15 articoli dell'autore Nicolas Tiburzi
Nicolas Tiburzi 08/02/2024 0
L'Importanza della Veglia Funebre e la Significativa Durata di Più Giorni
La veglia funebre è un rito antico che ha attraversato le epoche e le culture come una forma di rispetto e commemorazione per i defunti. Questo momento di condivisione e riflessione assume un'importanza significativa nelle comunità di tutto il mondo, poiché offre un'occasione per onorare la vita del defunto, confortare i familiari e permettere alla comunità di unirsi nel dolore e nel supporto reciproco.
**L'Essenza della Veglia Funebre: Un Momento di Commemorazione e Condivisione**
La veglia funebre è più di un semplice rituale. È un momento carico di significato, in cui familiari, amici e membri della comunità si riuniscono per commemorare la vita del defunto e condividere il dolore della perdita. Questo momento di condivisione offre un'opportunità preziosa per esprimere sentimenti di amore, gratitudine e rispetto verso il defunto e per confortare coloro che sono stati toccati dalla sua vita.
**Perché la Durata della Veglia Funebre è Importante**
La durata della veglia funebre svolge un ruolo cruciale nel processo di lutto e guarigione. Mentre alcune veglie possono durare solo poche ore, altre possono estendersi per giorni, e in alcune culture persino settimane. Questa prolungata durata può sembrare insolita per coloro che non sono familiari con le tradizioni culturali specifiche, ma porta con sé una serie di vantaggi che contribuiscono al processo di lutto e guarigione.
**1. Tempo per il Ricordo e la Riflessione**
Una veglia funebre prolungata offre agli individui e alle comunità più tempo per ricordare e riflettere sulla vita del defunto. Durante questo periodo esteso, i partecipanti hanno l'opportunità di condividere storie, ricordi e momenti significativi con altri, creando un legame più profondo con il defunto e con coloro che li circondano.
**2. Supporto Emotivo Continuo**
Il periodo prolungato di una veglia funebre consente un flusso costante di supporto emotivo per i familiari e gli amici del defunto. Mentre il dolore può manifestarsi in modi diversi e in momenti diversi per ciascun individuo, la presenza continua di altri offre un sostegno prezioso e una fonte di conforto nel corso dei giorni di lutto.
**3. Accettazione Progressiva della Perdita**
La veglia funebre prolungata può contribuire alla progressiva accettazione della perdita. Durante questo periodo, i partecipanti hanno il tempo di elaborare le loro emozioni, affrontare il dolore e iniziare il processo di guarigione interiore. Questo periodo prolungato offre un ambiente sicuro e solidale in cui il lutto può essere esplorato e compreso.
**4. Rafforzamento dei Legami Familiari**
La condivisione di esperienze e sentimenti durante una veglia funebre più lunga può rafforzare i legami familiari. La condivisione delle responsabilità organizzative e la partecipazione a rituali di lutto possono creare un senso di unità tra i familiari, contribuendo alla guarigione collettiva e alla costruzione di ricordi condivisi.
**Conclusione: Il Potere della Veglia Funebre Prolungata**
In conclusione, la veglia funebre è un momento di straordinaria importanza per onorare i defunti, confortare i vivi e rinforzare i legami comunitari. La sua durata prolungata offre un ambiente di supporto continuo, riflessione e guarigione che facilita il processo di lutto e consente alle persone di condividere il peso della perdita insieme. In un mondo in cui il tempo sembra scorrere sempre più veloce, la veglia funebre prolungata rappresenta un prezioso momento di pausa e di connessione umana, dimostrando che il valore del ricordo e della commemorazione rimane intatto nel tessuto stesso delle nostre vite.
Nicolas Tiburzi 11/12/2023 0
A Pordenone il 15 Gennaio 2024 si svolgerà il Corso: Conservazione di base della salma con il Fluytan
Desidero condividere con voi un'opportunità eccitante che potrebbe essere di grande valore per voi che siete interesati alla tanatoprassi e sopratutto alla cura della salma.
L' Associazione Italiana Tanatoprassi ASSOTAN Sta offrendo un corso di formazione intitolato "La cura di base della salma con il Fluytan" progettato per potenziare le competenze e l'efficacia nel settore. Questo corso mira a fornire conoscenze approfondite, strumenti pratici e strategie chiave per affrontare le sfide emergenti e sviluppare ulteriormente le capacità su come eseguire una efficace cura di base della salma assicurando l’eliminazione della decomposizione per 2/3 giorni.
Ecco alcuni punti salienti del corso:
- Recuperatore della decomposizione : Il Fluytan è un fluido per la cura di base della salma che consente di eliminare la decomposizione all’istante. Il corso dimostra le varie applicazioni e le tecniche per ottenere vantaggiose soluzioni nella gestione della salma sotto tutti i punti di vista.
- Applicazione Topica: Le tecniche di applicazione topica che consentono la stabilizzazione della decomposizione della salma.
- Presentazione estetica: . Sarà facile ottenere ottime presentazioni dopo l’uso corretto del Fluytan sulla salma.
Il corso sarà condotto da esperti dell’Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi, garantendo un approccio pratico e orientato ai risultati. Il corso della durata di un solo giorno si svolgerà presso i Servizi Funerari Funeral Home Prosdocimo il 15 Gennaio 2024. Offrono anche flessibilità riguardo alla tempistica e al formato del corso per adattarsi alle esigenze di tutti.
Se siete interessati a esplorare questa opportunità o desiderate ulteriori informazioni riguardo al corso, Telefonate al numero 392 18.18.118. o mail info@assotant.it saranno più che felici di organizzare una riunione o una chiamata per discutere in dettaglio come poter soddisfare le vostre esigenze di formazione esclusive per l'uso del Fluytan questo poderoso recuperatore della decomposizione.
Nicolas Tiburzi 13/06/2023 0
Ciao Silvio, Buon Viaggio!! il racconto di come e perchè abbiamo oggi le Case Funerarie in Italia
Andrea Fantozzi I.N.I.T. racconta una storia: quella del cambiamento e dell’innovazione del settore funerario italiano.
Iniziamo dalla fine. Un progetto enorme che oggi è realtà. I riflettori puntati sul settore, gli imprenditori del mondo funerario che investono nelle Case Funerarie. Le voci circolano. Si discute di un progetto rivoluzionario che vorrebbe evolvere il settore funebre, vengono presentati i numeri e ricerche. Perfino i non addetti ai lavori, hanno riconosciuto l’utilità dell’iniziativa.
I grandi delle imprese funebri italiane arrivano ad Avezzano quindi, per vedere in prima persona ciò di cui si parla. L’I.N.I.T. tesse le lodi del progetto. L’ex primo Ministro Silvio Berlusconi ha apprezzato l’iniziativa. Anche il Ministero della Salute si è espresso favorevolmente.
Effetto WOW
Le voci di corridoio si trasformano in aspettative realizzate. Il progetto Case Funerarie in Italia dell’Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi è qualcosa di mai visto. Un modello di servizio sociale avvvincente, degno delle migliori attenzione delle grandi imprese del momento.
Le ambizioni
Andrea Fantozzi è il direttore di I.N.I.T.. Cura e professionalità per il viaggio dell’anima. Sono le parole chiave della sua filosofia. Nel 2002 il progetto muoveva i primi passi. Nessuno sapeva quale sarebbe stato l’esito. Eppure, per lei quel futuro aveva deciso che ci sarebbe stato. Non rimaneva che scriverlo. Chi ci ha seguiti in questa avventura ha pensato di prendere alla lettera le sue parole. E è iniziato il cambiamento. La scrittura, dopo, si è trasformata in una grande realtà. Gli imprenditori funebri accettano la sfida del Direttore di I.N.I.T. Costruiscono le Case Funeraie.
Se in Italia l’attenzione e il rispetto per la morte con la creazione delle Case Funerarie e l'introduzione della tanatoprassi nel sistema funerario sono diventati una realtà lo si deve anche a persone come Silvio Berlusconi che, nella loro vita governativa, hanno dimostrato che ogni persona con un progetto ha valore, è degna di rispetto e può agire per il bene di tutti.
La visione di Andrea Fantozzi si è rivelata profetica, aprendo nuove prospettive nel settore funerario italiano. La sua iniziativa ha conquistato il sostegno di importanti figure e istituzioni, dimostrando che il cambiamento e l'innovazione possono permeare anche i settori tradizionali come quello funerario. Il progetto delle Case Funerarie in Italia segna un passo significativo verso una visione più moderna e rispettosa delle esigenze e dei desideri delle persone in un momento così delicato come quello del lutto.
Le Case Funerarie rappresentano una nuova frontiera nel settore funerario italiano. Questi spazi offrono non solo servizi di elevata qualità, ma anche un ambiente accogliente e rispettoso per i familiari dei defunti. L'obiettivo è quello di offrire un supporto completo durante tutto il processo di lutto, garantendo una gestione adeguata delle pratiche funerarie e un ambiente confortevole per commemorare i propri cari.
Il settore funerario italiano si sta evolvendo grazie a questa iniziativa audace e all'avanguardia. Le Case Funerarie stanno ridefinendo il concetto stesso di come ci si possa prendere cura dei defunti e dei loro cari. È una storia di cambiamento che merita attenzione e che lascia spazio a ulteriori sviluppi nel panorama funerario italiano.
Oggi in Italia da quel lontano 2002 si contano oltre 600 Case Funeraie.
Effettivamente, il settore funerario è in costante evoluzione e ci sono ancora grandi progetti che devono essere realizzati. Negli ultimi anni, si è osservato un cambiamento significativo nel modo in cui vengono affrontati i servizi funerari, con un maggiore focus sull'aspetto personalizzato e sulla valorizzazione della memoria del defunto.
Tra i progetti in sviluppo nel settore funerario, si possono includere:
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Innovazione tecnologica: l'utilizzo di tecnologie avanzate, come la realtà virtuale e l'intelligenza artificiale, per migliorare l'esperienza dei servizi funerari e consentire alle persone di commemorare i loro cari in modi nuovi e significativi.
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Sostenibilità ambientale: la crescente consapevolezza ambientale sta portando a un aumento delle opzioni di sepoltura eco-sostenibili, come l'uso di materiali biodegradabili e la promozione di pratiche funerarie a basso impatto ambientale.
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Servizi personalizzati: sempre più persone cercano soluzioni personalizzate per onorare la memoria dei propri cari. Ciò ha portato alla creazione di servizi funerari su misura, che rispondono alle esigenze e alle preferenze individuali, offrendo cerimonie e rituali unici.
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Espansione delle infrastrutture: la richiesta di servizi funerari sta aumentando, e di conseguenza si sta assistendo all'espansione delle infrastrutture funerarie, inclusi nuovi cimiteri, crematori e case funerarie, per soddisfare le esigenze delle comunità locali.
Questi progetti e sviluppi nel settore funerario testimoniano un impegno costante per offrire servizi di alta qualità che rispondano alle esigenze e alle preferenze delle persone in un momento così delicato.
Caro Presidente, siamo veramente grati per il tuo impegno che hai dato nel promuovere il progetto Case Funerarie e Tanatoprassi nel sistema Italia e nel convincere il governo e le regioni a rivedere le leggi esistenti. Grazie a tutto questo, siamo riusciti a ottenere i cambiamenti necessari per realizzare questo grande obiettivo.
Senza il tuo supporto, questa trasformazione non sarebbe stata possibile. Il tuo apporto e la tua determinazione hanno reso un impatto significativo nel settore e nelle vite di coloro che beneficeranno di questo enorme servizio sociale.
Ancora una volta, grazie di cuore Presidente. Siamo entusiasti di continuare a lavorare per raggiungere ulteriori successi e miglioramenti.
Con profonda gratitudine,
I.N.I.T.
Istituto Nazionale Italiano Tanatoprassi
Nicolas Tiburzi 14/12/2022 0
L’ importanza di idonei servizi funebri per dare alla “morte” la valenza sociale che merita
Recuperare una cultura del fine vita e re-inventare il rito funebre è fondamentale: la rilevanza di
questa necessità non riguarda solo il campo psicologico dell’ individualità, ma la dimensione
sociale della collettività.
Il rito funebre permette di esorcizzare la morte, fare fronte all’angoscia che essa rappresenta,
alleviare il senso di solitudine. Condividere il dolente momento ed elaborare la perdita consente
numerosi vantaggi anche a livello psicologico. Da una dimensione individuale, a una dimensione
condivisa: i servizi funebri devono restituire all’ “evento morte” la valenza socio – culturale che
decisamente merita!
Senza dubbio, il culto della morte e dei morti è da sempre un elemento caratterizzante di ogni
popolazione.
Il rito funebre, variabile per culture, usi, tradizioni, epoche, è stato nel corso del tempo oggetto
di diverse modifiche, ma nei fatti, si parla sempre di gesti e comportamenti socialmente
condivisi e riconosciuti, finalizzati a dare dignità e in qualche modo “esorcizzare” il timore e la
paura dell' evento morte, ma anche ad elaborare il doloroso momento della perdita.
Ad oggi, la tematica è quasi un tabù, un tema scomodo che si cerca di evitare. Come se la
morte non ci toccasse, un po' come rimandare il pensiero per non volercisi “soffermare”.
Nei fatti, invece, essendo questo un dolente accadimento che ci dobbiamo trovare tutti, prima o
poi, ad affrontare, merita di essere preso in considerazione con luce nuova.
La morte è a tutti gli effetti circondata da gesti simbolici e questo è un tratto distintivo dell’uomo.
Fa parte della natura umana, infatti, rivolgere cure, attenzioni e sentimenti verso i defunti.
Secondo noi di Tanmagazine, non è solamente quanto mai necessario recuperare una cultura
del fine vita, ma esiste anche - e soprattutto - un grande bisogno di re-inventare il rito funebre, e
i servizi ad esso collegati.
E la rilevanza di questa necessità non riguarda solo il campo psicologico dell’ individualità, ma
la dimensione sociale della collettività.
Non ci sono dubbi, infatti, che il dolore provato e mostrato per la perdita di una persona cara
segua una serie di rituali, amari e consolatori, nonché il bisogno di elaborare il lutto e la perdita.
In questo senso, i servizi funebri non possono esimersi dall’ esserne all’ altezza: si tratta di
accompagnare questo momento verso un passaggio naturale, da vita terrena a “memoria”, in
modo quanto più dignitoso possibile.
Siamo pienamente consapevoli che ad, oggi, il rito funebre, nell' immaginario e nella cultura
condivisa, non sia affatto “sentito”.
Un tempo c’era più attenzione e cura per il defunto, ma, anche in questo campo, gli usi e i
costumi cambiano, e adesso, molte tradizioni che prima erano rilevanti, non esistono più.
E’ come se il tema della morte e le questioni ad essa connesse fossero state socialmente
rimosse, destinate all’ombra di un inconscio collettivo, cercando di negare e rimuovere le
emozioni negative che la perdita porta con sé.
Eppure, l’ importanza del rito funebre è fondamentale.
Oggi, la ritualità sociale legata alla morte rimane sì, ma in forma ridotta.
Basti vedere cosa avviene dopo la scomparsa di una persona cara. Il più delle volte parenti e
amici porgono l’ ultimo saluto al defunto abbastanza frettolosamente, o all’interno delle mura
domestiche,
oppure nelle strutture sanitarie, dentro i freddi obitori degli ospedali, luoghi profondamente
inidonei a garantire la necessaria intimità e riservatezza. Altre volte, invece, ci si limita
solamente ad un saluto presso la camera ardente.
Tra l’ altro, in queste situazioni, la salma, provata dal trapasso, si presenta agli occhi delle
famiglie, ovviamente, non in perfette condizioni, anche da un punto di vista puramente
“sensoriale”.
In ogni caso, gesti frettolosi e impersonali non sono certo adatti a rappresentare a pieno i
desideri e le volontà di raccoglimento di famiglia, parenti e amici, che avrebbero bisogno di
tempo per ricongiungersi col caro scomparso, per pregare o, ad ogni modo, per ricordarlo.
Le cerimonie poi sono sempre più spesso laiche, oppure si opta per una breve benedizione,
sbrigativamente, senza particolari emozioni.
Il rischio di tutto questo? Sicuramente, la “spersonalizzazione”. Il lutto è privato, nella pratica, di
gran parte della potenza emotiva e simbolica di un tempo.
Oggi è un evento vissuto spesso sotto forma non pubblica, un dolore che la persona deve
superare essenzialmente da sola, poiché la società tende, come già abbiamo detto, a negarne
e rimuoverne le dimensioni.
Nei fatti, possiamo dire che manca una vera e propria cultura, per il tessuto sociale e per le
famiglie, che possa far capire quanto il rito funebre sia invece importante.
Di fronte alla perdita di una persona cara, spesso si è confusi, insicuri, presi dall’onda delle
emozioni, travolti da un senso di angoscia e di tristezza.
Ecco che le ritualità legate alla morte hanno invece la funzione di agevolare il distacco di chi è
“mancato”, consentendo di avere a disposizione una rete sociale di supporto.
Psicologicamente e socialmente, il rito può presentare anche una lettura simbolica.
Permettendo di “mettere in scena” il dolore, il rito funebre lo porta infatti da una dimensione
individuale a una dimensione collettiva di condivisione.
Numerosi studi e ricerche sono infatti concordi nell’ affermare che il lutto non elaborato e non
trattato provoca angoscia e depressione negli individui e, di conseguenza, nella nostra società.
Il rito funebre, in quest’ ottica, permette invece di esorcizzare la morte, fare fronte all’angoscia
che essa rappresenta, alleviare il senso di solitudine.
Ecco che il ruolo di servizi funebri adeguati, in questo contesto, è essenziale.
Prima di tutto, si rende necessario dedicare attenzione e cura al defunto nelle operazioni di
veglia. E qui diventa cruciale la nostra Tanatoprassi, che consente di offrire maggiore dignità
alla morte, permettendo la conservazione della salma a lungo, in condizioni di igiene e
sicurezza.
E poi, diventano fondamentali una serie di operazioni “sociali”: partecipare attivamente al rito e
dedicare il tempo idoneo al caro defunto, vegliandone le passate spoglie e condividendo questo
momento, in serenità e raccoglimento, con le altre persone.
Tutto questo consente a “chi resta” di alleviare la sofferenza legata al lutto, elaborando il dolore,
il senso di solitudine e di abbandono. Un sostegno, un aiuto, anche pratico, per affrontare la
quotidianità e per riprendere la vita di sempre.
Non solo. La partecipazione attiva al rituale consente di evitare anche possibili complicazioni
future per chi ha subito la perdita, quali depressione e disturbi post traumatici da stress, su cui
numerosi sono gli studi - nel settore della psicologia e delle neuroscienze - che ne attestano la
profonda correlazione.
In conclusione, possiamo dire che di fronte alla tragedia o al dolore, il rito funebre può
consentire alle persone in lutto di accettare emozioni così complesse.
Spesso, i rituali significativi sono in grado di “placare”, “alleviare” sentimenti o sensazioni
negativi o, anche, esprimere ciò che le parole non possono e contribuire, così, all’ elaborazione
della perdita.
In quest’ ottica, riteniamo fondamentale quindi che i servizi funebri si porgano al servizio dell’
individuo e della collettività, contribuendo a dare all’ evento morte, ossia a quel momento
evolutivo dell’ indivuiduo che corrisponde al “fine vita”, la valenza socio – culturale che
decisamente merita.
Nicolas Tiburzi 03/05/2022 0
Funerale nei sogni Cosa significa sognare un funerale
Il funerale nei sogni è il modo in cui l’inconscio elabora la prima fase di distacco da ciò che non è più utile al sognatore e che questi ha già abbandonato, più o meno consapevolmente, nella sua realtà. Può considerarsi un simbolico rito di passaggio per una nuova fase della vita, per una nuova relazione, per una nuova consapevolezza di sé.
Il funerale nei sogni è una delle immagini oniriche più frequenti il cui ricordo tende purtroppo ad allarmare il sognatore che vi legge presagi di morte.
In realtà il funerale nei sogni è frequente perché frequenti sono gli aspetti della realtà umana che muoiono (che cambiano, si modificano, si trasformano): fasi delle vita, relazioni, parti di sé che è necessario accompagnare ritualmente verso una degna conclusione (il rituale), così che il funerale nei sogni sia un modo per riconoscere ciò che è stato per poi lasciarlo andare (seppellirlo).
Il funerale nei sogni è legato alla fine di qualcosa, può essere un sentimento, un rapporto, un’amicizia, un amore, può essere una situazione che ha esaurito le sue potenzialità, o un aspetto interiore del sognatore che sta lasciando spazio a qualcos’altro.
La vita che viviamo viene spesso percepita come vuota di significati e l’individuo è lasciato solo con se stesso a gestire ogni insicurezza ed ogni cambiamento. Il ruolo cardine dei riti di passaggio, che nel passato e nelle culture tribali garantivano l’appoggio della comunità nei momenti cruciali della vita, ha perso la sua importanza e sacralità.
I riti collettivi moderni: concerti, partite allo stadio, festival canori, riti religiosi hanno soppiantato l’attesa, le fantasie ed infine le fasi celebrative che scandivano l’esistenza e la colmavano di significato.
Solo il matrimonio, il funerale ed i riti della propria chiesa se si è credenti, sono rimasti nella nostra cultura occidentale ad accompagnare le fasi di passaggio, a sottolineare l’importanza dell’individuo, a farlo sentire di “essere” e, come tale, essere riconosciuto dagli altri.
E’ per colmare tale mancanza che l’inconscio individuale così spesso segnala l’importanza di una fase di passaggio attraverso i sogni.
Sono i sogni che partecipano dei cambiamenti importanti dentro e fuori l’individuo e lo fanno in modo diretto e potente. Il funerale nei sogni indica una metamorfosi radicale, perchè ciò che muore deve scomparire. E ciò che scompare lascia un vuoto che sarà colmato da “qualcos’altro”.
Significato del funerale nei sogni
Ecco allora che il significato del funerale nei sogni oltre a mettere in luce la necessità di “seppellire” e ritualizzare un evento o una situazione viene a coincidere con un’ apertura verso il futuro e verso la vita, integrando in sé l’energia dell’ archetipo di morte-rinascita..
Nicolas Tiburzi 15/04/2022 1
La tanatoprassi riparatrice
Il mondo della tanatoprassi è un insieme di specilizzazioni, che permettono ad un tanatoprattore professionista di raggiungere soluzioni anche nei casi piu complicati!!
Entriamo insieme nello specifico dei casi di forte dimagrimento del viso e stato cachettico, come si interviene?
Ricostruzione ipodermica
· La ricostruzione
La ricostruzione ipodermica del tessuto è un trattamento per la faccia, il collo e le mani. La perdita di tessuto adiposo nell’anzianità non deve essere considerata un problema per la restaurazione. Un naturale infossamento può essere presente nelle guance di molte persone: anche questo non è un problema per la restaurazione. Comunque, il contenuto normale di acqua nel corpo di una persona è approssimativamente l’80% del peso corporeo. Una malattia deturpante che provoca la disidratazione, potrebbe togliere l’umidità dalle cellule del tessuto e creare delle cavità tra la struttura ossea. L’unico difetto della ricostruzione ipodermica è che si rischia di riempire eccessivamente le strutture da uno dei due lati del viso, il viso risulterebbe perfetto su un lato e gonfio sull’altro. Anche se c’è un limite di iniezione nei tessuti, grazie alle ossa che impediscono di penetrare in profondità. Anche una leggera iniezione di troppo su di un lato porterebbe ad ulteriori iniezioni per compensare l’altro lato. Lo squilibrio dei due lati può produrre una distorsione della superficie naturale. È consigliabile iniettare il ricostruente in piccole dosi, sottovalutando le quantità necessarie finché entrambi i lati sono stati iniettati. Si può sempre ritornare al punto d’iniezione per effettuare altre iniezioni.
· Punti di entrata
Una siringa ed un ago ipodermico sono utilizzati per iniettare la sostanza ricostruente sotto la pelle. Un punto nascosto viene selezionato per l’inserimento dell’ago: il buco diventa scuro dopo l’esposizione all’aria, perciò ulteriore lavoro sulla superficie visibile potrebbe rendersi necessario.
Punti nascosti sul viso possono essere: la linea dei capelli, le narici, gli angoli della mandibola. In alcune aree del viso è sufficiente un solo punto d’entrata per raggiungere tutte le parti da restaurare; altre aree invece a causa della grandezza o delle curvature, necessitano di più punti di iniezione.
· Sostanze ricostruenti
Può essere utilizzato come ricostruente la crema massaggio; è comunque necessaria una crema morbida. Una quantità minima di olio minerale può essere aggiunta alle creme più dure per semplificare l’iniezione. Per caricare la siringa di crema, si deve rimuovere la testina in modo da riempire la siringa con una spatola. Premendo lo stantuffo l’aria nella siringa verrà espulsa ed il ricostruente uscirà dall’ago.
· Gli aghi ipodermici
È disponibile una vasta quantità di aghi con misure diverse. I diametri grandi sono i più pratici per l’iniezione della crema. La punta dell’ago ipodermico è tagliata in modo da facilitare l’inserimento e lasciare un’apertura più piccola del diametro dell’ago. La lunghezza dell’ago si determina in base alla grandezza dell’area da riempire.
· Procedura generale
L’ago viene direzionato nel tessuto più superficiale fino al punto più distante della cavità. L’ago si tiene il più vicino possibile alla superficie del derma; l’iniezione nella profondità dei tessuti risulterebbe completamente inefficace. È richiesta la massima cura nel direzionare l’ago in modo da evitare di bucare la pelle in superficie; per evitare tali inconvenienti si può posizionare la mano libera sulla superficie della pelle in modo da seguire la profondità dell’ago. Se la pelle si buca accidentalmente, è necessario ridirezionare l’ago; dopo aver completato il riempimento, il buco deve essere chiuso e coperto con la cera restaurativa.
La punta dell’ago viene bloccata dal tessuto sottocutaneo verso il quale è stato direzionato; si sblocca la punta, ritraendo l’ago indietro di 1cm prima di iniziare l’iniezione. Mentre si inietta, l’ago si ritira lentamente verso il punto d’entrata. Questo processo viene ripetuto finché tutta la regione interessata è riempita; solo a quel punto viene ritirato l’ago. Il riempimento in eccesso rimasto all’interno dell’ago deve essere espulso dall’ago prima che indurisca. Non è necessario ritirare l’ago dal punto d’entrata quando si deve riempire la siringa; si può staccare la siringa dall’ago in modo da riempirla senza togliere l’ago. Aghi e siringa devono essere lavati dopo l’uso; prima devono essere lavati in acqua calda con sapone, poi si sgrassano con un disinfettante liquido. Siringa e aghi si conservano separatamente proteggendo le punte degli aghi.
Nicolas Tiburzi 08/01/2022 0
Imbalsamazione, uno studio riscrive la Storia: tecniche in uso 1500 anni prima di quanto ipotizzato
A rivelarlo è uno studio pubblicato su Plos one. Rinvenute sostanze complesse in tombe antiche
LA MUMMIFICAZIONE era praticata nell’antico Egitto 1500 anni prima di quanto finora ipotizzato. A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Plos one e condotto da Stephen Buckley dell'Università inglese di York insieme a ricercatori delle università di Oxford e di Macquarie in Australia.
Da sempre si è creduto che tra il 4500 ed il 3100 avanti Cristo gli egiziani mummificassero i loro defunti sfruttando il clima caldo e secco e utilizzando la sola sabbia del deserto. Solo intorno al 2200 hanno iniziato ad usare delle resine ed il loro utilizzo è diventato più frequente tra il 2000 ed il 1600 avanti Cristo. Ora i ricercatori hanno esaminato dei tessuti funerari rinvenuti nelle tombe di uno dei più antichi cimiteri egizi risalenti tra il 4500 ed il 3350 ed hanno identificato, in alcune bende di lino, delle sostanze complesse utilizzate per l’imbalsamazione.
Analisi biochimiche hanno rivelato che le bende erano imbevute di resina di pino, estratti di piante aromatiche, gomma mescolata allo zucchero, petrolio naturale e grasso animale. Secondo i ricercatori questi risultati suggeriscono che queste sostanze per le imbalsamazioni erano state utilizzate almeno mille anni prima di quanto si pensasse. I prodotti naturali usati, spesso elaborati e lavorati, erano gli stessi di quelli impiegati nella mummificazione, al culmine dell’impero faraonico, circa 3000 anni dopo. "Queste ricette resinose messe sulle bende di lino che avvolgevano i defunti, - ha detto Buckley - contenevano agenti antibatterici e furono impiegate nelle stesse proporzioni dagli imbalsamatori egiziani quando la loro abilità era al suo apice, ossia 2500 - 3000 anni dopo".
Nicolas Tiburzi 16/09/2021 0
I miracoli della Tanatoplastica
Aperta la tomba di Carlo Acutis, il corpo è davvero incorrotto o c’è altro dietro?
Dopo tante dicerie sul corpo incorrotto di Carlo Acutis, una nota del Vescovo di Assisi, spiega che non risponde a verità che il corpo del prossimo beato sia stato trovato incorrotto: “All’atto dell’esumazione nel cimitero di Assisi, avvenuta il 23 gennaio 2019 in vista della traslazione al Santuario, – spiega monsignor Sorrentino – esso fu trovato nel normale stato di trasformazione proprio della condizione cadaverica. Non essendo tuttavia molti gli anni della sepoltura, il corpo, pur trasformato, ma con le varie parti ancora nella loro connessione anatomica, è stato trattato con quelle tecniche di conservazione e di integrazione solitamente praticate per esporre con dignità alla venerazione dei fedeli i corpi dei beati e dei santi. Un’operazione che è stata svolta con arte e amore. Particolarmente riuscita la ricostruzione del volto con maschera in silicone. Con specifico trattamento è stato possibile recuperare la reliquia preziosa del cuore che sarà utilizzata nel giorno della beatificazione”.
Il corpo di Padre Pio è incorrotto o no? Rispondono i periti del Vaticano
Di recente molte persone si chiedono se i resti mortali di Padre Pio siano incorroti o la salma è stata ricostruita Un fatto curioso: nessuna autorità della Chiesa ha mai dichiarato che il corpo di Padre Pio sia miracolosamente incorrotto, eppure vari siti cattolici divulgano questa “informazione” e portano milioni di persone a crederci.
La faccia di padre Pio, di colore vivido, con una bella barba e con un’espressione quasi viva, semplicemente, non è la sua. Si tratta, infatti, di una maschera di silicone realizzata dalla Gems Studio, azienda londinese specializzata nella ricostruzione di volti in silicone di personaggi famosi per gli usi più vari: uno dei suoi maggiori clienti è il museo delle cere di Madame Tussaud. Come ben spiega il sito religioso ‘Fides et Forma', quello di padre Pio non affatto un volto vero "coperto da una sottilissima maschera di silicone", bensì una "finta testa di silicone scolpita ex novo".
Per rispetto nei confronti di tutti coloro che accompagnano il nostro lavoro, presentiamo quindi il parere dei periti del Vaticano sul corpo del nostro venerato Padre Pio.
Il primo da ascoltare è Stefano Campanella, giornalista, scrittore e direttore di Teleradio Padre Pio e Padre Pio TV. Gli intervistati sono i membri della commissione di periti designati dal Tribunale Ecclesiastico per la questione.
In che condizioni è stato trovato il corpo dopo l’esumazione?
Ha risposto a questo dubbio Nazzareno Gabrielli, perito del Vicariato di Roma per la conservazione dei santi e biochimico al servizio della Santa Sede.
Gabrielli ha spiegato che quando è stata aperta la bara di Padre Pio si è verificato che:
- la pelle del volto esisteva ancora;
- c’erano ancora orecchie e labbra;
- c’erano barba e baffi;
- non c’erano più gli occhi né il naso;
- la testa, il tronco e il bacino erano in buone condizioni;
- gli arti inferiori erano molto deteriorati.
L’aspetto che ha sorpreso maggiormente tutti i membri della commissione durante l’esame è stata l’assenza assoluta di cattivi odori.
Secondo il vescovo diocesano, Domenico D’Ambrosio, che ha seguito l’esumazione, la parte superiore del cranio era parzialmente scheletrica, il mento era perfetto e il resto del corpo era ben conservato.
Il corpo ha ricevuto qualche trattamento dopo l’esumazione?
Sì, il corpo di Padre Pio ha ricevuto un trattamento chimico per rimanere conservato dopo l’esumazione. Gabrielli ha rivelato che è stata applicata “una soluzione di prodotti conservanti”. La procedura è stata completata con creosoto, acido benzoico ed essenza di trementina.
Il corpo è stato avvolto con fasce imbevute in una soluzione chimica imbalsamatrice, tranne la testa. In seguito è stato collocato su un materasso pieno di gel di silice, per assorbire l’umidità.
È stato infine collocato in un’urna con una tecnologia speciale: l’aria all’interno è stata sostituita da nitrogeno, che evita qualsiasi processo di ossidazione e inibisce lo sviluppo di microflora batterica e funghi aerobi.
È stato verificato qualcosa di soprannaturale nelle condizioni del corpo?
Ha risposto a questa domanda fondamentale Orazio Pennelli, medico legale. Dal 1977 al 2005 è stato direttore sanitario della Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale fondato da Padre Pio.
“Spero di non scandalizzare nessuno nell’affermare che è andata delusa la umana speranza, penso intimamente nutrita da ciascuno di noi, di trovare il suo corpo incorrotto od almeno di scoprire in esso qualche segno soprannaturale. Purtroppo le trasformazioni naturali, che pur hanno rispettato le sue umane sembianze, hanno cancellato ogni traccia dei ‘sacri sigilli’ che il Signore aveva impresso su ‘quel corpo’ che per mezzo secolo ha racchiuso la ‘vera essenza della Croce’ e che è stato il ‘crogiuolo di immensi doni spirituali’”.
In altre parole, intimamente nutre la speranza che ci sia qualche fattore soprannaturale in relazione ai resti mortali di Padre Pio, ma come scienziato non è in possesso di alcun indizio per poterlo affermare.
Proprio così. Padre Pio è stato un uomo di straordinaria santità, con una vita piena di sofferenze e umiliazioni. Ha anche manifestato vari doni straordinari e ha compiuto molti miracoli. Per questo alimentare illusioni sui suoi resti mortali è del tutto superfluo, e non aiuta nessuno ad essere un cristiano migliore.
Non dobbiamo essere come certi tipi di protestanti, ansiosi di credere al primo evento soprannaturale che viene annunciato loro. La fede cattolica è innanzitutto la chiamata ad essere santi nella banalità del quotidiano. Ci sono numerosi e bellissimi eventi soprannaturali che circondano il cattolicesimo – la Sacra Sindone, ad esempio, è una reliquia che la scienza non riesce a spiegare. Bisogna però essere sempre equilibrati e prudenti in relazione ai miracoli che la Chiesa non conferma.
Nicolas Tiburzi 01/09/2021 0
Lo Stato Innovatore: Colloquio con Andrea Fantozzi
La maggior parte delle conoscenze consolidate su cui possiamo contare oggi nel settore della tanatoprassi sono da ricondurre a un lavoro avviato decine di anni fa e che continua a trasformare e plasmare il futuro dell’attenzione rivolta al defunto nel settore funerario.
Questo lavoro ha ricevuto un forte impulso quando, attraverso la Collaborazione con l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata sono state avviate ricerche, siamo riusciti a riunire tante conoscenze diverse lavorando in parallelo, anche se non insieme, verso una direzione ben precisa. (Usare prodotti non tossici nel campo della tanatoprassi). Il risultato di questa collaborazione è stato quindi la creazione di un brevetto Europeo di un Liquido che nel campo della tanatoprassi non se ne potrà fare a meno.
I pionieri quasi mai si rendono conto di come il loro lavoro influenzerà il mondo fin quando non possono guardarsi indietro con la lucidità e la prospettiva del presente, esaminando la strada percorsa e il potenziale per il futuro.
Anni fa, quando coniai i termini tanatoprassi e “Fluytan ®”, non mi rendevo conto dell’importanza che aveva tutto quello che stavo facendo. La scoperta di fluytan ha rivoluzionato il modo di fare tanatoprassi cosi come è concepita nel resto del mondo. il prodotto consente soluzioni incredibili nel settore della conservazione delle salme. Il mio scopo era innanzitutto creare un prodotto non agressivo come lo era la formalina, visto che erano anni che ci lavoravo e posso garantire che si piange in tutti sensi a lavorare con quel mostro. Il settore funerario all’epoca era del tutto disinteressato alla cura della salma, e solo parlare di tanatoprassi era un’impresa non facile.
La nostra soluzione e il nostro modo di raggiungere questi obiettivi era semplice: garantire un prodotto non pericoloso per l’operatore e per l’ambiente ma con capacità conservative inimitabili.
Non esistono risposte semplici solo ricerca e prove fino alla scoperta.
I concetti appena espressi sembrano semplici, ma non sono facili. Sono il risultato di decenni di lavoro, domande dure e di risposte a volte difficili e inaspettate. Ma sono questi i momenti in cui ho imparato di più.
E il confronto continua a essere sempre più intrigante e stimolante. Il mondo della tanatoprassi si sta avvicinando sempre di più alla sua definitiva regolamentazione nazionale e sempre più spesso vengono incaricati i nostri tanatoprattori esperti per intervenire nelle case funerarie e negli Ospedali in tutta Italia.
Ma è proprio in questi spazi che si collocano le opportunità maggiori per fare la differenza.
L’orgoglio di lavorare insieme
Quando parlo di noi mi riferisco al valore che lo Stato e il mondo accademico sono in grado di apportare sul lavoro e nelle innovazioni.
Noi collaboriamo con le università perché il settore funebre ha bisogno di comprendere e influenzare maggiormente quello che gli studenti studiano e imparano e devono sapere cosa si aspettano i futuri dipendenti da una carriera nel mondo della tanatoprassi. Allo stesso modo, anche il mondo accademico deve comprendere meglio come evolvono le tecniche nel mondo della tanatoprassi, in modo tale che possano preparare gli studenti a quello che è il lavoro oggi e a come potrà essere in futuro.
Il punto in cui questi due mondi si incontrano è quello in cui nasce l’innovazione.
Un premio per celebrare decenni di ricerca
È stato per me un onore ricevere il riconoscimento europeo del brevetto Fluytan e soprattutto il riconoscimento che sta ottenendo la tanatoprassi a livello Statale, e tutto questo ha assunto un significato ancora maggiore in quanto molti nostri clienti ci confermano che il nostro intervento è un sicuro valore aggiunto alla loro professione. Questo riconoscimento ci conferma dunque che i nostri clienti apprezzano il nostro lavoro e il modo in cui li aiuta a raggiungere i loro obiettivi.
Nonostante sulla medaglia ci sia il mio nome, questi riconoscimenti vanno oltre il mio lavoro. Io sono un ambasciatore della nostra azienda, un rappresentante delle persone più intelligenti e innovative del nostro settore.
Ora siamo nuovamente all’apice di un grande cambiamento. La conservazione della salma come la conosciamo oggi cambierà radicalmente nel giro di qualche anno, una nuova generazione di prodotti emergenti si baserà su tecniche che stanno migliorando incredibilmente la modalità e lo svolgimento del lavoro.
Insieme stiamo espandendo le innovazioni funerarie.
Nicolas Tiburzi 24/08/2021 0
"I cinesi che non muoiono mai” : gli affari funebri della camorra
Una dichiarazione del pentito Alfonso Mazzarella svela “gli affari funebri” della camorra sulle salme dei cinesi.
L’indagine
“Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell’aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a dominare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l’uno sull’altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l’uno con l’altro. Ecco dove erano finiti. I corpi che le fantasie più spinte immaginavano cucinati nei ristoranti, sotterrati negli orti d’intorno alle fabbriche, gettati nella bocca del Vesuvio. Erano lì. Ne cadevano a decine dal container, con il nome appuntato su un cartellino annodato a un laccetto intorno al collo. Avevano tutti messo da parte i soldi per farsi seppellire nelle loro città in Cina. Si facevano trattenere una percentuale dal salario, in cambio avevano garantito un viaggio di ritorno, una volta morti. Uno spazio in un container e un buco in qualche pezzo di terra cinese”.
Inizia così il libro di Roberto Saviano, Gomorra. Un libro che ha restituito allo scrittore napoletano tante lodi quanto accuse. Un’indagine giornalistica, un romanzo storico: dov’è la verità? Dove il romanzato?
DOVE VANNO A FINIRE I CINESI MORTI IN ITALIA?
Ecco la mia spiegazione seria a quello che forse è il quesito per eccellenza che attanaglia, non solo gli italiani, ma chiunque abbia mai avuto a che fare con l’Asia in generale : e poi volevo segnalarvi le interessanti Obiezioni in merito fatte dai ragazzi di AssoCina (italo-cinesi di seconda generazione). https://www.associna.com/it/2006/12/30/gomorra-i-cinesi-morti-trasportati-nei-container/
CHE FINE FANNO I CINESI MORTI IN ITALIA
Contrariamente a quanto affermano le ironiche dicerie, ammettiamolo, completamente prive di tatto, nei confronti di un argomento che andrebbe invece trattato con rispetto, i defunti cinesi non vengono sotterrati alla meglio, gettati in mare o serviti sulle tavole dei ristorantini gestiti dai loro connazionali. È tantomeno possibile poi parlare di immortalità dovuta alla “miracolosa” medicina tradizionale cinese.
“Ma allora perché non ho mai visto un funerale cinese?”
I motivi sono diversi e legati a questioni di carattere culturale e sociologico:
Per prima cosa va tenuto presente il fatto che l’emigrazione di massa cinese in Italia è un fenomeno relativamente recente. Sebbene, infatti, si siano registrati numerosi ingressi durante gli anni 80’ del Novecento, il vero e proprio boom dell’immigrazione cinese in Italia si è verificato nei decenni successivi, per cui, l’età media degli immigrati è decisamente bassa.
Ad oggi, il 48,6% di essi ha meno di 30 anni e solo il 2,0% ha un’età superiore ai 60 anni.
Va poi considerato che, per la cultura cinese, morire nella propria casa rientra nella concezione di “buona morte”: pertanto trascorrere in patria l’ultima fase della propria vita è un desiderio comune a molti cinesi.
Va inoltre considerato che curarsi in Cina, per i cinesi, è certamente più facile ed economico.
Quando però la morte sopravviene senza lasciare il tempo di prendere le ultime decisioni in merito, restano due opzioni: la prima è quella di seppellire il defunto in uno dei cimiteri della Penisola, che, contrariamente a quello che si afferma senza fondamento, ospitano anche tombe di cinesi morti in Italia; la seconda è quella di rimpatriare la salma o, come accade nella maggior parte dei casi, le ceneri nel Paese di Mezzo, per fa sì che esse beneficino dei riti funebri del culto professato.
I RITI FUNEBRI CINESI
I riti, notevolmente semplificati dai tempi del “Grande Balzo” (1958- 1959), variano in base alla credenza della famiglia e allo status sociale del defunto.
In ogni caso essi rappresentano per i cinesi, un momento determinante nel passaggio dalla vita terrena all’aldilà e un rito male organizzato influirebbe non solo sul destino dello spirito, ma anche sulla sorte della famiglia del defunto.
Non è però sempre possibile, per le famiglie cinesi emigrate in Italia, osservare in terra straniera tutte le proprie tradizioni: pratiche come quelle di bruciare soldi e oggetti di carta o di onorare il defunto con la veglia continuata nelle camere mortuarie non sono consentite.
In genere i familiari rimediano bruciando i piccoli oggetti di carta all’aperto e accendendo candele e diffondendo musica all’interno della camera.
Anche il tradizionale corteo che accompagna la salma con musica e scoppio di petardi durante il percorso dalla casa al cimitero, ormai sopravvissuto soltanto nelle aree rurali cinesi, è difficilmente avvistabile in Italia.
Qui, infatti, le famiglie preferiscono trasferire direttamente il feretro dalla abitazione al luogo di sepoltura.
Il colore legato al lutto, nella cultura Cinese, è il bianco, ovvero l’assenza di colore. Bianchi sono i fiori, i foglietti di carta appesi alle porte e bianchi sono anche i panni che coprono il capo dei familiari del defunto.
I foglietti di carta rossi, invece, proteggono i presenti dalla energia mortale. Per scongiurare l’eventualità che partecipanti alla veglia subiscano un lutto in famiglia, vengono coperti o rimossi gli specchi: sarebbe la visione della bara riflessa a causare la nefasta conseguenza.
La bruciatura di incensi è considerata molto importante perché si ritiene renda possibile laconnessione tra il mondo dei vivi e l’aldilà.
A cerimonia finita, secondo la tradizione, la famiglia non può tornare direttamente a casa, perché sarebbe di cattivo auspicio; in genere i presenti prendono parte ad un banchetto in memoria del defunto.
Nicolas Tiburzi 19/08/2021 0
La Chiesa può negare un funerale?
Se il defunto è un criminale mai pentito, può ricevere la benedizione di un sacerdote ed essere seppellito in un Campo Santo?
Chiedersi se la Chiesa può negare un funerale e quando può farlo obbliga a dare un’occhiata al Diritto canonico, ma anche all’essenza stessa della Chiesa cattolica. E pone anche qualche problema, per così dire, etico che viene spesso valutato di volta in volta a seconda del soggetto, delle circostanze e dal sacerdote.
La morte di Totò Riina, come prima quella di Bernardo Provenzano e di altri criminali che non si sono mai pentiti delle atrocità che hanno commesso, ha portato di nuovo alla luce la posizione della Chiesa sull’opportunità o meno di fare un funerale (pubblico o privato che sia) ad un delinquente di tale portata.
Funerale di un criminale: cosa dice il Diritto canonico
In base al Diritto canonico [1], la Chiesa cattolica può negare un funerale se prima della morte il soggetto non ha dato alcun segno di pentimento dei suoi errori e se:
· è notoriamente apostata, eretico o scismatico (cioè se è andato di proposito contro gli insegnamenti della Chiesa e della fede cattolica, anche se in apparenza ha osservato alcuni riti come quello del matrimonio o del battesimo dei figli);
· ha scelto la cremazione del proprio corpo per ragioni contrarie alla fede cristiana;
· è stato un peccatore manifesto.
Lo stesso articolo, però, invita a sentire il parere dell’ordinario del luogo (il parroco, il vescovo) e di sottomettersi al suo giudizio personale. Significa che ci potrebbe essere un sacerdote che, per suoi motivi di pensiero ed in coscienza, potrebbe decidere di negare o di accettare di celebrare il funerale di una certa persona o di benedire la sua salma.
Il giudizio del sacerdote: quando sì e quando no
Spesso la rabbia di fronte ai crimini commessi da una persona può portare a giudizi assolutamente comprensibili ma, di fronte alla sostanza della legge (in questo caso della legge ecclesiastica), non sempre corretti. Succede anche con le questioni che riguardano tematiche più profane: una sentenza che applica la legge alla lettera o l’interpretazione di un giudice può essere più o meno condivisa, ma quella è e quella bisogna accettare.
Nell’argomento che ci occupa, un sacerdote o un singolo vescovo hanno il titolo di decidere quando la Chiesa può negare un funerale? Tecnicamente sì, perché hanno ricevuto un mandato per rappresentare la legge divina, così come un magistrato lo ha ricevuto per rappresentare la «legge umana» (per chiamarla così).
Sta dunque al giudizio del prete o del prelato stabilire se il passato del defunto e le circostanze sociali permettono di poter celebrare un funerale pubblico o meno.
Ma se la famiglia chiedesse il funerale privato, lontano da tutti per non creare scandalo pubblico, il sacerdote come si deve comportare?
Qui si entra in un terreno molto delicato. Vangelo alla mano, la fede cristiana si basa sul perdono e sulla redenzione. La benedizione di una salma ed il rito funebre comportano, però, un perdono che viene concesso soltanto a chi lo chiede. Se uno non si pente di quello che ha fatto, di che cosa lo si deve perdonare? Se il defunto non lo ha fatto, nemmeno la famiglia può chiederlo al suo posto. Si può stare vicino ai parenti, li si può consolare se non hanno condiviso la vita del loro familiare. Tutto qui, però. Per la Chiesa, il sacramento della confessione è vincolato al pentimento. Di conseguenza, il sacerdote può rifiutarsi di benedire quella salma e, quindi, di celebrare un funerale anche alla presenza di pochi intimi.
Naturalmente, tutto è soggettivo. In teoria, l’articolo del Diritto canonico che abbiamo citato riguarda tutti i «peccatori manifesti», cioè anche i divorziati («non osi separare l’uomo ciò che Dio unisce», si sentono dire gli sposi), i ladri, chi crea pubblico scandalo. Ma mettere tutti sullo stesso piano sarebbe ridicolo: non si può paragonare un criminale come Riina ad un divorziato onesto o a un ladro di polli. Per questo, alcuni rappresentanti della Chiesa, fortunatamente verrebbe da dire, valutano di volta in volta il soggetto che hanno davanti. Altrimenti (forse) di funerali non se ne farebbero più.
Un criminale può essere seppellito in cimitero?
Teoricamente, e per i motivi che abbiamo appena spiegato, una persona che ha vissuto fuori dalla fede cattolica e che, manifestamente, ha vissuto facendo del male al prossimo non può essere seppellito in un cimitero se non ha chiesto il perdono di Dio. Il motivo non è semplice (come abbiamo appena visto) ma è chiaro: il cimitero non è un «deposito di salme» ma è un campo santo e benedetto destinato ad ospitare chi ha ricevuto il perdono divino attraverso un ministro della Chiesa cattolica. Quindi, chi non si è mai pentito di quello che ha fatto in vita e, per questo, non ha avuto un funerale cattolico, non può riposare in cimitero.
Qualche anno fa avevano fatto scalpore i funerali in pompa magna di Vittorio Casamonica a Roma. In quell’occasione Famiglia Cristiana aveva intervistato il teologo Silvano Sirboni che si espresse su quelle esequie degne di un principe del Rinascimento.
“Il funerale non santifica la vita di nessuno – affermò Sirboni – mette le mani di ciascuno nelle mani della infinita misericordia di Dio”. A meno che non ci sia un rifiuto in vita da parte del soggetto in questione, tutti hanno diritto ai funerali in quanto battezzati “Magari sono stati infedeli al battesimo, ma la Chiesa prega anche per loro“, continuò.
“Nessun parroco può rifiutare di celebrare un funerale, – continuò il teologo – a meno che non ci siano prove che sia stato rifiutato dal defunto stesso”.
Qualche anno fa anche il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, aveva intimato ai suoi sacerdoti di non celebrare in chiesa i funerali dei boss della camorra.
Conclusioni
La Chiesa non è un’istituzione sociale o umanitaria qualsiasi e che rivolge i propri servizi a chiunque, né tanto meno offre un servizio di onoranze funebri indifferenziato.
La celebrazione delle esequie ecclesiastiche è stabilita dal diritto canonico con riti, simboli e canti ben precisi per cui nessun fedele ha il diritto di modificare il rito liturgico. La Chiesa agisce in foro esterno in quanto non può giudicare le intenzioni del cuore e la responsabilità morale di ciascuno, ma può attenersi ai soli atteggiamenti espressi o dichiarati pubblicamente in vita. La Chiesa, tuttavia, prega per tutti i peccatori, per la loro conversione e ne invoca la misericordia divina.
Fonti:
Famiglia Cristiana
laleggepertutti.it