La vita del defunto in un QR Code

Andrea Pastore 08/01/2022 0

Cosa succede quando Internet, questa enorme bolla spaziale di memoria digitale, varca la soglia delle più antiche case del ricordo, i cimiteri?

Questa domanda dal sapore fantascientifico è già stata formulata qualche decina di anni fa, e da allora ha dato vita a numerose risposte: dal Sud-Est asiatico, alla Danimarca, al Regno Unito, fino alla culla delle startup, la Silicon Valley, le menti dei pionieri tecnologici si son messe all’opera e hanno sviluppato progetti interessanti .

La formula che sembra avere il maggior successo, finora, consiste nella creazione di un QR code, in forma di una tavoletta di porcellana (materiale adatto a resistere alle intemperie) 5×5, dai classici ghirigori bianconeri, che viene apposta accanto alla pietra tombale.

Il visitatore munito di uno smartphone, potrà leggere il codice e apprendere notizie e dettagli sulla vita del defunto, tramite link integrati avrà la possibilità di visualizzare numerose foto, accedere a documenti e persino visitare la pagina personale o il profilo facebook della persona scomparsa.

L’idea, la cui paternità è nella rete tuttora discussa, ha incontrato notevole (e inaspettato) apprezzamento da parte del pubblico, e ciò ha reso anche alcuni titolari di imprese funebri avventurosi e pronti a lasciarsi coinvolgere nel progetto. I cimiteri di Chester Pearce a Poole, nel sud dell’Inghilterra, e quello di Roskilde in Danimarca sono stati i primi a lanciare il servizio: previo pagamento di una somma oscillante tra i tre e i quattrocento euro, la famiglia potrà assicurare l’immortalità– perlomeno virtuale– del defunto attraverso l’applicazione di una targhetta QR accanto alla lapide classica.

L’iniziativa ha cominciato a diffondersi altrove, in Europa e negli Stati Uniti; perfino nella nostra ultra-tradizionalista Italia il progetto ha trovato i suoi sostenitori: l’azienda Mantoni di Senigallia già dallo scorso anno ha inserito la voce “memoriale digitale” nel suo listino prezzi.

Su un’intervista rilasciata al quotidiano locale, uno dei titolari commenta: “notoriamente le innovazioni in un settore fortemente tradizionalista e statico, come quello funebre, sono sempre viste con riserbo e un po’ di diffidenza, ma sono convinto che una novità di questo tipo possa essere apprezzata dal pubblico. Pertanto crediamo in questa idea e la nostra intenzione è quella di offrire ai nostri clienti un servizio avveniristico ed attuale nel pieno rispetto del rito funebre”.

In Germania il sistema di commemorazione digitale è sbarcato già da tempo: a Berlino i tre cimiteri ebrei offrono tale servizio dal 2012, mentre sono due le ditte di onoranze funebri (a Schöneberg e a Tempelhof) che hanno cominciato ad inserire tale opzione nel loro tariffario. Nonostante il grande numero di richieste, finora è stato applicato soltanto un QR commemorativo, nel cimitero di Eythstraße: tale rallentamento nell’esecuzione è dovuto al fatto che la responsabilità per la creazione del sito web e per la cura delle informazioni messe in rete non ricade sull’azienda di pompe funebri, bensì sui famigliari del defunto. Ciò rende naturalmente il passaggio dall’idea alla sua attuazione particolarmente lungo e delicato.

Ma il trend ha già messo radici. In tutto il territorio tedesco sono circa una dozzina i camposanti con opzione “commemorazione online”, e la tendenza sembra raccogliere sempre più interessati. Non mancano naturalmente i detrattori del progetto: al cimitero di Kölln è stato dato il veto all’applicazione delle targhette QR, in quanto il contenuto delle pagine online non sarebbe strettamente controllabile dalle autorità e potrebbe pertanto oltrepassare i limiti del regolamento cimiteriale.

Due professori tedeschi, Thorsten Benkel (Universität Passau) e Matthias Meitzler (Goethe Universität, Frankfurt am Main), stanno esplorando una particolare branca della sociologia, quella che loro chiamano “Thanato-sociologia”, incentrata sul tema della morte e del trapasso e su come questo si sviluppa nella società contemporanea.

Nel corso degli ultimi anni hanno visitato 686 cimiteri in tutto il territorio tedesco, e hanno attestato una tendenza sempre più marcata verso la digitalizzazione delle tombe. “Il lutto e il ricordo vengono potenziati attraverso il ricorso alle nuove tecnologie: il codice QR, ad esempio,  rappresenta un luogo alternativo per queste pratiche.  Gli sviluppi di tale processo non saranno rapidi ma si orienteranno decisamente verso un’integrazione sempre maggiore dei nuovi strumenti digitali nell’atto commemorativo”, sostengono Benkel e Meitzler.

Quali saranno le successive evoluzioni di questo capitolo di storia digitale, non è ancora certo; ma se questi ne sono i più recenti frutti, allora forse non sembra fuori luogo provare a cercare qualche indizio nei romanzi di Isaac Asimov e Philip K. Dick.

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Andrea Fantozzi 17/09/2020

La sepoltura celeste

LA SEPOLTURA CELESTE

(ATTENZIONE IMMAGINI FORTI, NON GUARDARE SE FACILMENTE IMPRESSIONABILI)

La sepoltura celeste (anche conosciuta come "funerale celeste") è un antico rito funerario tibetano, ancora oggi largamente praticato. Il rito prevede che il corpo del defunto venga scuoiato, smembrato con un'ascia ed esposto agli avvoltoi per cibarsene. In Tibet la pratica è nota come JATHOR, che vuol dire fare l'elemosina agli uccelli. Negli anni '60-'70 la Cina ha vietato questa pratica, che è tornata ad essere legale dagli anni '80.

IL RITUALE
Il tomden, il maestro buddhista del cerimoniale, scuoia il cadavere dalla testa ai piedi, lasciando al contatto dell'aria le interiora e le ossa. Gli avvoltoi cominciano a volteggiare sopra il luogo del rituale, attirati dal fumo del ginepro e dall'odore della carne. Il tomden chiama gli avvoltoi usando l'espressione Shey, Shey ("Cibatevi, cibatevi"). Gli uccelli, attirati dalla carne, discendono così dal cielo e si nutrono del corpo dell'uomo morto. Le ossa e il cervello poi vengono frantumati con un martello di pietra e mescolati con farina d'orzo. Il tomden richiama ancora gli avvoltoi, che ridiscendono per mangiare gli ultimi resti.

SCOPO E SIGNIFICATO
La sepoltura celeste rappresenta la morte come episodio del tutto naturale, parte dell'eterno ciclo delle rinascite. Secondo la cultura buddhista, il corpo è un semplice involucro che permette di compiere il viaggio della vita. Dopo la morte generalmente i lama svolgono la pratica del Phowa il "trasferimento della coscienza", in presenza della persona morta, lo spirito abbandona il corpo che di conseguenza rimane vuoto e non ha alcuna necessità di essere conservato. Lasciare il proprio corpo in pasto agli avvoltoi è un atto finale di generosità da parte del defunto nei confronti del mondo della natura che crea un legame con il ciclo della vita e facendo questo il defunto ripaga i suoi 'debiti karmici' con gli altri esseri. Gli avvoltoi infatti sono uccelli che si cibano solo di animali morti e inoltre sono venerati e considerati dai tibetani una manifestazione delle ḍākinī, gli equivalenti tibetani degli angeli (ḍākinī, in tibetano khandroma che significa "colei che percorre lo spazio").

MOTIVAZIONI PRATICHE
Benché abbia un significato religioso, questo tipo di sepoltura risponde ad esigenze pratiche: in gran parte del Tibet, a causa delle grandi altitudini, il terreno è principalmente roccioso e spesso ghiacciato, rendendo difficile lo scavo di fosse. Inoltre, trovandosi la maggioranza del Tibet al di sopra della linea degli alberi, la scarsità di legname rende poco praticabile la cremazione.
Dal punto di vista pratico questo tipo di funerale è il miglior sistema ecologico per lo smaltimento dei cadaveri considerate le condizioni locali di cui sopra. Dal punto di vista ecologico, la miglior soluzione è comunque l'interramento (perché più lento), la peggiore essendo l'incenerimento (cremazione) che provoca anche la formazione di diossina.

ATTENZIONE IMMAGINI FORTI, NON GUARDARE SE FACILMENTE IMPRESSIONABILI

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Sandra Bergamelli 02/12/2021

A causa della vodka il 25% dei Russi muore prima dei 55 anni

In Russia, la vodka rappresenta la principale causa di morte per le persone di sesso maschile sotto i 55 anni di età. A riportare questo allarmante dato è la rivista scientifica Lancet , dopo aver raccolto i dati provenienti dal Centro sul cancro di Mosca, dall'Università di Oxford e dall'Agenzia per la ricerca sul cancro dell'Oms (Organizzazione mondiale della Sanità). Lo studio, iniziato nel 1999 e conclusosi nel 2008, è stato condotto su un campione di 150 mila persone per esaminare il fenomeno dell’uso di alcol tra la popolazione russa e il tasso di mortalità correlato.

Dalla ricerca si evince che gli adulti russi, in particolare gli uomini, presentano rischio maggiore di morte prematura rispetto ai loro coetanei di altri paesi europei. Nel 2005, il 37% degli uomini russi è deceduta prima dell'età di 55 anni. Il 25% della popolazione russa muore per patologie legate all’alcol, in particolare al consumo di vodka. Per fare un paragone, in Gran Bretagna, paese con numerose storie di alcolismo, il tasso di mortalità è del 7%.

 

Si stima che, nel 2011, ogni abitante russo beveva in media 13 litri di alcol all’anno, otto dei quali di vodka. Inoltre, anche il consumo di sigarette è risultato maggiore tra coloro che facevano un alto consumo di vodka. In particolare, tra 57.361 fumatori di sesso maschile con nessuna malattia precedente, la stima del rischio di morte nei successivi 20 anni, all’età di 35-54 anni, era del 16% per coloro che avevano riferito di bere meno di una bottiglia di vodka a settimana, il 20% per coloro che consumavano 1-2 bottiglie a settimana e il 35% per coloro che ne consumavano oltre 3 a settimana. I corrispondenti rischi di morte, in età 55-74 anni, per lo stesso tipo di consumo di vodka, erano invece del 50%, 54% e 64%. In entrambe le fasce di età, il maggior rischio di mortalità si trovava in corrispondenza di bevitori cronici.

 

Il Direttore del Centro di ricerca russo contro il cancro afferma che nessun paese ha mai fatto registrare statistiche simili e che un tale tasso di mortalità è paragonabile ad un periodo di guerra o ad una profonda crisi demografica. Il governo della Federazione Russa ha varato dei provvedimenti per contrastare il fenomeno dell’alcolismo, compresi gli alcolici con una gradazione decisamente inferiore come la birra. Il nuovo giro di vite ha introdotto ferree restrizioni, come il divieto di vendita di bottiglie dalle ore 23.00 fino alle 8.00 del mattino. Altro punto saliente è il divieto di promozione commerciale su mezzi di trasporto pubblici o sui mezzi d’informazione di massa come tv, radio e stampa. Infine, il Cremlino ha fatto scattare il “piano aumento alcolici” che prevede l’incremento delle accise del 30% (36% per la vodka). Con questa strategia, la Russia mira a ridurre drasticamente i consumi, arginando al contempo una terribile piaga sociale.

In Italia, il numero annuale di morti causate dall’alcol è stimato intorno a 20 mila. L’Istituto superiore di Sanità, nella sua ultima indagine, conferma come il consumo di alcol stia diminuendo in modo costante, pur essendo in crescita la quota di chi beve alcolici fuori dai pasti, in modo particolare tra i giovani. Sul territorio romano, dall’analisi dei dati raccolti nella “Relazione Annuale sullo stato delle tossicodipendenze nei Servizi erogati dall’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, edizione 2013”, emerge che quasi tre quarti (73,7%) del campione totale, composto di 6.498 persone, dichiara di avere consumato bevande alcoliche. All’interno del gruppo dei bevitori, il 38,8% consuma per lo più cocktails e la maggioranza (57,6%) dichiara di cambiare bevanda, a seconda di ciò che desidera, mentre il il 6,2% riporta di aumentare la gradazione.

 

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Redazione TanMagazine 28/11/2021

Recompose, il primo impianto funebre di compostaggio umano al mondo

Non solo cremazione o sepoltura, dagli Stati Uniti arriva Recompose, una valida alternativa ai metodi convenzionali post-morte, che consente di convertire delicatamente i resti umani in terreno fertile, in modo da poter creare nuova vita dopo la morte. Il primo impianto funebre di compostaggio umano al mondo dovrebbe aprire entro breve.

"Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris", recita una nota locuzione latina ripresa nella liturgia cattolica e maggiormente conosciuta con la frase "cenere alla cenere, polvere alla polvere". La locuzione latina indica il destino a cui ogni uomo va incontro. E se fino ad oggi le alternative dopo la morte per l'uomo erano di essere sepolto sotto terra o di essere cremati, di recente lo Stato di Washington ha legalizzato il processo "riduzione organica naturale". Il primo impianto funebre di compostaggio umano al mondo dovrebbe aprire a breve. Il progetto è stato introdotto dalla società Recompose, con sede a Seattle, che sarà la prima a offrire la possibilità di "riduzione organica naturale" post-morte. Recompose ha infatti creato un modo sostenibile e delicato di convertire i resti umani in terreno organico fertile per creare nuova vita dopo la morte.

Recompose offre una valida alternativa ai comuni metodi post-morte. Non solo sepoltura e cremazione, dagli Stati Uniti arriva il primo impianto funebre di compostaggio umano al mondo. Il corpo umano viene trasformato in terreno organico che potrà creare nuova vita. L'innovativo processo si chiama "riduzione organica naturale" ed è un "processo biologico per convertire materiale organico, compresi i resti umani, in un materiale organico terroso stabile che non è riconoscibile come resti umani. Durante il processo, il cambiamento avviene a livello molecolare", spiega Recompose, società di Seattle che ha ideato il metodo. Lo Stato di Washington è il primo a consentire il compostaggio umano, dopo che i legislatori hanno cambiato la legge statale sui servizi post-morte riconoscendo la "riduzione organica naturale" come mezzo accettabile per la disposizione dei corpi. "Consentendo ai processi organici di trasformare i nostri corpi e quelli dei nostri cari in un utile emendamento del suolo, contribuiamo a rafforzare la nostra relazione con i cicli naturali, arricchendo al contempo la terra", scrive Recompose.

 

Come funziona "recompose"

“La trasformazione dell'essere umano in suolo avviene all'interno dei nostri vasi di ricomposizione esagonali riutilizzabili. Al termine del processo, le famiglie saranno in grado di portare a casa parte del terreno creato, mentre i giardini in loco ci ricorderanno che tutta la vita è interconnessa ”, scrive Recompose sul suo sito. Il processo di "riduzione organica naturale" avviene in un impianto specifico destinato al compostaggio umano. La prima sede dovrebbe aprire nella primavera del 2021 in un edificio di 1.720 metri quadrati di Seattle, dove si trova la società Recompose. Qui il corpo umano viene collocato all'interno di un contenitore, una sorta di bara riutilizzabile, coperto con trucioli di legno, erba medica e fieno e quindi aerato per consentire ai batteri benefici presenti in natura di agire. In soli 30 giorni, il corpo si trasforma in "suolo che può quindi essere utilizzato per far crescere nuova vita". Prima e alla fine dei 30 giorni per garantire che il suolo sia organico viene effettuato lo screening di materiali non organici (come pacemaker, otturazioni metalliche, articolazioni artificiali, ecc.).

 

Ogni corpo umano con "recompose" può produrre circa un metro cubo di terreno. Il processo di ricomposizione costa più di una cremazione, circa 5.500 dollari a persona. La famiglia del defunto può scegliere se portare a casa il terreno per utilizzarlo in qualunque modo ritenga opportuno, oppure destinarlo verso la terra di conservazione presente in una grande area vicino a Seattle. Il processo di "riduzione organica naturale" ha un impatto ambientale minore rispetto alla cremazione o alle sepolture tradizionali. "Le stime suggeriscono che una tonnellata di C02 verrà salvata ogni volta che una persona viene ridotta organicamente anziché cremata o seppellita per convenzione", spiega Katrina Spade Fondatrice + CEO di Recompose. "Il processo, inoltre, riduce al minimo gli sprechi, evitando l'inquinamento delle acque sotterranee con fluidi per imbalsamazione e prevengono le emissioni di CO2 da cremazione e dalla produzione di cofanetti, lapidi e fodere".

 

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