Chiara Ricciarelli 15/10/2020
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COME CAMBIA IL RITO FUNEBRE E LA CONCEZIONE DELL’ EVENTO MORTE. L’ IMPORTANZA DELLA TANATOPRASSI NELLE CASE FUNERARIE PER “UMANIZZARLA”.
Il culto della morte, e dei morti, è, fin dall’ alba dei tempi, un elemento caratterizzante della
cultura dei popoli. La concezione del rito funebre è nel tempo stata oggetto di modifiche
nella pratica e nell’ immaginario collettivo. In questo articolo, TanMagazine vuole
ripercorrerne brevemente l’ excursus fino ai giorni nostri, e sintetizzare il fenomeno sempre
più incalzante delle case funerarie e della tanatoprassi come atti rivoluzionari sia per il rito
che per la veglia funebre.
Il culto della morte, e dei morti, è, fin dall’ alba dei tempi, un
elemento caratterizzante della cultura dei popoli, nella storia;
tuttavia, le tradizioni e gli usi legati alla morte e al suo rito funebre
sono variati incredibilmente a seconda dell’ età storica, del luogo,
della fede religiosa, e, non da ultimo, a seconda delle estreme
volontà del deceduto e dei suoi cari.
Durante il percorso della storia e dei popoli, il rito funebre ha
assunto caratteristiche e connotati diversi, fino a giungere ai giorni
d’ oggi, in questa nostra società moderna, dove se, non altro, esiste
una maggior consapevolezza razionale all’idea stessa della morte.
La morte, in quanto limite supremo all’agire umano, su questa terra.
Nonostante questa nostra maggior consapevolezza, la morte e l’
idea che l’ accompagna, sembrano essere ancora un tabù, nei fatti,
un argomento“scottante” o comunque, forse, indigesto, oppure, ad
ogni modo, e sempre, un tema che si cerca di evitare.
Eppure, purtroppo, l’ evento morte è un doloroso accadimento che
tutti ci dobbiamo trovare, prima o poi, ad affrontare; pertanto l’
obiettivo ultimo di questa nostra società, dovrebbe essere quello di
cercare di umanizzare il più possibile una tematica che continua a
farci così paura.
Vero è, ad ogni modo, che è proprio tramite il rito funebre che,
anche oggi, si riesce a condividere l’ evento morte, e a convivere
forse con questa idea che incute ancora così timore.
Se il culto della morte è frutto della cultura e della tradizione dei
popoli, e il rito funebre contribuisce in un certo senso ad aumentare
la tolleranza umana verso il doloroso evento del trapasso, quali
sono le tendenze, nel prossimo futuro, in questo senso?
E’ in un contesto come questo, che per far fronte ad un’ idea di
morte che continua a far paura, si è inserito, piano piano,
lentamente, il concetto di “Casa Funeraria”.
Il rito funebre, nella nostra tradizione italiana, si svolge, infatti,
storicamente, in questo modo. Ovviamente, prima che le esequie
del caro defunto vengano sepolte, o cremate, esse vengono
riposte in un luogo per dargli l’ ultimo addio ed accompagnarlo alla
vita ultraterrena.
Nel nostro paese, di solito, fino ad ora, l’ ultimo saluto, l’ addio
estremo al proprio caro defunto è offerto o all’interno delle mura
domestiche o nelle strutture sanitarie, all’ interno degli obitori degli
ospedali.
Nel primo caso, spesso, i cari del defunto, continueranno a vivere in
quell’ abitazione, seguitando, dopo la sua morte, ad avere un
ricordo spiacevole dell’ evento. Nel secondo caso, gli obitori sono
spesso “freddi”, sia nelle strutture che nell’ idealità: luoghi
profondamente inidonei a garantire la necessaria intimità e
riservatezza e a poter esprimere, a pieno, nella propria sensibilità,
tutte le emozioni e i sentimenti che inevitabilmente i congiunti e le
famiglie del caro scomparso, devono affrontare.
In entrambi i casi, comunque, si tratta di un rito spesso inadeguato
a rappresentare a pieno le volontà e i desideri, le volontà di
raccoglimento delle famiglie, che hanno bisogno di tempo per
ricongiungersi col caro scomparso, per pregare, per ricordarlo e per
accompagnarlo, nel caso siano credenti, nel suo viaggio verso l’
aldilà.
Spesso il rito funebre viene eseguito senza particolari emozioni, in
tutta velocità, per poter permettere di svolgere il funerale
rapidamente, per ovvie questioni igieniche della salma, che fra l’
altro, provata dal trapasso e in molti casi dalla sofferenza, si
presenta agli occhi delle famiglie, ovviamente, non in perfette
condizioni, anche da un punto di vista puramente “sensoriale”.
E’ in un contesto come questo che il fenomeno delle Case
Funerarie e della Tantatoprassi si inseriscono.
La Casa Funeraria si configura quindi come luogo idoneo e
adeguato, in cui la salma del caro congiunto scomparso può
essere custodita, in tutta tranquillità e sicurezza. L’ atmosfera è
giusta e rilassata, quella di tranquillità, raccoglimento, serenità e
possibilità di preghiera.
L’ idea ha preso, in origine, avvio molto tempo fa ormai, negli USA e
in Inghilterra. Tuttavia, questo fenomeno - nonostante le sopracitate
paure e i timori per l’ evento morte e per i suoi tabù che di fatto,
continuano ad essere presenti nella nostra cultura e nella nostra
mentalità -, piano piano si è fatto spazio anche nel nostro paese,
soprattutto in tempi recenti e nel Settentrione, cercando di cambiare
un po’ questa concezione, e contribuendo piano piano alla
creazione di un concetto di rito funebre completamente diverso da
quello che è sempre stato.
Con la Casa Funeraria, la concezione del rito funebre è tesa
progressivamente a modernizzarsi, scacciando o provando ad
allontanare in qualche modo paure e tristezze, o, comunque,
alleggerendone il carico e il doloroso e straziante impatto emotivo.
La Casa Funeraria è un luogo accogliente e tranquillo, nel quale si
possono creare le condizioni per vivere l’ evento morte e per dare l’
ultimo addio al caro scomparso, in silenzio, raccoglimento,
meditazione, tranquillità, offrendo la possibilità di un vero e proprio
luogo di memoria.
La Casa Funeraria offre spazi idonei, adeguati, puliti, rispondendo a
dovuti e precisi canoni igienici e strutturali e consentendo di
ampliare la veglia funebre per più giorni, rispetto ad adesso, dove
tutto deve essere fatto (per forza di cose) velocemente.
In questo contesto, è doveroso ricordare che il ruolo della disciplina
della Tanatoprassi è, all’ interno della Casa Funeraria, tutt’ altro che
accessorio, ma anzi, indispensabile per riuscire a sposare bene l’
obiettivo ultimo di ridare dignità alla morte.
Le tecniche di Tanatoprassi, ossia quell'insieme di tutte le cure
rivolte alla salma prima delle esequie, in termini di igiene, di
conservazione e di presentazione estetica, sono essenziali, infatti,
al corretto funzionamento di una Casa Funeraria.
Nelle ore immediatamente successive alla morte, infatti, il corpo del
dipartito subisce naturalmente una repentina trasformazione, con
la fuoriuscita di liquidi organici e la presenza di vapori nauseanti,
che lo rendono, se non trattato, ai limiti della decenza e della
presentabilità davanti agli occhi delle proprie famiglie e dei propri
cari. Questo può contribuire a rendere la veglia funebre traumatica:
l’ obiettivo della Tanatoprassi è proprio quello di conservare il corpo
il più a lungo possibile, farlo in condizioni igieniche e di sicurezza e
trattare la salma in modo da renderla, esteticamente, il più possibile
vicina a rappresentare un’ immagine serena del defunto,
umanizzando l’ evento morte, e cancellandone o alleggerendone i
segni inevitabili della sua sofferenza.
Ecco perché le Case Funerarie, senza la pratica della Tanatoprassi,
non svolgono completamente la loro funzione, e noi di
TanMagazine ci auguriamo che sia proprio in questa direzione che
si svolgano le prossime tendenze, per cambiare in modo radicale e
rivoluzionare il concetto della morte e il rito funebre, in condizioni di
maggiore igiene, sicurezza, tranquillità, raccoglimento, che il
defunto merita.
Per riportare davvero il povero “caro scomparso” ad essere
“protagonista”, con estrema dignità, anche di questa fase inevitabile
della propria esistenza, quella che è il fine vita.