoscimento formale da parte del Governo o delle Istituzioni? Facciamo chiarezza in questo articolo. La tanatoprassi – è un dato di fatto –, oggi è una disciplina che si muove ancora in “terra di nessuno”. Nonostante i tentativi di Assotan e INIT di legittimare la materia, il punto è che c'è ancora stagnazione di idee e di pratiche, nostro malgrado. Infatti, nel corso di questi anni, con le nostre associazioni, ci siamo adoperati per formare professionalmente operatori di tanatoprassi qualificati. Il corso di tanatoprassi svolto da INIT dal 2010 al 2013, con la collaborazione dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e con l’Egida del Ministero della Sanità, si è tenuto con successo – con un ciclo di formazione pratica su casi reali di 100 operazioni per ogni partecipante al corso – ed ha visto diplomarsi i primi 5 tanatoprattori specializzati italiani. Queste figure professionali, oggi riescono, con documentazione alla mano e con domanda della famiglia del defunto scomparso ad ottenere, seppur a fatica, l' autorizzazione ad operare come tanatoprattori. E questo accade in tutta l' Italia, da Bolzano a Palermo. Gli operatori infatti, mettendosi in contatto con le autorità sanitarie, ottengono l' autorizzazione ad operare, firmando tutte le carte necessarie. Ma questo accade perché le autorità sanitarie si informano circa il nostro Istituto e la sua autorevolezza nel settore. In certi casi, la materia della tanatoprassi è totalmente sconosciuta e dire che le difficoltà sono poche è dire, francamente, una menzogna. Ultimamente, gli operatori della tanatoprassi, sono stati presi maggiormente in considerazione dal nostro Sistema Sanitario, ottenendo piano piano, l' autorizzazione ad operare. E questo è, se vogliamo, un timido segnale in avanti, se pensiamo che in alcuni casi, le operazioni condotte erano ancor più farraginose. I trattamenti, di quella che veniva definita imbalsamazione (ma che imbalsamazione non era), venivano eseguiti, nei fatti, da operatori e tecnici delle sale obitorio, o da necrofori, che facevano le veci del medico che invece avrebbe dovuto, secondo il Regolamento della Polizia Mortuaria e i dettami ospedalieri, eseguire l' operazione. O addirittura, venivano praticate tecniche, che definire di tanatoprassi e tanatoestetica sarebbe quasi eresia, con modalità ben lontane dalle regole. Oggi la realtà è un po’ cambiata. Quella che allora veniva definita come   imbalsamazione, ossia la pratica e la tecnica di conservazione che viene effettuata iniettando liquido conservante nelle arterie, è – per chiamarla con il proprio esatto nome –, tanatoprassi. La tanatoprassi si identifica, nello specifico, come conservazione temporanea. L' imbalsamazione, invece è ben altro. Si tratta infatti di una pratica definitiva, il cui intervento esecutivo può andare dai 20 ai 30 giorni. Una pratica davvero assai costosa, conseguentemente alla quale, ad ogni modo, ogni anno la salma andrebbe ritoccata e revisionata. Ma ciò che deve essere in questa sede sottolineato è che si rivela obbligatoriamente necessaria, all' interno del nostro ordinamento, una legge al riguardo. Nel 2017, era stato presentato un Disegno di Legge "Disciplina delle attività funerarie", il cui iter si era fermato al Senato in corso di esame di commissione. Anche il successivo DDL FOSCOLO, di cui abbiamo già parlato, è una disposizione ferma al vaglio delle Camere che, nella sua stagnazione, non riesce ancora ad essere emanata definitivamente. Per capire meglio di cosa parliamo, l' articolo 1 del Disegno di Legge n. 1611 "Disciplina delle attività funerarie", definisce i trattamenti di tanatoprassi come consentiti “qualora il defunto sia destinato a cremazione o a tumulazione stagna in loculo.” Essi “possono essere eseguiti da operatori abilitati solo successivamente all'accertamento di morte e al prescritto periodo di osservazione. Qualora il defunto sia destinato a inumazione o a tumulazione aerata in loculo, sono consentiti i trattamenti di tanatocosmesi”. L' articolo 2 del Predetto DDL, invece, esprime i requisiti per espletare la pratica, recitando testualmente: “Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i requisiti minimi per la pratica della tanatoprassi, valevoli su tutto il territorio nazionale, in base ai seguenti criteri: a) individuazione del profilo professionale dell'operatore di tanatoprassi; b) indicazione dei luoghi idonei all'effettuazione dei trattamenti di tanatoprassi; c) definizione delle metodiche e delle sostanze da utilizzare nei trattamenti di tanatoprassi, anche in riferimento alla loro compatibilità con le diverse pratiche funebri e con i diversi sistemi di sepoltura e prevedendo le garanzie atte ad assicurare che le suddette metodiche e sostanze non pregiudichino la salute dell'operatore.” In tutti i modi, quindi, la tanatoprassi è, oggi più che mai, una disciplina che ha estrema necessità di un riconoscimento. Il tanatoprattore deve essere autorizzato in maniera formale da un' autorità sanitaria e da istituzioni che ne riconoscano, definitivamente, la legittimità.   Si avverte fermo e presente l' assoluto obbligo, per l' operatore di tanatoprassi, di intervenire con tutte le carte necessarie, ossia: la domanda della famiglia dello scomparso di effettuare tale tecnica conservativa, la copia del documento di un familiare in cui si è firmato il consenso ad operare, il modulo che autorizza il tanatoprattore firmato dall' ASL del territorio competente, la certificazione della qualifica professionale di tanatoprattore ed infine, una copertura assicurativa e civile che copra eventuali danni causati nell' ambiente di lavoro. Tutta la documentazione deve essere firmata dall' autorità sanitaria che autorizza l intervento, mentre il tanatoprattore rilascia il certificato di eseguita cura di tanatoprassi. Ad oggi, tuttavia, il tanatoprattore gode di un riconoscimento soltanto “ipotetico” da parte della società e delle istituzioni, mentre c'è un bisogno urgente di una legittimazione istituzionale da parte dello Stato, nonché di una supervisione da parte delle autorità competenti. Tale professionalità la si dovrebbe evincere dalla partecipazione e dall' iscrizione del tanatoprattore ad un albo professionale, che si occupa di controllare e monitorare i requisiti e le competenze. Oggi invece, non esiste né una legge né tantomeno un Albo Professionale, a livello nazionale. A dire il vero, esiste soltanto il nostro, quello interno all' INIT, ma, come è logico capire, non è sufficiente: non esiste, ad oggi, una legge in vigore, che autorizzi il tanatoprattore ad operare e che riconosca, in modo istituzionale, la disciplina della tanatoprassi. La tanatoprassi, infatti, è una cosa seria e anche il corso che qualifica l' operatore al suo esercizio, deve avere assoluto riconoscimento da parte dello Stato e delle autorità sanitarie. E' infatti fondamentale scegliere, per l' espletamento di queste tecniche e pratiche, i tanatoprattori iscritti ad un ordine, in questo caso, all' ONT, Ordine Nazionale Tanatoprattori, la cui unica realtà esistente per il momento, è soltanto la nostra, al fine di garantirsi dei professionisti assoluti. Non sono nuove infatti le notizie degli scandali di pseudo corsi di formazione di pochi giorni, dove semplici operazioni di trucco sulle salme vengono fatte passare per tanatoprassi, gettando fango invece su chi opera in maniera seria e professionale. E' per questa ragione che ci sentiamo di batterci per questo scopo: i corsi devono essere assolutamente seri, professionali, ed erogati da autorità competenti ed autorevoli, come INIT, e, soprattutto si avverte, impellente, la necessità che la figura del tanatoprattore ottenga un riconoscimento effettivo, da parte delle Istituzioni e del Governo, per l' esercizio legittimo della sua professionalità.
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